Aberdeen

Scomparso, di Stuart MacBride: un libro intenso, viscerale

Stuart MacBride è un autore che conoscevo solo vagamente; sentito nominare, probabilmente, in una delle tante conversazioni a tema noir. Ma non essendo questo il mio genere letterario preferito, mi sono sempre tenuto a distanza, consapevole- come mi capita solamente- di dover tornare prima o poi sull’argomento.

L’occasione, infatti, è stata offerta dalla Newton Compton che mi ha permesso di leggere in anteprima Scomparso, ultima uscita italiana di MacBride.

E sono contento di aver colmato questa mancanza; che, chiariamoci, non è legata tanto al “conoscere un po’ di tutto” e quindi, in questo caso, leggere dei noir ogni tanto. MacBride è uno scrittore che riesce a manovrare quasi fisicamente il proprio lettore. Parlo di un qualcosa che va oltre il genere letterario di riferimento. Ovvio che per quanto riguardi un noir, questo sia un punto chiave: se non sei in grado di tenere col fiato sospeso il lettore, meglio cambiare mestiere. Ma in Scomparso siamo ai livelli di un altro autore di cui ho parlato in precedenza (Follia di McGrath): livelli in cui la scrittura si fonde perfettamente col godimento totale dei fruitori dell’opera.

Per quanto riguarda la storia, Scomparso è un romanzo che riesce a trovare in sé un’ottima ragione d’essere. Informandomi in giro, ho capito che avere avuto alle spalle la lettura dei capitoli precedenti avrebbe potuto aiutarmi ulteriormente nel comprendere globalmente tutti i riferimenti. Posso comunque, in base alla mia esperienza, garantire a tutti i neofiti di MacBride che è un libro leggibile da chiunque.

Stuart MacBride
Stuart MacBride (credits: The Courier)

Se dovessi scegliere un aspetto in particolare che mi ha interessato dello stile di MacBride (ma, ripeto, la mia conoscenza al riguardo è parziale; dovrei leggere altro) e, più in generale di questo romanzo, sarebbe sicuramente la maniera con cui tratta il costruirsi delle vicende. Stuart non si sbilancia mai: è molto parco nel suggerire al lettore le informazioni di fondo della storia. Con un gusto che ho apprezzato molto, preferisce lasciare che siano gli stessi personaggi, da soli, a svilupparsi nel corso del tempo e stabilire attraverso il potente mezzo del dialogo i vari collegamenti. Potrebbe sembrare un procedimento macchinoso, lungo. Invece, la scrittura di MacBride è fluida, liquida, pur non perdendo di potenzialità in consistenza. Basta leggere questo estratto dell’incipit:

Più veloce. Le foglie taglienti le frustano le orecchie, arbusti scheletrici e cespugli le afferrano le caviglie mentre si infila nel successivo giardino, con il respiro che si condensa in una scia di vapore alle sue spalle. I piedi >nudi che bruciano nell’erba secca e gelata.
Lo sente più forte, ora, mentre urla, impreca e spezza i rami delle siepi,  nell’oscurità dietro di lei. Lo sente più vicino.
Oh, Dio…
Si arrampica su un’alta recinzione di legno, sollevando una nuvola di frammenti di ghiaccio. Con uno strappo netto, il bordo del suo vestito estivo si lacera, lasciandosi dietro un lembo irregolare. Piomba dentro a un recinto di sabbia, i polmoni che si svuotano con violenza all’impatto.
Ti prego…
Non così…
Non distesa sulla schiena nel giardino di uno sconosciuto.

La trama l’ho trovata parecchio intricata: varie indagini si rincorrono durante la vicenda. Alcune sembrano totalmente fuori luogo, arrivando quasi a far sospettare che manchi dell’organicità al romanzo. Invece, MacBride riesce infine a legare tutti i fili assieme, costruendo un solido impianto narrativo che non fa acqua da nessuna parte. E ammetto che per un certo periodo di tempo temevo esattamente il contrario. Però, beh, io non conoscevo MacBride.

Consigliato, dunque? Sì. Soprattutto a tutti i lettori vogliosi di un bel libro intenso, brutale, viscerale. Ma anche a chi non ha letto molti noir ed è convinto che il cattivo o l’assassino sia sempre il maggiordomo.

 

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