Il meglio e il peggio dei videogame

7 titoli per scoprire il meglio (e il peggio) dell’industria dei videogame

Questo articolo sul meglio e il peggio dei videogame è stato scritto a quattro mani da Matteo Campanini e Giovanni Luca Molinari. L’idea è stata sviluppata nel corso di una lunga catena di messaggi vocali su Whatsapp in cui si parlava di Bandersnatch, Netflix, narrativa ipertestuale e videogiochi

Qualche tempo fa, ho scritto un articolo in cui parlavo di come le piattaforme di streaming legale stiano cambiando profondamente l’industria cinematografica. Dopo anni di pirateria senza regole, Netflix ha finalmente offerto agli utenti ciò che, in fondo, tutti volevano: un’alternativa legale, sicura e a basso costo rispetto al mercato tradizionale, che però conserva tutti i vantaggi offerti da Internet. Un vasto catalogo, possibilità di accedere ai contenuti ovunque e in qualunque momento, fruizione all-you-can-watch. La verità è che la tecnologia sta modificando tutto il settore dell’entertainment, ovvero ciò che qualcuno si ostina a chiamare ancora “cultura popolare” o “di massa”.

Si sono spesi fiumi di parole sul rapporto tra il Web e l’industria della musica, che nei primi anni 2000 sembrava sarebbe stata demolita dagli mp3 e che invece è rinata grazie a YouTube prima e a Spotify dopo. La stessa cosa probabilmente accadrà Per l’editoria. C’è un settore, però, che viene sempre dimenticato, nonostante faccia girare molti più soldi di cinema, musica e, ça va sans dire, editoria. Si tratta dell’industria videoludica.

Benché i gamers professionisti fatturino milioni e benché i tornei di e-sport riempiano arene della stessa capienza di uno stadio di calcio, nell’immaginario collettivo i videogiochi continuano ad essere un prodotto di nicchia, legato al mondo dei nerd e dei reietti della società a vario titolo. Questo principalmente per un motivo: rispetto a un libro, a un film o a una canzone, il videogioco è un prodotto molto meno accessibile.

I nati attorno agli anni Novanta sanno bene come funziona: per giocare il titolo del momento bisogna innanzitutto comprare una console (che costa diverse centinaia di euro) e poi, ovviamente, il gioco stesso (una cinquantina di euro per ogni titolo). Non tutti i giochi però sono compatibili con le diverse console sul mercato, anzi, molti sono esclusivi per Playstation, X-Box o Nintendo. E poi cosa succede? Esce una console più figa e quella che avevamo noi e su cui avevamo investito tanti soldini diventa incompatibile con tutti i nuovi giochi.

La mitica PlayStation 1 del 1994 Il meglio e il peggio dei videogame
La mitica PlayStation 1 del 1994

Questo problema di obsolescenza ha fatto sì che per molti anni gli unici a continuare a giocare fossero i veri appassionati, persone disposte a spendere gran parte dei loro soldi per rimanere sempre aggiornati o, in alternativa, gran parte del loro tempo e delle loro energie per scaricare versioni piratate degli ultimi giochi, che poi spesso si ritrovavano a dover giocare su PC e non sulla piattaforma per cui erano stati pensati.

Oggi la situazione è leggermente diversa. L’avanzamento tecnologico ha fatto sì che il numero di persone dotate di connessione veloce e di PC con caratteristiche medio-alte sia aumentato esponenzialmente e questo ha reso i videogiochi più accessibili. Piattaforme come Steam offrono un vasto catalogo di videogame che, proprio come Netflix, spaziano dai titoli mainstream del momento a videogiochi vintage o d’autore, spesso a prezzi molto inferiori rispetto a quelli dei negozi reali.

In pochi minuti l’utente può scaricare il gioco sul suo computer e, se lo desidera, può connettere un controller per giocare proprio come se stesse utilizzando una Playstation. Molti dei videogiochi più in voga del momento, quelli che riempiono gli stadi degli e-sports, sono addirittura gratuiti (anche se spendere soldi reali può aiutare il giocatore a salire di livello più velocemente o, semplicemente, ad adornare il proprio avatar con due simpatiche orecchie da gattino).

League of Legends è probabilmente l’esempio più noto. Altri titoli, come Hearthstone, possono essere addirittura giocati su uno smartphone.

Questi fattori rendono quella dei videogame non solo l’industria dell’intrattenimento più redditizia, ma anche quella che sta crescendo più velocemente. Ed è un’espansione destinata ad accelerare vertiginosamente nei prossimi mesi. Playstation ha lanciato qualche giorno fa una nuova funzionalità, la “riproduzione remota”, che consente all’utente di “giocare in streaming”, collegando il proprio controller ad un normale computer, senza problemi di caricamento anche con una connessione media.

