Conosci il paese dove fioriscono i cannoni?
Non lo conosci? Ma lo conoscerai!
[…]
Lì non si nasce cittadini
Lì c’è la promozione per chi ha l’acqua in bocca.
Quando mi è capitato di leggere questa poesia ero in cucina, intenta alle solite profane occupazioni di una mamma, mentre sul televisore scorrevano le terribili e inquietanti immagini delle parate dell’IS con quelle bandiere nere, così brutte e spaventose.
Quelle terre, devastate dai bombardamenti, dal fanatismo, e dalla violenza cieca e ottusa, non sembrano anche a voi un “Paese dove fioriscono i cannoni“?
Questa lirica, di cui ho scelto i primi e gli ultimi versi, è stata scritta nel 1928, da Erich Kästner, un poeta tedesco nato a Dresda nel 1899. Figlio di un sellaio e di una domestica, nutrì da subito una passione per l’insegnamento, ma lasciò gli studi nel 1917, per partecipare come volontario alla Prima Guerra Mondiale.
Da questa esperienza ne uscì profondamente cambiato e sviluppò un’avversione per la violenza e la guerra in genere, che influenzò tutta la sua poetica. Finita la guerra, nel 1925 si laureò e per mantenersi fece diversi mestieri tra cui il giornalista, il critico teatrale, il romanziere. Raggiunse la notorietà con il romanzo Emilio e i Detectives, da cui fu tratto nel 1931 un film. Fu amico di molti intellettuali tedeschi, tra cui il regista Billy Wilder, prima che questi lasciasse la Germania, per sfuggire alle deportazioni naziste.
Le migliori composizioni poetiche di Kästner risalgono al periodo che va dal 1927 al 1933; anni molto prolifici per l’architettura, la pittura, il teatro e la letteratura tedesca.
La poesia che ho scelto in apertura è una provocazione pungente già nel titolo, che ricorda volutamente un’altra lirica, scritta alla fine del Settecento da uno dei più grandi poeti tedeschi, J. W. Goethe: Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?
Se il grande vate romantico si diletta nelle immagini colorate della frutta italiana dolce e saporita, il nostro poeta ha ben poco di cui essere felice e i suoi versi parlano di una terra nella quale non crescono più fiori profumati, ma cannoni, violenza, omertà e pusillanimità.
Erich è un pacifista democratico; i suoi ideali sono seriamente messi in crisi dalla debolezza politica, dalla rassegnazione e dall’indifferenza della società tedesca, piegata dalla crisi economica e morale. L’ascesa in campo politico della figura di Mussolini prima, e di Hitler poi, è sicuramente la riflessione di un’altra poesia, Il problema del Führer visto geneticamente.
Quando Dio il primo fine settimana
guardò il mondo, ecco, tutto andava bene,
e si fregò le mani contento.
Lo pervase una specie di spavalderia.(…)
Allora giunse dalla Germania la lagnanza:
«Hai dimenticato di crearci i Füher!»
Dio rimase costernato. E
«Mio caro popolo tedesco» replicò per iscritto,
«be’, si deve andare avanti anche senza Fuher,
la creazione è finita. A dio. Buona fortuna».
E così eravamo Senza… (…)
Non sembra anche a voi che questa poesia sia una spietata osservazione della sudditanza morale e mentale dell’umanità?
La sottomessa rassegnazione, l’ignavia, l’individualismo sono i cancri della democrazia e favoriscono il proliferare della violenza, della sopraffazione, dell’ingiustizia, per questo, ancora oggi il messaggio parenetico, racchiuso in quel verso «E così eravamo Senza…» è ancora valido.
Con l’ascesa al potere del nazismo, fu messa all’indice tutta la cultura d’avanguardia e i suoi protagonisti, tra cui Kästner, perché accusati di essere filocomunisti e quindi avversari del regime.
Più volte arrestato e interrogato dalla Gestapo, si rifiutò di lasciare la sua terra e per sopravvivere, visto che non gli era più permesso di pubblicare in Germania, scrisse libri di narrativa per bambini, pubblicati di nascosto in Svizzera.
Le poesie di quest’autore, che mi hanno colpito, sono davvero tante, ho scelto solo alcune di carattere sociopolitico, ma non è l’unico tema trattato da Erich, interessanti sono anche quelle che analizzano le difficoltà del quotidiano e le incomprensioni tra i sessi, ma di questo parleremo un’altra volta.
Chiudo questa breve presentazione con la poesia che ritengo più sbalorditiva perché, sebbene utilizzi immagini prese in prestito dal suo tempo, ha la superba capacità di dialogare con noi, uomini del duemila, utilizzando una scanzonata liricità nuda e chiamandoci in causa con una data che mette i brividi addosso.
Sono proprio i temi quali l’inquinamento, l’individualismo, il terrore atomico, l’incomunicabilità, dibattuti ogni giorno sui nostri giornali, che sono trattati in questa poesia dal titolo L’ultimo capitolo, di cui al solito citeremo solo alcuni versi:
Il 12 luglio dell’anno 2003
il seguente radiogramma fece il giro del mondo:
una squadriglia di bombardieri della polizia aerea
sterminerà l’umanità intera.(…)
Fuggire, fu spiegato, non ha alcun senso.
(…)
Gli uomini strisciavano gemendo sotto i letti.
(…)
Ognuno pensava di sfuggire alla morte.
Nessuno sfuggì alla morte e il mondo si svuotò.(…)
Ora finalmente l’umanità aveva raggiunto quel che voleva […]
Il dopoguerra vedrà il poeta entusiasta per la ritrovata pace e dal 1951 al 1974 collezionerà premi letterari importanti, ma questa felicità durerà poco; la delusione provocatagli dal consumismo sfrenato e dalla guerra in Vietnam, lo porteranno a disinteressarsi delle questioni politiche e sociali. Si dedicherà sempre di più a una letteratura idilliaca e naturalistica, lontano dal caos delle città e della modernità. La solitudine e l’amarezza insieme all’alcool accompagneranno i suoi ultimi anni. Morirà nel 1974 per un cancro all’esofago.
La poesia di Erich Kästner mi ha colpito perché ha il sapore di una piacevole chiacchierata, priva di ricercati giochi di retorica, e per la sua attualità quasi disarmante. Per questo continuo a pensare che sia importante leggere i poeti e divulgare le loro poesie, perché sono parole che non hanno tempo e sono utili in ogni tempo, al di là delle mode, dei costumi, delle scoperte scientifiche.
Le opere più conosciute di Erich Kästner tradotte in italiano sono solo di narrativa: oltre a Emilio e i Detectives, già citato, ci sono altri numerosi racconti, molti per ragazzi, e tra questi Fabian. Storia di un moralista, del 1933, Tre uomini sulla neve, del 1937, e Avventura a Salisburgo, del 1938.