L’albo dei morti viventi – V
La morte di pietra, la morte di neve,
la morte che viene con passo lieve…
ma per averla, dovrai lottare,
vivere ancora e ancora sperare.
Perché è un’amante che non si dà a tutti,
non conta che sian belli oppure brutti…
può darsi a un altro, ma un attimo appena,
e anche allora ti pensa… e ti incatena.
La morte! La morte! La morte che arriva!
La morte schifosa, la morte lasciva…
la morte che vola, la morte normale,
che cela pietosa del mondo ogni male…(Ricostruzione filastrocca della morte, Dylan Dog n.402 “Il tramonto rosso”, pag 41, 42 e 79)
Nell’articolo precedente due domande erano rimaste in sospeso: cosa ci aspetterà nel numero 402 “Il tramonto rosso”? La trama verrà stravolta o la presenza delle “ceneri” sarà ancora importante?
Sfogliando l’albo sembra palese che gli autori stiano ricorrendo nuovamente alla formula Dylan cambia, facendo «un passo indietro (…) e due passi avanti[1]» ); tuttavia in maniera molto differente rispetto al numero 401 “L’alba nera”…
…ciò è riscontrabile già a colpo d’occhio, osservando la copertina e il frontespizio. Entrambe opere di Gigi Cavenago, contano alcuni elementi di continuità con il numero precedente: il medesimo frontespizio, il logo 666 e la scritta “continua”. Ciononostante, non c’è nessun effetto “lucido-celebrativo” sulla copertina, tantomeno l’effetto “argenteo-metallico” del titolo sul bordo; è, per giunta, presentata un’insolita scritta fluo sul fronte. Inoltre i collegamenti con il passato sono molteplici e maggiormente approfonditi rispetto al primo numero della nuova era.
Innanzitutto, all’infuori di alcune deviazioni di cui parleremo in seguito, il caso esposto segue la seconda parte de “L’alba dei morti viventi” (dal sottotitolo “Il dottor Xabaras” in poi, per quanto non ripresenti le suddivisioni del primo albo).
Ancora una volta Sybil Browning, Dylan Dog e il suo assistente (non più Groucho, ma Gnaghi) si recano in viaggio verso l’inquietante Undead: il treno li porterà sino a Inverness, per poi percorrere l’ultimo tratto con delle biciclette.
In seguito ad un attacco zombie, avviene l’atteso incontro tra Dylan Dog e Xabaras. Quest’ultimo mostra la sua nuova invenzione agli arrivati ed infine tenta di eliminarli: Dylan vincerà anche questa battaglia, grazie al trucco del clarinetto, anche se non sarà lui ad azionarlo…
In secondo luogo, persiste la rivisitazione di Dellamorte Dellamore di Tiziano Sclavi: non solo viene ripreso il personaggio di Gnaghi, non solo sussiste il paragone tra Dylan Dog e Francesco Dellamorte, ma vengono anche introdotti alcuni episodi attraverso i flashback.
Le scene in flashback sono curate da Francesco Dossena e presentano una versione di Dylan alquanto disperata, disillusa e alienata. In seguito alla morte della sua amata, il protagonista decide di cambiare lavoro, divenendo il guardiano del cimitero, al fine di restare in qualche modo accanto alla defunta. Erano giorni vuoti, che Dylan tentava di riempire con le sigarette, l’alcol, le occhiaie, l’immersione in un lavoro monotono e la vicinanza di Gnaghi.
Era fisicamente distrutto e trasandato, aveva uno sguardo spento (Dossena è un maestro in ciò, tutte queste energie trapelano da ogni tratto)… Dylan voleva morire e la famosa Revolver Bodeo 1889, conosciuta da sempre come simbolo di salvezza, si trasforma in cruda tentazione.
Tuttavia più di qualcuno lo aiutò a respingere quell’impulso, tra questi la Morte stessa, ma a un prezzo…
Alla fine, ti sei davvero venduto l’anima per me.
(Dylan Dog n.402 “Il tramonto rosso”, pag. 82)
L’ultima tavola del flashback travolge il lettore in un amplesso disperatamente passionale, che ricorda la celebre scena di Anna Falchi nel film Dellamorte Dellamore di Michele Soavi (1994).
Infine l’incontro con Xabaras all’interno del Galeone, con la presenza del mostro marino e l’esercito di morti viventi, è una chiara citazione all’albo 100, La storia di Dylan Dog.
