Devo assolutamente trovare dei titoli con una verve superiore a “Titolo dell’opera“. D’altro canto, temo che estendere la formula “Titolo dell’opera: quando la trasposizione filmica diventa… Caratteristica propria della trasposizione filmica” all’intero articolo risulterebbe non solo gravoso per lunghezza, ma anche per le profanità che avreste (e avete avuto) modo di trovare nel ruolo di “Caratteristica propria della trasposizione filmica“.
Penserò a qualcosa.
Per intanto, lasciate che questo issue peschi a piene mani da temi cari alla rubrica Origines (NB: per quanto distorti e non raffigurati nella loro assoluta storicità), presentandosi ai vostri occhi con il…
Titolo a mezza pagina!
300: Quando la trasposizione filmica diventa… Zanne e Castrazione.
Ribadisco, devo trovare un altro modo di porla, però mi fa ancora un certo effetto.
Ora, la domanda che credo molti di voi vi starete ponendo al momento è la seguente:
“Maaaa (numero variabile di “a”)… Di 300 c’è anche il fumetto?”
Ebbene sì, amici miei. E precede di 9 anni il film di cui tutti, bene o male, avrete sentito parlare. Ideato da Frank Miller e colorato da Lynn Varley, è stato proprio quest’albo formato 17×26 del 1998 a introdurre il concetto di assoluta figaggine degli allora trascurati Spartani, riaffermato nel 2007 dal film di Zack Snyder, lo stesso regista menzionato solo un articolo fa per Watchmen.
Non so voi, ma già questa a me pare una sorta di garanzia.
Senza menzionare il fatto che Miller abbia collaborato col regista alla trasposizione filmica della sua opera, a differenza di Moore per il già criticato “film di V per Vendetta” (che alcuni ritengono si chiami “V per Viulenza”, con Diego Abatantuono nel ruolo di punta).
Parto dal presupposto che tutti (o quasi) abbiate in mente il film, almeno per sentito dire o per aver visto un trailer, e possiate quindi visualizzare con relativa chiarezza il particolarissimo stile grafico e fotografico, la brutalità e il carattere iconico di diverse scene (più simili a dei quadri che a delle sequenze tese alla narrazione, a mio parere), e, come già affermato, la badassness (equivalente gergale inglese dell’italiano “figaggine“, già di per sé improprio e usato a sproposito) degli opliti in rosso, ciascuno dei quali equiparabile per potenzialità belliche a un elicottero Apache.
Sappiate che tutti questi elementi il film li trae dalla graphic novel con una fedeltà più che encomiabile, utilizzando il medium filmico per rafforzare ulteriormente lo slancio vitale (e mortale, per l’opera in questione) proprio delle tavole di Varley, i colori spenti e terrosi del quale sopravvivono nel film grazie alla particolare scelta della regia, addolciti (si fa per dire, sempre considerata l’opera) soltanto dalla giustapposizione con il bagliore scarlatto dei triboni (si definiscano tali i “tostissimi mantelli“) delle trecento macchine da guerra bipedi.
Tra le differenze fumetto/film più “innocenti” possiamo fare menzione del carattere paterno del Leonida inchiostrato, il quale tra l’altro esprime indirettamente i suoi pensieri nel corso della vicenda e appare leggermente più avanti cogli anni rispetto al Gerard Butler del film, e una minor presenza “a schermo” della sua dolce consorte rispetto alla regina lacedemone in carne e ossa interpretata da Cersei Lannist… Lena Headey.
Per quanto concerne mutamenti più “tosti”[1]…
Francamente, non so con precisione come introdurre l’argomento. In questo particolare caso, credo potrei servirmi impunemente della produzione del noto e apprezzato YouTuber yotobi (no, non è un gioco di parole), che presumo molti di voi abbiano in mente, indirizzandovi al minuto 10:02 del suo ormai vecchio video sul film Amore 14.
Ok. Avete visto?
Bene, posso procedere. Immaginate che, nello scrivere (e al contempo pronunciare) ciò che segue, io abbia usato la sua stessa intonazione, nonché assunto la medesima espressione.
PENI?!
“Fedele” più del film a certi aspetti dell’antica grecità, nel fumetto la nudità maschile è preponderante. Già. Nulla di sconvolgente, bambine e bambini, ma qualcuno (me incluso) potrebbe tendere più verso la ” castrazione” (come da titolo) dei vestiti[2] applicata nel film
Il secondo aspetto controverso, stavolta tanto per noi quanto per gran parte della critica, è la resa filmica delle “cento nazioni dell’impero persiano”: se nel fumetto, fatta eccezione per qualche piercing qua e là e per un Serse decisamente fuori dalla norma[3], l’esercito persiano appare abbastanza consono a una storicità fittizia, nel film paragonare i soldati del Gran Re alle schiere dell’inferno non sarebbe forse un’esagerazione, vista la quantità di zanne, fattezze diaboliche e masse impossibili esibite soprattutto nelle scene relative al corpo degli Immortali. Scelta malevola o semplice esibizione di “mirabilia” di un impero sconfinato? Non si può dire per certo. Senza dubbio, ottimo modo per attirarsi le inimicizie degli attuali abitanti di quelle terre esotiche e misteriose, ma di certo poco demoniache.
Efialte, c’è da dire, resta piuttosto bizzarro in entrambi i medium. Le mie personalissime e sentitissime scuse nel caso la mia ignoranza di patologie mediche diventi esplicita a un lettore di questo articolo nelle sue precise condizioni.
Ok, abbiamo detto tutto, credo.
…
Non devo farlo. Trattieniti. Trattieniti. Tratt…
Oh, al Diavolo.
Vi lascio con una morale: mai edificare una città vicino a un pozzo senza fondo. Passo e chiudo.