Q di Luther Blissett: una vicenda feroce, improbabile, avvincente

Q Luther Blissett

La memoria.
Sacca piena di cianfrusaglie
che rotolano fuori per caso
e finiscono col meravigliarti,
come se non fossi stato tu a raccoglierle,
a trasformarle in oggetti preziosi.

Nella prima metà dell’800 o giù di lì[1], quell’inguaribile rompipalle di Alessandro Manzoni si interroga sulla legittimità del romanzo storico, di quel genere cioè necessariamente finzionale affondante però le radici nel terreno della Storia, e quindi in quello della verosimiglianza o della pretesa tale.

Nel 1999, il collettivo anonimo noto come Luther Blissett (che, successivamente, ha dato vita al più ristretto gruppo Wu Ming, «senza nome»)[2] pubblica il libro Q, romanzo storico di strepitoso successo distribuito secondo copyleft, nella più assoluta libertà di uso e consumo a fini non commerciali; in opposizione al più canonico copyright.

Luther Blissett Q

Circa tre anni fa, dopo che numerose persone già hanno tessuto le lodi del volume in sua presenza, l’autore di quest’articolo e i suoi compagni di lezione si sentono raccomandare Q come uno splendido esempio di romanzo storico da una professoressa universitaria di storia.

Il 15 novembre 2017 l’autore di questo articolo si sveglia di discreto umore nonostante la deleteria dimenticanza di una colazione solida, risolve qualche incombenza burocratica, consuma pasti relativamente poco lauti ma sufficientemente soddisfacenti, va in palestra e poi trascorre una serata adrenalinica seduto sul divano, a guardare la TV.

Il giorno dopo, avvedutosi che forse dei c***i suoi ai lettori di Storie Sepolte possa non interessare granché, decide di tornare ai punti precedenti, e di eleggere quelli oggetto del suo articolo.

Cioè di questo qui.

Noi solchiamo i meandri della storia.
Noi siamo ombre di cui le cronache non parleranno.
Noi non esistiamo.

Luther Blissettè la storia di[3] due personaggi fittizi, di due ombre gemelle protagoniste – e artefici – di eventi infinitamente più grandi di loro[4].

Q è, soprattutto, la storia della loro epoca: la storia della Storia; panoramica di una prima metà del XVI secolo scossa da ribellioni intestine, da cambiamenti di percezioni, dai disperati sforzi del Potere di opporsi all’inusitata marea causata dallo scisma luterano. Un’Europa che fino ad allora è stata, in un modo o nell’altro, rigorosamente teocratica, minata nelle fondamenta da un riottoso frate agostiniano con una passione per la grettezza e per l’esposizione di fogli sulle porte.

È la narrazione di decenni focali nell’evoluzione dell’Europa, Q; dei rivolgimenti sociali e politici che ne hanno sbilanciato lo status quo. Il Vecchio Mondo è rimasto a bocca spalancata, nell’attesa di un esito; l’edificio ha tremato, ha oscillato pericolosamente, infine si è stabilizzato. Ma non senza conseguenze. E le otto mani di Luther Blissett, i diversi stili che si intersecano nell’illustrare la metà di un secolo, trent’anni di storia (buona parte della durata di una vita; anzi, di due), delineano con sapienza le fattezze degli spettatori.

Tutti quanti, dalla platea ai palchi: ecclesiastici corrotti dal potere temporale e ottusi dal miraggio sempre più tenue del Signore; scaltri mercanti dediti al culto del dio denaro; villici che il regno dei cieli hanno deciso di crearlo in terra con il sangue dei padroni a sancire il perimetro delle mura. Un’umanità scrutata con attenzione, di volta in volta sondata nel profondo o eletta a vivo background di una vicenda fantastica, feroce, improbabile, avvincente; connessa a filo doppio alla grande Vicenda dell’epoca e da essa illuminata.

Avvolta attorno ai fatti, con filologica dolcezza di contorni ma senza pretendere l’assoluta realtà di una vicenda tanto estrema, la Storia d’Europa. Una coltre da cui emergono discreti, senza clamore, i volti che hanno segnato l’epoca: apparizioni fugaci, snodi della narrazione non più dei personaggi fittizi e delle trovate che ne costituiscono gli elettivi protagonisti. E i segmenti d’avventura, di viaggio, di lotta non sono che variazioni sul tema, intrusioni di picaresco valorizzanti l’ordito che le circonda e l’affresco perfettamente congegnato di un’intera epoca, dei suoi estremi e della sua quotidianità

Q luther blisset

La sconfitta non rende ingiusta una causa.

Q, oltre che sull’asse cronologico dell’evoluzione degli eventi, si muove su quello topografico del Vecchio Mondo, esplorandone i luoghi focali.

Una Germania di sangue, rigore e fuoco riformista; un’Olanda variopinta e aperta non meno della rete commerciale che, dipartendosi dalle sue sponde, giunge ovunque; Italia sfaccettata come Venezia, città di apparenze e precari equilibri riflessi sul fosco mare della Laguna, e la paludose coste romagnole, dove le foreste di vincastri nascondono eretici e contrabbandieri.

Narrazione in prima persona sottratta a fatica dalle banche della memoria, lettere ufficiali e non, frammenti di diario scampati al tempo. Tramite questo collage prende forma la vicenda, i due protagonisti tengono traccia delle loro orme: e di quelle dell’avversario.

Le due ombre procedono parallele, si incrociano, si inseguono sulla grande carta di luoghi ed eventi, lasciano dove e quando possono il loro segno.

Discreto, facilmente dimenticabile, inghiottito dai prepotenti solchi dei grandi.

Eppure indelebile.

Albrecht Altdorfer, Battaglia di Alessandro e Dario a Isso, 1529, particolare. Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo: no, stavolta l'immagina seria l'ho inserita io; non è il solito sabotaggio culturalmente connotato di <a href="https://storiesepolte.it/author/stilligabriele/">Gabriele</a>.
Albrecht Altdorfer, Battaglia di Alessandro e Dario a Isso, 1529, particolare. Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo: no, stavolta l’immagina seria l’ho inserita io; non è il solito sabotaggio culturalmente connotato di Gabriele.
davide cioffrese
Davide Cioffrese

Eclettico nella mia conoscenza del nulla, narcisista nella misura in cui il mio ego non incontra quello degli altri, più sensibile agli attacchi emotivi di opere fittizie che a quelli del libro/film/ videogioco chiamato “vita” (aspetto alquanto allarmante). Tento di approcciarmi al mondo nella maniera più amichevole possibile, ma se di dovere (e, talvolta, a sproposito) non mi faccio scrupoli ad attaccarlo con eguale ferocia. Salvo poi, magari, sentirmi dispiaciuto al riguardo. Non aspettatevi che lo confessi, comunque. Jack of… some trades, master of none… in particular.