La fotografa degli spiriti: coincidenze fortuite, episodi trascendenti

Frederic Boissonnas autoritratto 1900

Durante la lettura di un romanzo, non è inconsueto imbattersi in un personaggio che susciti la nostra totale ammirazione, in uno sventurato con cui risulta assai facile empatizzare, o ancora in qualcuno che generi in noi una velata ostilità. Più raro è invece trovare un personaggio estremamente simpatico. In quest’ultima categoria rientra l’avvocato Ferro, un ometto dall’aspetto insignificante ma dotato della più sferzante ironia. Le sue battute e considerazioni cariche di sarcasmo colpiscono tutti, in particolare i suoi affetti più cari, tra cui la cugina Eloisa:

I suoi passi, pensò l’avvocato alzando gli occhi al cielo. Come aveva potuto pensare Eloisa di non farsi cogliere in castagna, con quel suo trottare equino?

Partiamo però dall’inizio. Il romanzo di cui voglio parlarvi oggi è La fotografa degli spiriti di Desy Icardi. Vorrei rimanere il più vaga possibile (come cerco di fare in ogni recensione, ma oggi ancor di più), sperando che possiate leggerlo anche voi e gustarlo come ho fatto io, senza sapere troppo di ciò che vi aspetta. Siamo all’inizio del Novecento e vi sono due protagonisti, il già citato Edmondo Ferro, e Pia, figlia di contadini piemontesi. Due vite che scorrono parallele e non potrebbero essere più distinte tra di loro.

L’una, quella di un avvocato mediocre che desirerebbe unicamente leggere e si trova invece a dover sottostare agli ordini dello zio-despota nel rinomato studio legale di famiglia. L’altra, quella di una ragazza estremamente buona di cuore, che “acconciata e vestita con decoro avrebbe potuto risultare passabile, se non fosse stato per l’occhio sinistro che si volgeva a fissare chissà che”. Due mondi all’apparenza distanti ma incredibilmente affini…

L’avvocato Ferro ha un’interazione speciale con ciascuno dei suoi romanzi e i rispettivi autori, con cui talvolta addirittura parla, suscitando perplessità in chi gli sta intorno.

La fotografa degli spiriti, Desy Icardi

La compagnia della signorina Austen era un balsamo per il cuore, quella brava e generosa ragazza non negava mai ai suoi lettori la grazia di un lieto fine.

Pur avendo potuto studiare solo fino ai sette anni, anche Pia è un’accanita lettrice, e per i genitori è proprio il fatto di leggere continuamente i pochi libri prestati dal parroco che la rende ancora più strabica. Nonostante le condizioni di partenza assai diverse, l’intenso piacere della lettura accomuna entrambi.

L’alternanza delle due storie rende la narrazione dinamica e coinvolgente. Le vicende sono inoltre costellate di imprevedibili peripezie, elementi trascendenti – come si evince già dal titolo stesso – e fortunate coincidenze, così da ottenere un ritmo ancora più incalzante.

Sono sempre dubbiosa se cominciare la lettura di una serie di romanzi non dal primo volume. In questo caso, ispirata dalla trama e anche dalla fama dell’autrice, ho deciso di fare un’eccezione. Sono partita così da La fotografa degli spiriti, che è il quarto di quella che Icardi stessa definisce “pentalogia sensoriale”. I tre libri precedenti, tra cui L’annusatrice di libri, erano dedicati all’olfatto, l’udito e il tatto, mentre il fulcro del quarto romanzo è il senso della vista. Centrale è infatti per i personaggi saper cogliere e lasciarsi guidare dagli sguardi che si posano su di loro, che spesso conducono a grandi occasioni.

Un romanzo che vale la pena di leggere sia per l’interessante espediente narrativo messo appunto da Desy Icardi sia per la pungente ironia e i numerosi colpi di scena, per iniziare l’anno con una buona lettura.

 

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Desy Icardi è nata e vive a Torino. Oltre a La fotografa degli spiriti, ha pubblicato con Fazi Editore ha pubblicato L’annusatrice di libriLa ragazza con la macchina da scrivere e La biblioteca dei sussurri. con grande successo di critica e di pubblico.

In copertina: Frederic Boisonnas, Autoritratto, 1900

Vittoria Pauri
Vittoria Pauri

Alla domanda “Qual è il tuo motto?" non avrei esitazione a citare una frase di Gandhi: il miglior modo per trovare se stessi é perdersi nel servizio degli altri. Le due cose di cui non posso fare a meno sono la curiosità di capire ciò che mi capita intorno e un quadernetto su cui scrivo tutto quello che mi passa per la testa e su cui colleziono frammenti di libri, poesie e conversazioni.