L’incontro termina con un’esplosione che getta i personaggi in mare, svenuti per l’impatto: un altro importante riferimento! Così come nella tavole di pagina 78 del numero 402 “Il tramonto rosso”, anche nelle tavole delle pagine 85 e 86 di un’altra magistrale opera di Roberto Recchioni e di Gigi Cavenago, ossia Mater Dolorosa, Dylan Dog si ritrova a fare i conti con il passato e dal galeone finisce in mare, nella medesima posizione.
Questo è il passo indietro!
I due passi avanti, invece, riguardano in primis la partizione del lavoro tra gli artisti. Ognuno di loro ha rivisitato a suo modo il passato della saga, dando vita ad interessanti novità: Gigi Cavenago si è occupato della copertina e del frontespizio; Roberto Recchioni si è occupato del soggetto e della sceneggiatura; Corrado Roi ha illustrato la narrazione; Francesco Dossena si è occupato dei disegni dei flashback; Nicola Mari ha curato le tavole che lanciano il prossimo racconto.
Inoltre si sta modellando un nuovo Dylan. In aggiunta alle novità del numero 401 “L’alba nera”, si è venuti a conoscenza del fatto che Bloch è il padre adottivo di Dylan (con tanto di dettagli sul periodo e sulle motivazioni); che non ha mai conosciuto i suoi genitori, infatti venne abbandonato senza nome in un orfanotrofio, dal quale tentò di scappare molteplici volte; che da ragazzo fece parte di una band punk ed ebbe una vita sregolata, colma di furti, droghe e sesso sfrenato.
Infine l’introspezione psicologica dei personaggi prende il posto della violenta azione del numero 401. Alcuni personaggi vengono approfonditi, presentando le loro idee. Tra questi, soprattutto, Xabaras: a mio avviso una delle migliori versioni di quest’ultimo. Insieme alla sua creatura, ovviamente!
Il suo piano è molto più complesso rispetto a quello del primo fumetto L’alba dei morti viventi: l’ha portato a perfezione, ha studiato un piano infallibile a più livelli, ne ha intessuto una filosofia e ha stabilito uno scopo.
«Il bene trionferà sul male!»
(Dylan Dog n.402 “Il tramonto rosso”, pag. 73)
Per concludere, tra un passo e un altro, il piede rimane in sospeso, ed è proprio lì che si mescolando i due movimenti: così il passato di Dylan Dog viene rivestito di un nuovo tessuto.
Prima di tutto bisogna notare lo spostamento di alcune scene rispetto al primo albo L’alba dei morti viventi:
- La scena del cinema, nel fumetto d’esordio, è posta prima della morte dello scienziato, nel primo capitolo dunque; mentre nel nuovo albo è posta poco prima del viaggio;
- La consumazione del rapporto tra Sybil e Dylan è il finale del primo numero, mentre nel 402 è poco più dell’inizio.
In secondo luogo è mutata la relazione con il passato: a volte il conosciuto sembra essere sconosciuto e viceversa: Dylan non sa più suonare il clarinetto e non sa più guidare il Maggiolone, per quanto questi elementi continuino a far parte della sua vita.
Tra gli oggetti sopra il comò ha sempre il teschio (che potrebbe essere collegato alla storia del cimitero) e il galeone. Tuttavia lui non sembra mai prendere in mano il galeone, come suo solito, anzi si vede spesso solo in parte tra le tavole. Infatti prima dell’incontro con Xabaras dirà: «No, non direi che un galeone affondato sotto un villaggio scozzese sia una cosa “normale”…[2]».
Non sembra riconoscerlo per quanto faccia parte della sua vita, anzi ha mal di mare…
Mentre conosce Undead, a differenza di quanto accadeva in L’alba dei morti viventi. È un luogo a lui familiare: sa già che esistono zombie da quelle parti, sa dove andare, quale scorciatoia fare per non essere attaccati… così non serve più neanche la pistola!
In ultima analisi è osservabile un palpitante ritorno di riferimenti esterni.
La citazione maggiormente approfondita riguarda “The Rocky Horror Picture Show” di Jim Sharman (1975). Durante l’incontro tra Dylan Dog e Xabaras, quest’ultimo presenta la sua creatura Nessuno. Gli ha ridato la vita per i suoi scopi, al suo servizio, così come Frank-N-Furter con Rocky Horror. La perfetta creazione è il frutto del desiderio sessuale del creatore e come tale ha il compito di soddisfare le ambizioni di quest’ultimo; ciò in entrambi i casi: è palese nel film, è accennato nell’albo, come dimostra il bacio a pagina 67. Lussuria e tentazione, fluidità e ostentazione, carica erotica ed esplosività: caratteristiche spesso legate al diavolo o ai dannati.
