Cosa c’è di meglio, alla fine di una lunga e faticosa giornata di lavoro o studio, di chiudersi alle spalle la porta e rilassarsi comodamente seduti sul divano tra le mura di casa propria? D’altronde, come recita un proverbio russo: la mia casa è la mia fortezza. Leggendo alcune fiabe, tuttavia, questa convinzione può venire decisamente meno; non ci credete? Continuate a leggere.
Quando si pensa a un’abitazione nelle case la prima cosa che viene in mente a tutti, ne sono certo, è la casetta di pan di zenzero di Hansel e Gretel. La storia la conosciamo tutti fin dalla tenera infanzia, di come questa casa dall’aspetto così rassicurante e appetitoso celi al suo interno una malvagia strega mangia-bambini; in parallelo a questa, ritengo si possa collocare quella presentata nella fiaba di Riccioli d’oro e i tre orsi.
In entrambi i casi i bambini protagonisti si sono trovati in una spiacevole situazione per essere entrati e essersi serviti di ciò che non gli apparteneva. Sta qui, a mio parere, il filo conduttore che lega le due favole: l‘intento educativo. Quale sistema più efficace per far capire a un bambino che non deve prendere ciò che non è suo, o che non deve accettare nulla dagli sconosciuti, che prospettargli di venire dilaniato da una famiglia di orsi o di venire cotto e mangiato con patate e rosmarino da una orrida megera (magari un po’ eccessivo come messaggio, mi rendo conto, ma indubitabilmente efficace)? La casa rappresenta un’illusione di oasi di benessere quando invece, in realtà, è la proverbiale casa degli orrori; mai fidarsi delle apparenze!
Se queste due non erano per nulla quello che sembravano, tutto il contrario è il capanno caratteristico della Baba Yaga, la strega russa. Immaginatevi di essere il nostro eroe Ivan che cammina per un bosco e si imbatte in questa abitazione completamente di legno, senza porte o finestre sul lato da cui arrivate e che poggia su delle zampe di gallina; che immagine eh? L’unico modo per poter entrare è fare in modo che la casa giri su se stessa (grazie alle zampe) e che rivolga verso di voi il lato con la porta; ciò si può ottenere pronunciando le giuste parole (molti di voi ci rivedranno giustamente una somiglianza con l’orientale Apriti Sesamo).
Una volta ottenuto questo potete entrare e trovarvi faccia a faccia con la strega all’interno: vedrete questa vecchia con la schiena curva e che occupa per intero la capanna. La spiegazione di queste caratteristiche dell’abitazione e della sua occupante ci viene data da Vladimir Jakovlevič Propp nel suo Le radici storiche dei racconti di magia: il fatto che la Baba Yaga tocchi ogni lato del capanno e che sia incurvata sta a rappresentare un cadavere dentro la sua bara (macabro, mi rendo conto).
La casa stessa dunque è il luogo di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti (il fatto che la porta stessa sia originariamente volta a nord, nelle culture nordiche, è un richiamo alla morte: nessuna casa dei vivi volge a settentrione). Più che un passaggio in senso letterale tra i due mondi, tuttavia, questa abitazione può essere vista in un senso più generico di transizione; infatti, in antiche culture, una volta raggiunta una certa età, i ragazzi si trasferivano in una casa comune dove avrebbero cominciato a fare parte attivamente del clan; in questa ottica, si possono vedere le origini della casa della strega russa. Le antichissime radici alla base di questa componente delle fiabe si ritrovano anche nella magia della parola (come la chiama Propp) che fa in modo che la casa si volti per fare entrare l’eroe.
Come poi non citare la favolistica irlandese? In questo contesto, a farla da principe sono le abitazione delle creature incantate. Queste si trovano prevalentemente all’interno di verdi colline, o, comunque, nel sottosuolo. A questo proposito cito solo una fiabetta corta corta: una donna che era andata a recuperare le sue mucche viene sorpresa da un fortissimo vento in cima a un’altura; questo la costringe a piantare l’anello di ferro a cui erano legati gli animali nel terreno, dal buco esce la testa di un folletto che la rimprovera di cercare di rompere casa sua; di fronte alle scuse della donna, l’essere magico non solo le indicherà un posto riparato, ma le garantirà anche che i suoi animali non sarebbero mai rimasti senza latte. Non è opportuno violare le case dei primi abitanti d’Irlanda, ma se avrete l’umiltà di scusarvi e di riconoscere l’errore, questi non vi serberanno rancore, anzi, saranno lieti di darvi una mano (una bella differenza rispetto alla strega di Hansel e Gretel).
Da tutto quello che avete appena letto credo ci sia un consiglio che varrebbe la pena tenere a mente e che ogni fiaba cerca di insegnarci:quando siete soli in un bosco passeggiando e vedete una casa, non fermatevi all’apparenza, fate attenzione a chi la abita!