Con – tatto: forme di resistenza artistica nelle periferie

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Un reportage e la storia di questi mesi

 

“La città è un grande corpo” ci dice Ivan riecheggiando le parole di Durkheim quando lo intervistiamo trovandolo alle prese con la sua ultima opera di lettering all’altezza del Naviglio Grande. Sta scrivendo la parola “impegno” e ci dice che la parola è epifania, disvelamento, e che come quando ci trucchiamo per scoprire e indicare il non detto, accordandolo alle note di uno stato d’animo o di una celebrazione, anche i muri si coprono, si sporcano di colore, per parlarci e assumere contorni più netti.

Il lettering di Ivan l’abbiamo ritrovato per caso anche sulle pareti dell’associazione Furfari a Corvetto, e ci è sembrato quasi accarezzare l’intuizione che abbiamo provato a condensare nel titolo del nostro progetto: l’idea che il gesto artistico, materico, fatto di suoni, colori e parole che si fanno carne viva possa gettare un ponte tra le persone e le idee, accorciando le distanze e creando una segreta opposizione nei confronti di tutte quelle componenti che all’interno di una grande città possono talvolta apparire come disgregative o gerarchizzanti.

Con – tatto: forme di resistenza artistica nelle periferie è un reportage in otto puntate, accorpate a due a due in modo da sviluppare i quattro temi che più ci sono sembrati rappresentativi: le puntate di Muri corpo vivo in particolare ci parlano della street art e delle potenzialità insite in un muro scarno e in qualche secchio di colore; con le due puntate di Finestre aperte abbiamo invece  voluto porre l’accento sugli spazi aperti e la loro capacità di dislocarsi come luoghi tanto multidimensionali almeno quanto sono ricche di diversità le persone che li attraversano.

Con-tatto: forme di resistenza artistica nelle periferie

Infine, con le puntate de L’unione fa la forza abbiamo voluto offrire un piccolo spaccato di due realtà fortemente sociali: l’associazione Furfari e la Brigata Brighella. La prima svolge la sua funzione di collante attraverso l’Hip Hop e in particolare il Rap, la seconda affianca il lavoro delle Brigate di Solidarietà per l’Emergenza portando nei cortili di periferia fiabe e racconti.

L’idea di occuparci della Brigata Brighella è nata durante le ultime fasi di lavorazione del reportage, bloccate dalla pandemia: se l’intento iniziale era concentrarsi su quelle realtà in grado di essere collante fra le persone, di sollevare, come una polvere magica, il potere comunicativo di un certo uso della cultura e della manifestazione artistica, questi cantastorie contemporanei ci sono sembrati in grado di incarnarlo alla perfezione. Ed è così che emerge la capacità dell’arte di ridisegnare non solo gli spazi fisici, ma soprattutto quelli relazionali, umani: di tracciare contatti.

Come seguendo una traccia luminosa e serpenteggiante in grado di tenere insieme differenti età, etnie e classi sociali, ci è sembrato di poter lanciare l’esca di un sottile fil rouge per poterlo rintracciare e raccogliere a fine percorso, come se ci potesse essere una strana sintonia tra le parti; come se volessimo anche noi rappresentare con questo reportage a puntate gli arti di uno stesso corpo pulsante come quello di cui ci ha parlato Ivan.

Con-tatto: forme di resistenza artistica nelle periferie

Una città si presenta con le vesti degli individui che la popolano, ma anche gli individui assumono gli abiti della città in cui si trovano a vivere, con il loro microcosmo di affetti, relazioni sociali, impulsi e costrizioni, desideri e appelli all’essere, risposte mancate, necessità ancora inaffiorate ma gorgoglianti sotto lo strato denso del cielo della propria città, del proprio cielo.

Con il nostro lavoro abbiamo provato a esplorare questo coro di voci, in particolare quello che emerge laddove la marginalità dei luoghi a lato del restante tessuto urbano sembra condannare a un fitto silenzio, e l’anonimia dei quartieri fatiscenti ad afasia dissonante.

E abbiamo scoperto strada facendo che è proprio tra questi luoghi che sembra levarsi più forte una volontà di aggregazione, tematizzazione, riscatto, potremmo quasi dire una gioia di vita che ridipinge con tinte nuove il grigiore di certe strade. Sensazione che abbiamo provato davanti alle stampe del locale Ligera mentre vedevamo affluire l’abituale mescolanza di etnie differenti al suo interno, come davanti ai giocolieri che spericolati animano le serate di musica elettronica a Cascinet, come ascoltando le violiniste che suonano all’aperto durante le feste del Parco Trotter o ammirando i progetti recenti di rigenerazione a Gratosoglio.

E che speriamo possa trasmettersi attraverso il lavoro di questi mesi anche a voi.

Nota: l’articolo è stato modificato tra ottobre e novembre 2020, quando sono state pubblicate le ultime due puntate.


Autrice: Valentina Nicole Savino
Regia e riprese: Davide Cipolat
Interviste: Valentina Nicole Savino, Barbara Venneri, Marco Minoggio
Montaggio: Davide Cipolat, Agnes Aquilecchia
Grafiche: Claudia Antini

Traum Fanzine – matrice onirica è una fanzine cartacea nata come autoproduzione a Milano nel 2019, si propone di far dialogare arti differenti creando un progetto trasversale e di sviluppare una riflessione sui temi vissuti come più urgenti dai ragazzi che ci collaborano.

Valentina Nicole Savino
Valentina Nicole Savino

Nasce ormai quasi un quarto di secolo fa in un piccolo paese industriale attaccato a Milano ed è convinta che questa sia stata la primissima causa del suo interesse sociologico. Per il resto ama l'arte e la cultura in tutte le loro forme, anche se riserva uno spazio speciale alla parola scritta, avvicinata e abitata fin da piccola. Non si sente particolarmente a proprio agio nel mondo, ma crede che una buona soluzione possa essere provare a farlo parlare.