La citazione del lungometraggio non termina qui: Nessuno e Rocky Horror non sono stati creati per vivere o per pensare, bensì per servire ed essere subordinati ai loro Frankenstein. Non esiste libero arbitrio per loro. Eppure, come insegna lo stesso “Frankenstein” di Mary Shelley (opera che influenza sia “The Rocky Horror Picture Show” sia “Il tramonto rosso”), quando si dà vita a qualcuno, la vita stessa pretende libertà.
Infatti Nessuno e Rocky Horror seguono il loro istinto e afferrano quel bisogno: entrambi andando contro ai dettami della loro creazione. Rocky Horror è stato progettato per soddisfare le perversioni di Frank-N-Furter e invece ha deciso di intrattenersi con la protagonista e “ospite” Janet Weiss; Nessuno era progettato per l’immortalità, invece ha preferito essere niente, facendo scoppiare la bomba-clarinetto e dunque aiutando il protagonista e “ospite” Dylan Dog. Così dettano il declino dei loro creatori: Frank-N-Furter e Xabaras, traditi, perderanno e verranno eliminati.
È da ricordare, inoltre, che Dylan Dog aveva affisso alla parete della sua camera proprio un poster di “The Rocky Horror Picture Show”, visibile già dal primo albo “L’alba dei morti viventi”.
Dove stiamo andando?
«Alla scoperta di chi è questo nuovo Dylan e di come diventerà nel prossimo futuro»
(Roberto Recchioni in Dylan Dog n.402 “Il tramonto rosso”, pag. 4).
Nel rivoluzionare e reinventare i primi anni di attività di Dylan Dog, attraverso una grammatica adeguata al sentire del nostro presente, il nuovo ciclo narrativo sembra divenire più “realistico”.
Dunque il nuovo Dylan Dog ci sembra più umano e meno eroe. È un uomo afflitto da dolori esistenziali, che tenta di sopprimere con alcool e sigarette.
Un essere umano spesso fragile e indifeso, che trova nell’idea di suicidio la sua sola liberazione.
Tuttavia ha un animo ancora buono e generoso, come se la disperazione non avesse inaridito i suoi sentimenti. Non conosce discriminazioni o pregiudizi: era sposato con una donna di etnia diversa, si è innamorato di una terrorista ed è amico di un uomo affetto da un’anomalia cromosomica.
La realtà, però, spesso è aspra e cruda. Così il personaggio di Dylan Dog ci appare investito da un qualche dualismo: da una parte un uomo buono e generoso, dall’altro un uomo apatico e inaridito dal dolore. Per lui, uccidere gli zombie fa parte della monotonia quotidiana; è divenuta un’azione meccanica, priva di significato, anche quando il morto vivente è una persona a lui cara…
A differenza de “L’alba dei morti viventi”, nel nuovo fumetto Sybil si trasforma realmente in uno zombie. Nel primo numero Dylan è confuso e impaurito dalla trasformazione, in quanto l’affetto che prova per lei non gli permette di attuare una scelta serena. Viene quasi immobilizzato dal dissidio: non riesce a vedere Sybil come qualcosa di diverso dalla sua amata, non riesce a scindere il dovere dai sentimenti, non la riconosce come uno zombie. Invece, nel nuovo albo, Dylan Dog non ha dubbi: la uccide a sangue freddo. Sybil è divenuta uno zombie, dunque si deve eliminare, senza se e senza ma. Non serve neanche compiangere il suo cadavere, perché era ciò che andava fatto, i sentimenti non possono trovare posto in questa realtà.
Dylan è un soldato ai comandi della Morte. Con lei ha fatto un patto, ha promesso fedeltà, giurando sull’anima della sua amata. Nulla può deviarlo dalla sua missione. La morte in questo caso è qualcosa di naturale e rassicurante, fase certa della vita. Dunque bisogna porre fine a queste resuscitazioni, attraverso una morte definitiva, che cela i mali del mondo.
Ma esattamente dove stiamo andando? e perché?
Xabaras ci presenta un’ipotesi: «…Esistono infinite realtà e infiniti mondi, alcuni molto simili, altri profondamente differenti… ma in ognuno di questi universi ci sono sempre un Dylan Dog e uno Xabaras![3]».
