Breakfast Club, il cult anni ’80 sempre attuale

Breakfast club

Usando il linguaggio più semplice e la definizione più comoda, lei ci vede come: un cervello, un atleta, un’handicappata, una principessa e un criminale. Credo che lei sarà felicissimo di tutto questo.

Distinti saluti, il Breakfast Club.

Questa è solo una frase di un semplice tema scolastico dato da svolgere come punizione per comportamenti poco corretti. Nulla di nuovo in apparenza, se non fosse che le parole sopra citate riassumono quelli che sono stati gli anni Ottanta visti dagli occhi dei giovani ed anche l’essenza stessa di Breakfast Club, film scritto, diretto e prodotto da John Hughes e proiettato nei cinema per la prima volta nel 1985. Teen movie ormai diventato cult, simbolo della generazione X statunitense, cresciuti dai baby boomers, genitori e insegnanti visti appunto come fulcro di un potere da dover abbattere servendosi della disobbedienza e dell’anticonformismo.

Proprio il senso di incomprensione e disapprovazione che i ragazzi percepiscono da parte della generazione adulta, vengono mostrati magistralmente nella pellicola, donando al film un’atmosfera inedita, fatta di dialoghi crudi, a tratti volgari, e sguardi acuti, schietti, furiosi, del tutto inusuali per quanto riguarda i teen movie fino a quel momento prodotti negli USA. Siamo inoltre negli anni in cui la società dei consumi sta nascendo espandendosi velocemente: è interessante notare come alcuni brand oggi famosi a livello mondiale vengano strategicamente sparpagliati nelle varie inquadrature.

Il plot si sviluppa in spazi e tempi ben definiti: siamo al 24 marzo del 1984 in una scuola superiore di Chicago. John, Claire, Andy, Allison e Brian, cinque ragazzi molto diversi tra loro, si trovano costretti a condividere la biblioteca della scuola per l’intera giornata: sono stati messi in punizione dal preside Vernon, ognuno per un motivo diverso di cui il pubblico verrà a conoscenza durante le loro conversazioni. Viene assegnato loro il compito scrivere un tema su se stessi, per conoscersi più a fondo e per comprendere i loro presunti “sbagli” commessi.

breakfast club

È proprio all’interno di questo spazio in cui sono costretti che i personaggi iniziano a conoscersi, con un’iniziale ostilità e diffidenza, per poi scoprire di avere un punto in comune: ognuno di loro, a modo suo, giunge quotidianamente ad uno scontro diretto con il mondo degli adulti, fatto di severità, distacco e freddezza. Questo li unisce, li rende collaborativi, pronti per affrontare il preside, brutale cerbero della situazione, prendendosi beffa di lui.

Sono loro il Breakfast Club. Gran parte delle personalità dei ragazzi si evince proprio dal tipo di colazione che dagli zaini esibiscono sui banchi nel momento della pausa di metà giornata. Evidente infatti l’accuratezza, a livello di riprese, durante la sequenza in cui i personaggi consumano i loro pasti.

La loro identità si modella però soltanto nel corso della narrazione. John, Claire, Andy, Allison e Brian sono etichettati distrattamente dalla società con epiteti eccessivamente risolutivi, che solo in apparenza possono sembrare corretti.

John, il “criminale”, è il pessimo elemento del gruppo, il collezionista di punizioni ad un passo dall’espulsione dalla scuola. Nasconde la sua fragilità, dovuta ad una figura paterna assente e violenta, con atteggiamenti da bullo, che oscillano tra aggressività e rabbia. Non perde per un attimo di vista Claire (interpretata da Molly Ringwald), la “principessa”. Ragazza di buona famiglia, in via del tutto eccezionale si trova a dover scontare questa punizione. Outfit dai colori caldi, rosa e marrone, ornato di smalto alle unghie e rossetto, fa parte delle ragazze più popolari della scuola. Fin dalle prime battute apre uno scontro diretto con John: i due si scopriranno più vicini che mai a fine giornata.

A prendere le difese di Claire interviene ogni volta Andy, l’”atleta”, con una futura carriera sportiva messa in discussione proprio da questa punizione. Lui è il tipico ragazzo di cui ogni ragazza come Claire potrebbe innamorarsi: biondo, dal fisico atletico, difende i più deboli, sa difendersi se necessario, senza eccedere. Sarà proprio l’eccessivo autocontrollo che caratterizza Claire e John, sfociato in repressione e obbligo di sentirsi sempre all’altezza, ad averli messi nei guai?

The Breakfast Club

Nella fila di banchi accanto a loro ci sono ancora due ragazzi, i più silenziosi. Allison, l’”handicappata”, con la testa china sul banco, nascosta da capelli corti e spettinati, un vestito sgualcito e un paio di sneakers nere tanto quanto i suoi capelli. Si fa presto a parlare di disabilità, lei in realtà è semplicemente introversa e per questo percepita come strana. Sarà Claire a farla sbocciare, e di questo si accorgerà anche Andy. Il motivo per cui Allison si trova a scontare la punizione vince su tutti in originalità. Last but not least, Brian, il “cervello” (in inglese l’assonanza tra Brian e brain è molto forte), è il secchione, dalla corporatura minuta, preso in giro a causa della sua timidezza e del suo interesse per la Conoscenza: l’ultimo soggetto che vi aspettereste di vedere in punizione.

Giungendo alle ultime battute del film, è interessante notare come le azioni negative commesse dai ragazzi, motivo del loro incontro, abbiano la medesima origine: il tipo di rapporto creatosi negli anni con i rispettivi genitori.

Breakfast Club è una commedia drammatica che alterna scene comiche a momenti di riflessione. Sulle note di Don’t You dei Simple Minds e le sfumature del tramonto di quell’intenso sabato 24 marzo di trentaquattro anni fa, i cinque ragazzi valicheranno l’ingresso della scuola sentendosi diversi, cresciuti, più consapevoli delle loro identità, accettandosi senza vergogna ed anzi, apprezzandosi. Senza voler cambiare nulla della loro personalità, sono tutti disposti a migliorarsi. Sono molte le tematiche che emergono durante i dialoghi dei personaggi: individualismo, pregiudizi, conformismo, senso di rivoluzione, ricerca dell’identità, consapevolezza dei propri errori, adolescenza. Il tutto si combina con equilibrio dando vita ad un film tra i più importanti dell’epoca, inserito nel 2016 nel National Film Registry presso la biblioteca nazione degli Stati Uniti.

Al suo trentacinquesimo anniversario dall’uscita nelle sale, non possiamo che guardare Breakfast Club con la consapevolezza che dopo tutti questi anni riusciamo ancora ad immedesimarci nei cinque protagonisti della storia, rappresentanti di valori e atteggiamenti tutt’oggi molto sentiti da adolescenti e post-adolescenti, desiderosi di migliorare il mondo migliorando prima di tutto se stessi.

Ilaria Calò
Ilaria Calò

Amo il silenzio, la riflessione e la parola scritta, sono affascinata da molte forme d’arte (ho un concetto di arte molto ampio) in cui includo, tra il resto, anche la natura e la scienza. Molti mi dicono che ho gusti retrò: lo considero un grande complimento. Credo profondamente in sole tre parole: “coerenza”, “rispetto” e “parola”.