5 libri da leggere in agosto

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Agosto è iniziato, e con lui anche le vacanze estive, finalmente. Che siate al mare a sciogliervi sotto la canicola, o al fresco in montagna, durante una giornata di pioggia, o che siate ancora a casa un libro è quanto di più utile per accompagnarvi in un viaggio o farvi viaggiare senza muovere un passo. Come ogni anno, vi consigliamo cinque libri da leggere in agosto, e da portare in valigia con voi. Buona lettura!

 

1. Neil Gaiman, American Gods

di Andrea Poletto

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Negli ultimi tempi mi è capitato di leggere una serie di libri decisamente interessanti, ma altrettanto intensi: voltata l’ultima pagina, ho capito che per riprendermi mi serviva una cospicua dose di narrativa e avventura, e ho subito realizzato di avere sottomano il libro giusto. Neil Gaiman lo conoscevo fin da ragazzo, perché negli anni in cui è diventato famoso Stardust ero un appassionato lettore di fantasy e la bibliotecaria del mio quartiere aveva giustamente pensato di suggerirmelo. All’epoca non mi aveva preso, ma ultimamente l’ho riscoperto e sto cercando di recuperare i suoi lavori, perché – molto semplicemente – scrive bene.

Mi sembra un autore in grado di strutturare una storia in modo divertente e avvincente, creando personaggi caratterizzati in modo convincente e funzionale, proprio come accade in American Gods. La trama è semplice: Shadow Moon esce di prigione e si ritrova coinvolto in una guerra tra dèi: da un lato si trovano i Vecchi Dèi arrivati nel Nuovo Mondo insieme a migranti e conquistatori, capitanati da Mr. Wednesday – il nome che ha assunto Odino; dall’altro li incalzano i Nuovi Dèi, le nuove tecnologie, i media, la mano invisibile del mercato (ho riso) e i loro scagnozzi, guidati dal misterioso Mr. World.

Sono tre i motivi per cui consiglio di leggerlo: il personaggio di Shadow è descritto in modo molto peculiare per essere un protagonista, perché il lettore scopre che tipo di persona è dalle sue azioni più che dai suoi pensieri, un espediente cinematografico inusuale per un romanzo narrato dal punto di vista del personaggio principale.

Il secondo è l’ambientazione: sono gli Stati Uniti d’America il secondo protagonista. Il paesaggio e i luoghi sono parte fondamentale dell’esperienza di lettura e ho trovato particolarmente convincente, l’individuazione di spazi sacri all’interno del contesto americano.

Il terzo, che potrebbe benissimo essere il primo, è la caratterizzazione delle divinità. La profonda conoscenza della mitologia dell’autore lo aiuta in quello che pochi scrittori che decidono di rielaborare miti riescono a fare: in American Gods gli dèi non risultano esseri umani qualsiasi con i superpoteri in dotazione, ma si comportano da divinità.

In che modo questo accada, lo lascio ai nuovi lettori da scoprire.

 

2. T.J. Klune, Nella vita dei burattini

di Salvatore Ciaccio

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Lontano da quasi tutto, in una foresta antica e sperduta, si trovava una curiosa dimora.

Il romanzo che voglio consigliarvi per quest’estate inizia così, come una fiaba: una casa, una foresta e una lontananza da quasi tutto che ci immergono sin da subito in una realtà remota in cui può accadere tutto. E allora ciò che accade, proprio nelle prime pagine, è che veniamo a sapere che la curiosa dimora nel bosco non è l’antro di una strega, ma la casa di Giovanni, una creatura che sembra un uomo, ma che non lo è, sebbene provi una profonda solitudine; succede che nel cuore della foresta arrivino due sconosciuti che lasciano a questa creatura, così umana, il loro unico figlio, Vincent; e infine avviene che, anni dopo, gli unici amici di Vic siano dei robot, delle macchine costruite con uno scopo ben preciso, che non dovrebbero provare sentimenti o emozioni e che invece li provano, che aiutano Vic a salvare Hap, un androide dall’aspetto tanto umano e dal passato tanto misterioso.

Ogni mistero, come spesso avviene in molti dei racconti che leggiamo, porta ad un’avventura, induce i personaggi a superare gli angusti confini in cui hanno vissuto sino a quel momento e a scoprire il vasto mondo che li circonda. La scoperta di quest’ultimo è soprattutto un’occasione per gli eroi di queste storie di scoprire se stessi, per capire effettivamente chi sono, qual è il loro posto nell’universo e il ruolo che assumono nelle vite delle persone che li circondano.

