Bella ciao remix: put your hands up in the air

Bella ciao remix

Agosto 2018, Francoforte.

La città non riposa. Il classico deserto agostano che caratterizza gli uffici e le metropoli italiane in Germania semplicemente non esiste. Lungo il Meno ogni fine settimana eventi, festival, esposizioni, proiezioni di film, bancarelle e food truck accompagnano il rituale gesto tedesco: sollevare i boccali traboccanti di birra verso cielo e poi tingere barba e baffi di schiuma prima di andare in apnea tuffando il viso in un primo lunghissimo sorso.

Nel mezzo dell’Osthafen Festival e, per la precisione, nel mezzo di un Rindswurst (una salsiccia di manzo tipica della zona) sento delle note e un ritmo che mi pare familiare. Avvicinandomi trovo un dj che urla: “Put yur hands up in the air” ad una piazza intera: una piazza tedesca piena di giovani che cantano a squarciagola Bella ciao. La conoscono tutta, anche le strofe, non solo il ritornello. L’effetto è straniante, quasi ossimorico, soprattutto in versi come “mi sono svegliato e ho trovato l’invasor”. La scena nel complesso inizialmente è quasi disturbante: come si permettono di remixare brutalmente una canzone che non è loro e di cantarla così giulivamente, per di più non sapendo nemmeno cosa stanno dicendo?

Poi, man mano che i versi si susseguono, diventa difficile ignorare i sorrisi dei ragazzi che saltano tutti a ritmo. Diventa anche sempre più evidente che non ci sono solo tedeschi, ma ragazzi di ogni etnia, da ogni parte del mondo: a Francoforte la percentuale di immigrati è pari al 51,2 % della popolazione, rendendo quindi i nativi la minoranza della popolazione in città.

Più le note incalzano, più lo straniamento si affievolisce, la fronte si distende e il piacere, la genuina gioia di stare insieme prende il sopravvento.

A questo punto sorge spontanea la domanda: come ci è finita Bella ciao in Germania?

Bella ciao casa di carta

Bella ciao ha una lunga storia, che inizia in Francia nel XV secolo e arriva fino 2015, anno in cui viene cantata durante le commemorazioni funebri per Charlie Hebdo, passando per il 2011, quando viene intonata durante Occupy Wall Street.

Nel 2017 la serie spagnola La casa de Papel usa Bella Ciao più volte, proprio nei momenti chiave della serie: quando i protagonisti riescono a entrare nella zecca spagnola, o meglio la Fábrica nacional de moneda y timbre di Madrid, e viene cantata dal Professore e da Berlino in un momento cruciale.

Questa ripetizione non è casuale, ma evidenzia il ruolo centrale della canzone, che rappresenta la chiave di lettura di tutta la trama: non si tratta di una semplice rapina, ma di un forte gesto nei confronti dell’intero sistema economico.

Netflix consacra la serie da show nazionale a fenomeno globale e Bella Ciao esplode, divenendo fonte di ispirazione per diversi artisti a livello internazionale.

I primi remix conservano traccia della loro ispirazione nel video, in cui sono presenti le caratteristiche maschere usate nella casa di Carta, come nel caso del remix di Steve Aoki in collaborazione con i colleghi italiani Marnik, o nel remix di Glorent Hugel, divenuto una hit da oltre 37 milioni di visualizzazioni su Youtube e piazzato da 10 settimane nelle classifiche tedesche. In Francia il rapper Maitre Gims ha collaborato con Naestro, Vitaa, Dadju e Slimane creando un mix techno in cui una parte del testo è l’originale italiano, mentre altre parti vengono cantate in francese; il singolo ha ottenuto il titolo di singolo d’oro dell’estate oltralpe. Dulcis in fundo, Bella Ciao ha risuonato anche al Tomorrowland (celeberrimo festival di musica elettronica)

Bella ciao ha ispirato artisti da tutto il mondo, animando il 2018 con nuove forme e nuovi ritmi. Nuova trovata commerciale o evoluzione di una canzone che si rinnova al passo con i tempi? Ai posteri l’ardua sentenza. Di quella ossimorica notte sul Meno posso solo raccontarvi della gioia di stare insieme, del piacere di non vedere invasori e invasi, ma solo una folla di sorrisi che cantavano insieme in italiano, stonando ognuno con un accento diverso.

Ilaria Rossini
Ilaria Rossini

Creatività e curiosità in terra milanese dal 1994. Mi sono laureatata in Lettere Moderne con una tesi sulla riscrittura funzionale e in magistrale in Comunicazione per l'impresa, i media e le organizzazioni complesse all'Università Cattolica del Sacro Cuore.Le mie passioni: il marketing, la comunicazione, la corsa e i biscotti con le gocce di cioccolato. Ogni giorno cerco di scoprire e imparare qualcosa di nuovo, perchè come dice Einstein: “The important thing is to not stop questioning. Curiosity has its own reason for existing”.