League of Legends
League of Legends

Ancora più interessante un’altra notizia freschissima. Google sarà il prossimo player a lanciarsi in questo appetitoso mercato e lo farà con un nuovo prodotto che stravolgerà le regole del settore. Google Stadia annulla di fatto la necessità di comprare un qualsiasi tipo di console: pagando un abbonamento mensile, si potrà giocare a qualunque gioco del catalogo senza limitazioni, collegandosi ad un qualunque device connesso a Chrome, sia esso un PC, un tablet, uno smartphone o una smart TV.

Sarà possibile interrompere e ricominciare il gioco in ogni momento, condividere l’esperienza in tempo reale con qualunque utente sulla Terra e addirittura sviluppare nuovi giochi in modalità cooperativa. Inutile dire che i grandi del settore come X-Box e Playstation, ma anche Amazon, Microsoft e praticamente ogni altro colosso del digitale, si stanno preparando a fare battaglia a Google con ogni mezzo pur di non farsi soffiare l’occasione da sotto il naso. Esattamente come per lo streaming di film e serie TV, la spunterà chi saprà offrire il catalogo più ampio e variegato al miglior prezzo.

Ciò significa che entro qualche mese (il lancio di Google Stadia è previsto per l’autunno 2019) tutti avremo accesso ad una libreria potenzialmente infinita di videogiochi, per un modico prezzo mensile e con probabile primo mese di prova gratuito. Cosa farne?

Google stadiaPerché per molti di noi le esperienze con i videogame si riducono a qualche vago ricordo legato all’infanzia o a quelle applicazioni per smartphone con cui le signore di mezza età amano intrattenersi sul tram (i vari Candy Crash Saga e Angry Birds del caso). Si tratta di prodotti rispettabilissimi, ma che esprimo solo una minima parte del potenziale narrativo e artistico che i videogiochi hanno sviluppato negli ultimi anni.

Perché ormai i videogiochi si sono evoluti in un medium maturo, con le sue forme narrative e linguaggi propri. Storie dalla struttura ipertestuale che intrecciano le linee narrative di centinaia di personaggi, attraverso innumerevoli epoche e mondi diversi, mappe giocabili che si estendono per chilometri e chilometri, ambientazioni complesse che non hanno nulla da invidiare a Tolkien o ai miti antichi… Grandi successi degli ultimi anni come i titoli della saga The Elder Scrolls hanno ampiamente dimostrato di poter raggiungere la profondità di analisi la complessità di intreccio del cinema o del romanzo.

In un articolo di qualche tempo fa avevo accennato alle potenzialità di medium narrativi non lineari come i videogiochi, ma anche libri-game e giochi di ruolo, e a come, in epoca postmoderna, questi influenzino spesso anche i media più tradizionali. Per affrontare più nel dettaglio il tema dei videogame, però, ho voluto chiedere l’aiuto di un esperto. Ho chiesto al mio amico Matteo Campanini, fisico e ingegnere, ma soprattutto videogiocatore incallito, di consigliarmi qualche gioco che potesse risultare godibile per un neofita, ma che esprimesse anche le potenzialità della narrativa unica dei videogiochi. Mi ha risposto con una lista di 7 titoli: alcuni sono capolavori che hanno fatto la storia dei videogame, altre sono piccole chicche dell’indie, ma tutti, per un motivo o per l’altro, valgono la pena di essere giocati.

Lascio quindi la parola a Matteo:

Il game design è una disciplina che esiste da tempo immemore. Pare che la prima versione di Snakes and Ladders (un gioco da tavolo simile al gioco dell’oca) sia nato in India duemila anni fa, per poi essere adattato praticamente da ogni cultura al proprio sistema di valori. Con l’evoluzione tecnologica sono poi nati i videogiochi, che hanno portato con sé tutta una serie di nuove possibilità espressive.

Un tema centrale oggi nel campo del game design è lo studio delle narrazioni interattive: si cerca cioè di integrare il lato ludico del videogioco (gameplay) con quello narrativo, classicamente relegato nelle “cutscene”. Una cutscene è una sequenza animata non interattiva posizionata all’interno del gioco per fare proseguire la storia velocemente: per alcuni secondi il giocatore non ha più il controllo del personaggio e la narrazione va avanti autonomamente come in un film. Solitamente queste scene vengono utilizzate per raccontare snodi particolarmente complessi della trama o momenti molto cinematografici.

I titoli che seguono sono tutti accomunati da due fattori: 1) affrontano il tema della narrazione interattiva in modo originale e innovativo 2) possono essere trovati facilmente sulla piattaforma Steam e giocati su qualunque computer di media/bassa potenza, e sono quindi accessibili a tutti.

The Wolf among us

Un esempio di narrativa interattiva è dato da titoli del tutto simili a quello che potreste aver visto nell’episodio di Black Mirror Bandersnatch: una storia lineare con cui il giocatore interagisce prendendo decisioni binarie per il protagonista che hanno una certa influenza negli eventi futuri. The Wolf Among Us è ispirato alla serie a fumetti Fables e si svolge a Fabletown, un quartiere di New York in cui si sono rifugiati i personaggi delle fiabe, scappati dal loro mondo in seguito all’occupazione del terribile Avversario. Si gioca nei panni Bygby Wolf, il commissario di Fabletown che altro non è che il lupo di cappuccetto rosso e i tre porcellini, impegnato nelle indagini sull’omicidio di una donna.