A confermare la tesi sembrerebbe esserci la tavola di pagina 35. In TV c’è il nostro amato Groucho. Sappiamo già che Groucho Marx fu un attore e comico statunitense del secolo scorso: il personaggio viene influenzato proprio da lui, a mo’ di omaggio. Dunque si potrebbe pensare che come in questa realtà Groucho è stato fondamentale per Dylan, poiché era l’unico capace di farlo ridere quando la tentazione di una pallottola lo attanagliava, così è divenuto fondamentale nella realtà antecedentemente conosciuta. Il lettore potrebbe immedesimarsi nel momento: ognuno di noi ha caro un personaggio mai conosciuto, forse esistito, che è divenuto parte di noi e della nostra quotidianità, per cui proviamo un affetto familiare. Dylan Dog, forse, l’ha reso talmente partecipe della sua vita, da farlo suo amico e maggiordomo nella sua realtà alternativa. Una proiezione mentale.
A mio avviso, un’opera degna di questo nome!
Le uniche imprecisioni notate si scontrano con il gusto personale.
Nelle prime pagine i dialoghi sembrano un pochino più forzati del solito, come se avessero bisogno di un maggiore sviluppo, di un percorso. Ad esempio, nelle pagine da 5 a 8, durante il discorso tra l’ispettore Tyron Caroenter e il sergente Rania Rakim, si balza da un macroconcetto ad un altro senza soffermarcisi. Si parla di Dylan, poi delle umiliazioni inferte alle persone diversamente abili, ancora di razzismo, per poi concludere con una forte critica sociale, sparata come una mina ma non contestualizzata:
T: Siamo poliziotti. Non dobbiamo essere equi. Noi abbiamo ragione e gli altri hanno torto…
R: …fino a prova contraria. E solamente dopo un’inchiesta degli affari interni. Un lungo e politicizzato processo[4].
Inoltre le interessanti tavole di Nicola Mari, per quanto riguarda la chiusura del primo caso, spezzano la continuità visiva dell’albo. Probabilmente sarebbe stato più coerente se le pagine da 84 a 88 fossero state curate da Corrado Roi.
Il progetto di per sé, comunque, è di altissimo livello… non ha nulla da rimpiangere ai primi Dylan Dog, anzi! Il lavoro di design è articolato e preciso; sa sfruttare al meglio le nuove tecniche digitali, creando delle tavole magistrali.
La sceneggiatura gioca su trame già conosciute e trame rinnovate, tramite una tecnica narrativa meno lineare rispetto a “L’alba dei morti viventi”. I piani si sovrappongono e gli accadimenti avvengono contro tempo, facendo sì che non si comprendano le motivazioni che muovono i personaggi. Perché devono andare ad Undead? Non lo sappiamo con precisione. Ciò è finalizzato a rendere la storia più coinvolgente, poiché il ritmo è più serrato: se i lettori di Dylan Dog sanno già cosa avverrà, non sanno né quando né come!
Dunque vi consiglio di farvi trasportare dalle novità e dalla curiosità, anche perché Recchioni ci ha promesso che mangeremo… sapete cosa?…
«…l’orrore, che domande!»
(Roberto Recchioni in Dylan Dog n.402 “Il tramonto rosso”, pag. 4).
Curiosità
- La copertina di Gigi Cavenago del numero 401 “L’alba nera” introduce le scene di flashback in cimitero del numero 402 “Il tramonto rosso”; nella copertina è, inoltre, presente il cadavere di Sybil Browning, così come si vede nella pagina 88 del 402;
- A pagina 68 Xabaras critica l’alienazione da smartphone;
- A pagina 77 vediamo il Galeone quasi intatto, malgrado l’esplosione, quasi ad indicare che il passato di Dylan Dog non è ancora distrutto, che ci sono dei conti in sospeso e che sicuramente verranno messi in luce nei prossimi albi;
- Nelle pagine 84 e 85 Dylan e Bloch disquisiscono su un virus, sulla precauzione sanitaria e su una visione complottista…potrebbe essere visto come una critica dettata dal periodo storico e dall’incubo del COVID-19? Probabilmente è un discorso figlio del passato ma anche della sua epoca, figlio della ciclicità della storia;
- A pagina 10 troviamo sulla parete una foto di Frankenstein e sui muri la scritta “Sex pistols”;
- A pagina 67 si nomina “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello.;
- Si cita l’Inferno di Dante Alighieri quando la creatura di Xabaras diventa un traghettatore. Un Caronte che porta delle anime vive (Dylan soffre il mal di mare) nel regno dei morti, ossia il Galeone con un equipaggio fantasma. Li trasporta con un’imbarcazione simile a quella dantesca e lo stesso Xabaras sembra incarnare il ruolo di Lucifero;
- l’ultimo episodio apre la rivisitazione del secondo albo di Dylan Dog “Jack lo squartatore”, come promesso da Roberto Recchioni.