L’Unità di Ninni Holmqvist: tra sorveglianza e distopia

L'unità, Ninni Holmqvist

Il giardino di Monet a Giverny fu reso celebre dai dipinti che ritraevano le ninfee, la vegetazione rigogliosa, l’atmosfera idilliaca. Monet abitò nella casa di Giverny per molti anni, dal 1883 al 1926, trovando ispirazione per la sua arte nei riflessi dell’acqua e nel cambiare delle stagioni, dedicandosi al giardinaggio e alla cura del suo Clos Normand. Dipinse qui quadri celebri come Il Giardino dell’artista a Giverny, Il ponte giapponese, e la serie delle Ninfee.

Forse è proprio per evocare l’atmosfera bucolica e il senso artistico che nell’Unità era stato ricostruito un giardino di Monet artificiale, costellato da aiuole variopinte piene di tulipani rosa e rossi, pergolati e sentieri coperti di ghiaia. L’Unità, di cui ci parla Ninni Holmqvist nell’omonimo romanzo distopico, è una struttura all’avanguardia, segregata dal resto del mondo, in cui vivono Dorrit e la sua amica Elsa.

Le due amiche passeggiano nel verde e ripensano ad un vecchio libro per bambini, Linnea nel giardino di Monet (disponibile anche su youtube come cartone animato, molto carino per i più piccoli) in cui la piccola Linnea arriva in Francia per scoprire i luoghi dell’artista delle impressioni, dal Museo Marmottan dove sono esposte le sue opere, alla casa rosa di Giverny e con la meravigliosa natura circostante, fino all’Orangerie, che ospita le celebri Ninfee.

Claude Monet, Il giardino dell'artista a Giverny, olio su tela, 1900, Parigi, Musée d'Orsay.
Claude Monet, Il giardino dell’artista a Giverny, olio su tela, 1900, Parigi, Musée d’Orsay.

Nel giardino dell’Unità manca però la casa rosa con le persiane verdi, e, soprattutto, non esiste lo scorrere delle stagioni: ci si trova perennemente in uno stato di primavera artificiale. Dorrit ed Elsa, come decine di altre persone, vivono infatti in totale isolamento dal resto del mondo. La struttura è una gabbia d’oro, dotata di ogni comfort ma priva di finestre, e soprattutto controllata in ogni angolo da telecamere e microfoni nascosti.

Le vicende che avvengono all’interno dell’Unità rievocano una distopia in stile orwelliano, in cui la sorveglianza è continua e l’individuo viene privato di ogni possibilità di scelta. Eppure, rispetto a 1984, il mondo non è affatto un totalitarismo, bensì una società avanzata, in cui i ruoli di genere si sono estinti, non sono più contemplate le figure del marito unicamente responsabile del mantenimento economico e la moglie casalinga. Ognuno è libero di amare chi vuole. E allora, in questo scenario così progressista, come mai Dorrit, la protagonista, si trova in una struttura in cui deve sottostare agli ordini di medici che possono disporre di lei, del suo corpo e della sua mente a loro piacimento?

Lascerò questo interrogativo irrisolto per chi avrà voglia di leggere questo romanzo, esordio della scrittrice svedese Ninni Holmqvist, acuto e dalle pieghe inaspettate. Nonostante la narrazione sia a tratti oltremodo descrittiva, la trama è estremamente coinvolgente, e mi dispiacerebbe privarvi del piacere della scoperta durante la lettura.

Berthe Morisot, Sotto l'arancio, olio su tela, 1889, Parigi, Musée Marmottan.
Berthe Morisot, Sotto l’arancio, olio su tela, 1889, Parigi, Musée Marmottan.

La recensione del giornale svedese Smålandsposten ha dichiarato: «Non mi sorprenderebbe se L’Unità diventasse uno – forse l’unico – dei pochi romanzi svedesi di questa stagione che la gente leggerà ancora tra cinquant’anni», e non posso che condividere lo stesso giudizio: credo che sia un romanzo dal valore profondo. Vengono trattati infatti molti temi e interrogativi esistenziali, tra cui la maternità e la famiglia, il concetto di utilità all’interno della società, la solitudine e la fratellanza. Negli interrogativi che emergono da questo romanzo riecheggiano i medesimi dilemmi di altri capisaldi della letteratura distopica.

Come ne Il mondo nuovo di Huxley ci si chiede se, affinché la società possa prosperare, debba esistere un intervento che limiti la libertà delle persone, e se non di tutte, di alcune di loro; come in 1984 si parla di sorveglianza continua, che limita ogni possibilità di disobbedienza e annichilisce la libertà di pensiero. Infine, similmente a Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, si riflette sulla fertilità e sulla procreazione. Insomma, se siete affascinati dai romanzi distopici o volete lanciarvi alla scoperta di questo genere, L’Unità è senza dubbio il mio consiglio di lettura per voi.

 

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Ninni Holmqvist, nata il 24 giugno 1958 a Lund e attualmente residente in Scania, Svezia, è una traduttrice e autrice di narrativa. Ha pubblicato due romanzi e due raccolte di racconti dal 1995. Il suo romanzo L’Unità è stato pubblicato nel 2006 ricevendo una l’attenzione della critica sia in Svezia sia all’estero.

Vittoria Pauri
Vittoria Pauri

Alla domanda “Qual è il tuo motto?" non avrei esitazione a citare una frase di Gandhi: il miglior modo per trovare se stessi é perdersi nel servizio degli altri. Le due cose di cui non posso fare a meno sono la curiosità di capire ciò che mi capita intorno e un quadernetto su cui scrivo tutto quello che mi passa per la testa e su cui colleziono frammenti di libri, poesie e conversazioni.