Watchmen, un’elegia al genio di Moore e alla mano di Gibbons

watchmen 2

Salve a tutti.

È con piacere che vi presento oggi il terzo numero della rubrica Balloons, nonché il secondo della “sottorubrica fuggitivaNome dell’opera: quando la trasposizione filmica diventa… Caratteristica propria della trasposizione filmica. Non avendo pretenziose premesse da fare o bizzarri punti da chiarire, questa volta avremo modo di andare subito al sodo, senza che il vostro redattore sia costretto a tediarvi e a sprecare le battute garantitegli per altro.

Titolo a mezza pagina!

Watchmen: quando la trasposizione filmica diventa… un’eguale figata.

 

Era una vita che volevo dirlo.

Scriverlo.

Vabbé.

Watchmen Illustrazione
No amici, questo NON è lo Slenderman. Non ho detto che potete tranquillizzarvi.

Ma ogni cosa a sua tempo.

Watchmen si può ritenere, alla base, come un fumetto di supereroi, una volta considerate le generiche spunte sull’apposita lista:

– Design colorato, magniloquente e vivace? C’è.

– Gente in maschera, calzamaglia o abbigliamento imbarazzante d’altro tipo che fa cose al di fuori della norma? C’è.

– Cattivone di turno? C’è.

Questi sono gli assunti di partenza da considerare per approcciarsi al mattone giallo-nero targato DC Comics. Tenete queste certezze inequivocabili bene a mente perché, fin dalle prime pagine, esse saranno modificate, distorte, stravolte completamente e manipolate come più piacerà al genio creativo dell’autore.

Ambientato all’incirca all’età della sua stesura (1985), il fumetto prevede una realtà alternativa nella quale Nixon (sotto le strette direttive, è ovvio, del suo naso), scongiurato lo scandalo Watergate, continua a tenere gli States sotto il suo controllo. In questo mondo in bilico sul precipizio della guerra atomica tra blocco occidentale e orientale, la criminalità in costante aumento trova un degno avversario nel sempre maggior numero di vigilanti (o “watchmen“), persone (più o meno) comuni che, indossata una maschera (o, in determinati casi, a viso scoperto), decidono di opporsi alla violenza… combattendola con la violenza.
watchmen 3

Beh, dai, questa è una prerogativa anche dei supereroi “standard”, diciamocelo.
A disgregare la familiarità dell’ambiente finora delineato concorrono tanto la dura, repressiva reazione popolare e governativa a questi eroi improvvisati, lontana eoni dall’odi et amo (pretenziosa locuzione latina per un rapporto di amore-odio) di Jonah Jameson per il simpatico arrampicamuri di quartiere[1], quanto, soprattutto, gli stessi protagonisti della vicenda: i watchmen non sono stati spediti sulla terra dal pianeta Krypton per fare del bene[2], né hanno potuto imparare i valori della giustizia grazie all’omicidio dei genitori[3].

Sotto le forme variegate (e mutevoli, nel caso di Rorschach) delle loro finte fattezze, quasi tutti i supereroi di questo “universo” sono quanto di più lontano ci sia dalla perfezione, vittime di atteggiamenti, umori, demoni del passato e persino patologie psichiatriche che, accostando la figura immacolata del divo in calzamaglia a quella poliedrica e fallace dell’essere umano, gettano probabilmente le fondamenta per le revisioni “a tutto tondo” dei supereroi moderni.

gufo notturno watchmen
Gufo Notturno approva il contenuto di quest’articolo, e non ha alcun problema a farcelo notare.

Ad approfondire la conoscenza dei personaggi primari dell’opera (sei “individui”- nell’accezione più curiosa del termine- ai quali si conferisce la medesima importanza rendendo duro, se non impossibile, identificare un effettivo protagonista della vicenda) concorrono tutta una serie di espedienti narrativi, dai semplici flashback alle conversazioni fino agli inserti di fine capitolo, vera e propria documentazione proveniente dall’universo alternativo al quale andiamo avvicinandoci pagina dopo pagina, pannello dopo pannello, atta a valorizzare sia gli attori della vicenda sia la vicenda stessa in quanto palcoscenico di un’umanità che pare specchio fedele della nostra.

Ora, dopo aver speso tante e tali parole per esprimere al meglio l’ossessione feticistica del vostro autore per questa graphic novel, cosa dire della trasposizione filmica del 2009 diretta da Zack Snyder?

Nulla di diverso da quanto ho detto finora.

Watchmen (film) è la trasposizione filmica di Watchmen (fumetto).

Fedele ai pannelli inchiostrati in maniera quasi ossessiva, la pellicola di Snyder è un’elegia al genio di Moore e alla mano di Gibbons, ricostruendo nel dettaglio la totalità dell’albo in un lungometraggio che quasi sfiora le tre ore di lunghezza; un lasso di tempo che, secondo il mio modesto parere, merita di essere goduto dai titoli di testa a quelli di coda.

Le differenze più “notevoli” che avrete modo di riscontrare, meglio definibili, agli atti, come mere “innovazioni” tese a mantenere il film al passo coi tempi, sono una resa leggermente più cupa delle atmosfere e delle sequenze di combattimento decisamente più crude di quelle “classiche” presenti nelle tavole. Nulla di troppo hardcore, s’intende, però… non si sa mai.

Lodevolissima l’introduzione filmica, capace in meno di 5 minuti di darci un’idea, per quanto abbozzata, di discreta parte delle vicende secondarie del fumetto, nonché di immergerci fin da subito nell’ambiente vivo del comic.

rana gif
LEGGETELO. LEGGETELO. LEGGETELO.

Beh, credo di avervi detto tutto ciò che avrei potuto dire senza sprofondare nel mare dannato degli spoilers. Il contenuto di questo verboso articolo, con tutta probabilità, si può riassumere in una manciata di parole: LEGGETEVI Watchmen, e poi GUARDATEVELO. Non resterete delusi.

Spero la prepotente presenza di GIFs in questo numero non vi sia risultata seccante. In caso contrario, mi assicurerò di inviare l’Ipnorospo a casa vostra per farvi cambiar… di evitarle nel prossimo articolo.
Per oggi è tutto. A presto!


Leggi tutti i nostri articoli sul fumetto

davide cioffrese
Davide Cioffrese

Eclettico nella mia conoscenza del nulla, narcisista nella misura in cui il mio ego non incontra quello degli altri, più sensibile agli attacchi emotivi di opere fittizie che a quelli del libro/film/ videogioco chiamato “vita” (aspetto alquanto allarmante). Tento di approcciarmi al mondo nella maniera più amichevole possibile, ma se di dovere (e, talvolta, a sproposito) non mi faccio scrupoli ad attaccarlo con eguale ferocia. Salvo poi, magari, sentirmi dispiaciuto al riguardo. Non aspettatevi che lo confessi, comunque. Jack of… some trades, master of none… in particular.