Her Story consiste in una serie di spezzoni di interrogatorio a una donna volti a risolvere un caso di omicidio e un semplicissimo motore di ricerca che permette di cercare tra i frammenti quelli in cui compaiono le parole o le frasi desiderate. È semplicemente richiesto di capire come sono andate le cose, scoprendo man mano nuove parole chiave da inserire nel motore di ricerca. L’intenzione del designer è stata quella di dare il brivido dell’investigazione e della soluzione autonoma di un problema. A questo scopo, all’investigatore è data la più completa libertà di ricerca tra i pezzi di interrogatorio, inclusa la possibilità teorica di saltare al momento cruciale dal primo momento di gioco. Un vero gioiello indie.

LISA the painful

LISA the painful racconta un intenso dramma psicologico nella lingua dei giochi di ruolo a turni: il gameplay è profondamente influenzato dal classico Nintendo Earthbound e a qualcuno farà tornare in mente i giochi Pokèmon del gameboy. La narrativa si svolge in un mondo post-apocalittico in cui un evento ignoto chiamato “Flash” ha cancellato ogni traccia di vegetazione e di donne dalla faccia della terra. Brad è un insegnante di arti marziali e porta sulla pelle e nello spirito profonde cicatrici inflitte da un’infanzia traumatica, rimorsi e sensi di colpa. Brad si è appena fatto l’ennesima dose di Joy, la droga più in voga nell’era post-Flash, quando trova un neonato. È una femmina. Da lì in poi la sua vita sarà dedicata alla protezione dell’unica donna rimasta in un mondo di pervertiti (e qualche strano mostro…), anche al costo di sacrificare amici o parti di se stesso (letteralmente).

Undertale

Undertale racconta di un umano che cade in un dimenticato mondo di mostri relegati nel sottosuolo dopo una feroce guerra contro il genere umano. Qui, dove apparentemente vige la legge dell’uccidi o vieni ucciso, tutti i combattimenti possono essere evitati interagendo pacificamente con i mostri, fino a stringere inaspettate e profonde amicizie. La storia prevede diversi finali a seconda di quanto pacificamente si affrontino gli avversari.

Darkest Dungeon

Darkest Dungeon spinge all’estremo la difficoltà di un gioco con combattimento a turni.

Dovrai arruolare i guerrieri di un paesino nei pressi della antica magione di un tuo antenato per sconfiggere i mostri che infestano il luogo e risolvere disastro che il tuo avo ha causato giocando con la magia nera. Ciò che rende interessante questo titolo è l’estrema complessità del sistema di combattimento e la caratterizzazione particolarmente umana e debole dei personaggi. Messi alle strette, i tuoi combattenti riveleranno lati inaspettati del loro carattere: un intrepido paladino, portato al limite dello stress, può rivelarsi un vero codardo e scappare nella retroguardia della formazione, lasciando il tuo mago indifeso di fronte ai nemici. Oppure il tuo chierico può diventare improvvisamente un alcolizzato e sparire per qualche settimana. Sta a te decidere quanto peso dare al benessere psicologico dei tuoi eroi.

Dark Souls

Un titolo che ha bisogno di poche presentazioni: Dark Souls è ormai un classico e, tra i giochi di questo articolo, è quello che chiede di più al giocatore. Può essere che il titolo spaventi per la sua difficoltà e la sua ambientazione criptica, ma tutto l’impegno è ripagato con una delle esperienze videoludiche più appaganti di sempre.

Il gameplay di Dark Souls rinforza il senso di disperazione che permea il suo mondo narrativo. Al giocatore è chiesto di trovare un senso alla sua stessa avventura: la trama lacunosa di dettagli rende l’esperienza e l’interpretazione della narrazione profondamente personale. In Dark Souls più che di narrativa si parla di Lore, che in italiano sarebbe “ambientazione” o “folklore”. Più che degli eventi che coinvolgono il protagonista, gran parte della narrazione all’interno del gioco ci parla di eventi lontanissimi nel tempo, che hanno plasmato il mondo così come si presenta nel gioco.

Dwarf Fortress

Un esempio della cosiddetta “narrativa emergente”, cioè una narrazione che è il risultato di una lunga catena di eventi concatenati e generati dall’interazione di diversi sistemi ed entità autonome, come in una simulazione. In Dwarf Fortress questo principio è portato all’estremo, tanto da produrre situazioni surreali e inaspettate perfino per i programmatori. Ad esempio può capitare che all’interno della fortezza scoppi una battaglia contro pezzi di animali morti perché un necromante si è avvicinato troppo alla macelleria. O ancora, che tutti i gatti del forte muoiano improvvisamente perché avvelenati dalle esalazioni dell’alcol rovesciato da una banda di nani ubriachi.

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