Ciclicamente giunge il momento di parlarvi di un romanzo familiare; questa volta si tratta di Figlie di Gerusalemme di Shifra Horn, che racconta la storia di cinque generazioni di donne tra Gerusalemme e Londra, per un centinaio di anni a partire dalla metà dell’Ottocento.
Le cinque donne sono accomunate dall’incontro con uomini che sono come comete, che le abbagliano e le lasciano velocemente al buio; questo, insieme alle sventure che si abbattono sulla famiglia nel corso degli anni, fa di loro donne perseveranti, ingegnose e libere. Ad Alexandra, figlia di Abigail, a sua volta figlia di Edwarda, nipote di Victoria e pronipote di Shoshana, spetta il compito di raccogliere l’eredità di storie e leggende di famiglia. Shifra Horn ci ricorda che, in modo più o meno conscio, ciascuno di noi è portatore di memorie e frammenti di passato:
Nella mia famiglia il passato ingombrante è sempre stato nascosto lontano dai miei occhi. Giungeva a me nei sussurri, negli stracci di pettegolezzo, nelle frasi evasive, nei riferimenti accennati, nella foto e nei documenti quasi polverizzati che stavano celati dietro le librerie e dentro le scatole di scarpe occultate sotto i letti.
Grazie ai racconti di Edwarda, la nonna che racconta storie, le onde di ricordi vengono infatti catturate da Alexandra, che decide di trarne un romanzo familiare. Nei vari capitoli di Figlie di Gerusalemme si alternano quindi i racconti in prima persona della scrittrice Alexandra, che descrive il proprio processo creativo e di scrittura, e i capitoli del suo romanzo, che documenta la storia decennale della sua famiglia.
Il cursore continua a lampeggiare davanti a me come se volesse incoraggiarmi a proseguire, ma sono bloccata. La scrittura si arresta, l’inconscio tace, l’immaginazione si barrica e rifiuta di collaborare. Non so come continuare il capitolo. Mi alzo, mi stiracchio e bevo un sorso d’acqua.
I tratti in cui viene minuziosamente descritta la genesi del romanzo, le indecisioni e titubanze dell’autrice, risultano talvolta ridondanti; i capitoli in cui viene raccontata la storia delle ascendenti sono invece intrisi di colpi di scena inaspettati e vivide descrizioni, sia dei luoghi sia dei personaggi. Più le protagoniste sono vicine ad Alexandra, più i loro meccanismi psicologici sono descritti in maniera brillante e accurata.
La guerra di Crimea e poi la guerra mondiale, i pogrom in Russia, il mandato britannico della Palestina, l’epidemia di colera a Gerusalemme sono solo alcuni degli eventi storici che si susseguono sullo sfondo delle vite delle nostre protagoniste, che si intessono con quelle di personaggi celeberrimi, come l’infermiera Florence Nightingale o il principe ereditario inglese Edward, poi Re Edoardo VII.
Le donne della famiglia sono quindi speciali non solo perché alcune di loro sono andate lontano, nella Londra vittoriana, a scoprire un mondo nuovo, ma anche per queste loro connessioni che ne hanno plasmato il destino. I rapporti madre-figlia, alcuni più idilliaci, altri più conflittuali, sono narrati con lucidità, e permettono al lettore di mettere insieme i pezzi della storia della famiglia.
Perché non sono i fatti il centro di questa storia, ma il modo in cui furono vissuti, impressi nel ricordo e raccontati a chiunque fosse disposto ad ascoltarli.
Ai fatti si mescolano le superstizioni della famiglia e della società nelle varie epoche, le credenze religiose, ma anche gli strati di immaginazione di coloro che negli anni hanno trasmesso gli aneddoti. Ciò rende Figlie di Gerusalemme un romanzo familiare immaginifico e pieno di fascino.
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Shifra Horn è una scrittrice israeliana, nata nel 1951 a Tel Aviv da madre sefardita e padre russo. Negli anni universitari è stata funzionaria didattica per l’Unione Mondiale degli Studenti Ebrei; in seguito, ha trascorso cinque anni in Giappone come corrispondente dall’Estremo Oriente. Ha al suo attivo diversi romanzi: La più bella tra le donne (2001), Tamara cammina sull’acqua (2004), Inno alla gioia (2005), Scorpion Dance (2016), Quattro madri (2018) e Gatti (2019). Figlie di Gerusalemme è la sua opera più recente.