«Qual è il contrario della solitudine, Kadir?»
«Il mare, Rais»
Sono nato e cresciuto in una città di mare. Davanti ai miei occhi, per molti anni e adesso, quando ritorno occasionalmente in Sicilia, si apre il Mediterraneo in tutti i suoi azzurri e verdi che si confondono con l’orizzonte lontano. Forse è per questo che la lettura di Rais di Simone Perotti mi ha particolarmente affascinato, perché è un racconto sul Mediterraneo e sulle persone che lo hanno attraversato.
Il romanzo narra le vicende di Dragut Rais, ancora oggi salutato come “la spada vendicatrice dell’Islam”, considerato uno dei maggiori pirati ottomani mai esistiti. Simone Perotti inserisce la sua storia, sconosciuta ai più, nella cornice più ampia della prima metà del Cinquecento, secolo in cui il Mediterraneo perde la sua centralità come fulcro degli scambi politici e commerciali a favore di nuove rotte come quelle americane.
L’autore riesce così a delineare il fermento di un’epoca e gli enormi cambiamenti a cui dovettero abituarsi gli uomini di quei decenni, consegnando al lettore il ritratto di figure storiche – come quella di Andrea Doria – con grande naturalezza. Il suo è un lavoro frutto di ricerche che lo hanno condotto in tutto il mediterraneo per un lasso di tempo di circa nove anni.
In particolare ricostruisce la storia del Kitab-i-bahriye, ovvero il Libro del mare vergato da Piri Rais nel 1513 per conto di Selim I, sultano dell’impero ottomano. Quest’opera aveva lo scopo di ridimensionare l’importanza della scoperta di Cristoforo Colombo e di riaffermare l’egemonia ottomana che era stata rimessa in discussione dall’apertura delle rotte atlantiche.
Tra le pagine del romanzo emergono i ritratti di personaggi complessi, molto distanti tra loro. Di Dragut Rais è ricostruita la tumultuosa vicenda biografica fin da quando è bambino. Nell’apertura del romanzo lo vediamo correre sulle alture verso il villaggio in cui è nato, ne seguiamo i pensieri fino a quando non viene rapito dagli ottomani e da lì inizierà la sua storia. Ai ricordi di quei primi giorni si intreccia poi, nel corso del romanzo, la voce disincantata del vecchio Dragut che racconta la propria storia al suo servo Kadir. Il racconto così da romanzo di formazione si trasforma in una serie di riflessioni, di massime che ricordano la scrittura di Marguerite Yourcenar.
Ma il personaggio che forse si staglia di più su tutti gli altri è Bora, l’unica presenza femminile della vicenda. Schiava di origini balcaniche, bella, di quella bellezza che richiama i canoni estetici propri dell’epica classica, vive confinata per tutto l’arco della sua esistenza su un’isola, dove ad un certo punto incontra Dragut Rais. La sua storia ricorda molto da vicino Didone, la regina di Cartagine che venne amata e poi abbandonata da Enea.
Bora, però, a differenza della figura virgiliana, non si abbandona a nessun atto tragico, ma attraversa un’epoca e la osserva, da lontano. L’autore, come ha dichiarato sia in alcune interviste che in occasione delle presentazioni del romanzo, ha sentito la sua figura come la più vicina, prossima, alla quale ha sacrificato diverse pagine che inizialmente voleva dedicare agli altri protagonisti dell’epopea mediterranea.
Quello di Simone Perotti, come lui stesso lo ha definito, è “un romanzo di romanzi possibili”, un romanzo-mondo in cui non solo si delinea un’epoca storica ma un intero universo, un modo di esserci e di esistere dei personaggi. È un romanzo di avventura che però non si limita al gusto dell’avventura per l’avventura. Il centro del romanzo infatti è la libertà. Rais è un pirata ma anche un uomo libero, Bora è costretta in un’isola, è privata della libertà, ma allo stesso tempo la sua curiosità le dà una libertà anche maggiore.
Nonostante sia stato pubblicato ormai diversi anni fa, Rais mantiene intatta la sua forza espressiva e ci sembra importante recuperarlo anche alla luce di romanzi molto recenti come Ferrovie del Messico, per esempio, che mostrano sia un’enorme varietà stilistica sia un’enorme capacità di delineare mondi e universi.
Forse è per questo che dopo anni ho deciso di rileggere il romanzo di Perotti, per immergermi di nuovo in un mondo fatto di isole, di barche e pirati, per sentire di nuovo, anche a chilometri di distanza, il rumore del mare.
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Simone Perotti è nato a Frascati nel 1965. Autore di numerosi saggi (Adesso basta – Lasciare il lavoro e cambiare vita, Chiarelettere 2009) e romanzi (Uomini senza vento, Garzanti Libri 2010) è inoltre l’ideatore e il co-fondatore di Progetto Mediterranea, spedizione nautica, culturale e scientifica con cui sta viaggiando in tutto il Mediterraneo.