L’isola dei femminielli: confino e libertà

Henry Scott Tuke Beach Study

Alcuni capitoli della Storia rimangono sconosciuti ai più, non vengono inclusi nella memoria collettiva, e c’è il rischio concreto di perderne le tracce. Questo finché artisti, fotografi, storici o studiosi non decidono di usare le loro voci per riportarli alla luce, per aggiungere un tassello ulteriore alla Storia già conosciuta e salvarli dall’oblio.

Ciò non accade solo per ciò che riguarda altri paesi o epoche remote, e non è semplicemente dovuto alla “selezione delle rilevanze” (di cui ho parlato in passato nell’articolo sulle “donne di conforto” in Giappone). Succede anche per accadimenti non così lontani da noi, né nel tempo né nello spazio. Nel pieno spirito del nostro blog, oggi andremo a riscoprire proprio una di queste storie, ambientata a San Domino, tra il 1939 e il 1940. Le Isole Tremiti, durante quel periodo, divennero difatti un luogo di confino: San Nicola per i comunisti e i sovversivi, San Domino per gli omosessuali.

Aldo Simeone, nel romanzo L’isola dei femminielli, edito da Fazi, narra la storia dei quarantacinque uomini catanesi costretti al confino a San Domino, colpevoli secondo il questore di Catania, Alfonso Molina, di “pederastia passiva”. Il confino non richiedeva infatti né processo né capo di imputazione, e permise al questore di segregare gli uomini e di privarli della loro libertà, “nell’interesse del buon costume e della sanità della razza”.

Il confino è per sua stessa definizione un luogo in cui la libertà personale viene limitata, specie quella di movimento. I confinati a San Domino furano costretti a condurre una vita di stenti, in condizioni igieniche precarie, sottoposti alle decisioni arbitrarie e i soprusi dei carabinieri.

Henry Scott Tuke The Bathers 1922
Henry Scott Tucker, I bagnanti, 1922, acquerello, collezione privata.

Allo stesso tempo però, lontani dalla società e dal suo costante giudizio, gli uomini al confino potevano finalmente vivere senza costrizioni, senza paura di utilizzare gli appellativi, gli abiti o gli atteggiamenti che preferivano e sentivano propri. A San Domino potevano vivere una libertà mai provata prima, condividendo sogni e parlando di futuro.

Lo prese una specie di benessere. Un senso d’affrancamento. E però non era una libertà ritrovata; era piuttosto una libertà sconosciuta, che metteva paura. Una vertigine.

I personaggi, che sono poi persone realmente esistite, sono diversissimi tra loro, ciascuno con la sua storia, personalità e modo di evadere dalla dura realtà quotidiana. Con tanto tempo a portata di mano ma nessun orologio per misurarlo, nascono tra loro amicizie e relazioni, in un continuo mescolarsi di sentimenti di fratellanza, invidia e supporto reciproco. Tutto ciò fino al 1940, quando i confinati vengono rilasciati per essere arruolati a combattere nella Seconda Guerra Mondiale, di cui molti di loro saranno vittime.

L’incendio si era spento. Una sola sottolineatura rossa segnava l’orizzonte, come un errore di ortografia. Il cielo s’illividiva.

Il romanzo è colmo di descrizioni lessicalmente meravigliose ed estremamente evocative, di dialoghi impeccabili, e contiene la giusta dose di suspense e aspettativa. Mi sentirei di sottolineare che, se non letto tutto d’un fiato, a volte non è immediato ricollegare i molteplici personaggi, tutti chiamati con i rispettivi appellativi – la Sticchina, la Fisichella, la Picciridda – alle rispettive personalità, storie del passato e intrecci di pettegolezzi. Al di là di ciò, “L’isola dei femminielli” è un romanzo estremamente scorrevole e carico di riflessioni filosofiche sul senso della vita e della libertà.

aldo simeone, l'isola dei femminielli

Nelle pagine finali del romanzo, in cui si ricostruisce la genesi del processo che ha riportato a galla questa storia, ho scoperto che Luana Rigolli, una fotografa in cui mi ero imbattuta su Instagram grazie alle sue foto mozzafiato di Lanzarote, Procida, e Stromboli, ha avuto un ruolo fondamentale nel raccontare San Domino.

Rigolli è una fotografa che cattura magistralmente le isole e le vite di coloro che ci abitano. Ha dedicato un reportage, l’Isola degli Arrusi, a San Domino ed i suoi confinati, raccogliendo documenti dall’Archivio di Stato, testimonianze degli isolani e fotografie dei luoghi in cui gli “arrusi” si incontravano a Catania prima dell’arresto. Ancor prima di lei, alcuni altri autori e studiosi avevano approfondito e scandagliato i fatti del 1939-40 per riproporli all’attenzione del pubblico, facendoli arrivare fino a noi, lettori del romanzo di Simeone.

Ecco quindi che, in modo particolare a giugno, mese dell’orgoglio LGBT+, L’isola dei Femminielli è un romanzo da leggere e far leggere: non solo è una lettura piacevole dal punto di vista puramente letterario, ma rappresenta un atto di memoria e politico, per far sì che le vite di questi quarantacinque uomini non siano mai dimenticate.

 


In copertina: Henry Scott Tuke, Studio di bagnante, 1928, olio su tavola, London, Royal Academy.

Vittoria Pauri
Vittoria Pauri

Alla domanda “Qual è il tuo motto?" non avrei esitazione a citare una frase di Gandhi: il miglior modo per trovare se stessi é perdersi nel servizio degli altri. Le due cose di cui non posso fare a meno sono la curiosità di capire ciò che mi capita intorno e un quadernetto su cui scrivo tutto quello che mi passa per la testa e su cui colleziono frammenti di libri, poesie e conversazioni.