È proprio questo che avviene a Vic e Hap, i protagonisti del romanzo di TJ Klune, Nella vita dei burattini, un uomo e una macchina che nel corso delle loro avventure si chiedono se sono destinati ad accettare passivamente le regole del mondo in cui vivono, come dei burattini appunto, o se invece hanno la possibilità di scegliere, di creare il loro futuro. Ed è nel futuro che Klune ambienta la sua fiaba, un futuro pieno di rimandi al racconto di Collodi, con la sua fata turchina e il suo terribile pescecane, tutti espedienti narrativi che ci permettono di evadere dall’angosciosa realtà che viviamo oggi, di immergerci in una fantasia ottimista che ci racconta ancora una volta quanto sono importanti le scelte che facciamo e quanto sia necessario per noi, come individui, immedesimarci negli altri.

 

3. Gerald Durrell, La mia famiglia e altri animali

di Erica Maria RInaldi

John Singer Sargent, Corfù, luci ed ombre, 1909, olio su tela, Boston, Museum of Fine Arts, USA.
John Singer Sargent, Corfù, luci ed ombre, 1909, olio su tela, Boston, Museum of Fine Arts, USA.

Che cosa ci potrebbe essere di meglio che passare un’estate a Corfù? Che ne dite di quattro interi anni, a Corfù?

È il 1935 e la famiglia Durrell lascia la grigia e piovosa Inghilterra per la calda e accogliente isola greca; in un remoto angolo della nostra mente siamo consapevoli del fatto che di lì a poco l’intera Europa verrà sconvolta dall’incubo della Seconda Guerra Mondiale: ma per ora il mondo è ancora tenuto in sospeso dalle mille avventure di un bambino che scorrazza felice in un Eden incontaminato.

L’entusiasmo del piccolo Jerry per la vita e la natura che lo circondano sono travolgenti: per lui ogni essere è fonte di stupore, la sua curiosità non ha limiti né pregiudizi. Il mondo umano e i caotici rapporti con la sua famiglia (la madre, i fratelli più grandi Larry e Leslie e la sorella Margo) gli risultano quasi più incomprensibili delle leggi che governano il mondo animale. In una sorta di divertita autobiografia l’ormai adulto naturalista Gerald ripercorre quelle limpide giornate appartenenti al passato, regalandoci i suoi ricordi più cari di un’infanzia libera e spensierata.

Nonostante siano passati quasi cento anni dagli avvenimenti descritti possiamo immedesimarci perfettamente nelle avventure di questa famiglia insolita e di tutti i personaggi che incontrano durante il loro soggiorno.

Esistono libri che nella loro semplicità fanno bene all’anima. Esistono libri che sanno farci divertire come matti. Esistono poi libri che non appartengono a un genere ben definito, che non vogliono essere incasellati, ma che possono avere entrambe queste caratteristiche mescolate insieme. Per chi ancora non conoscesse questa storia vi garantisco una quantità infinita di risate, di quelle che vengono proprio dalla pancia e nascono da equivoci e situazioni paradossali, e che vi lasciano poi con una sensazione di benessere e pace interiore.

In quattro anni gli episodi e gli aneddoti verificatisi sono talmente tanti che un libro solo non sarebbe stato sufficiente a raccontarli tutti: ecco allora che accanto al più conosciuto La mia famiglia e altri animali troviamo anche L’isola degli animali e Il giardino degli dèi, che non sono sequel ma si collocano in parallelo alla prima opera, per chi non si accontenta mai e vorrebbe trascorrere più tempo possibile con gli incredibili Durrell.

 

4. Autori vari, Poemi dalla Negritudine

di Silvia Leuzzi

Agnes Yombwe, Taboo woman
Agnes Yombwe, Taboo woman

La mia negritudine non è una pietra, la sua sordità gettata contro il clamore del giorno
la mia negritudine non è un’albugine d’acqua morta sull’occhio morto della terra
la mia negritudine non né una torre né una cattedrale

Così canta in un poema dal titolo La mia Negritudine Aimé Césaire, poeta, insegnante e politico della Martinica di lingua francese, nato nel 1913 da una famiglia agiata, che lo aveva potuto mandare a studiare alla Sorbona di Parigi. L’esperienza parigina è quella che più avvertiamo nei poemi di questa antologia, perché è nel periodo universitario che Césaire, con Leopold Sédar Senghor e Léon-Gontran Damas, darà vita al movimento della Negritudine, che s’imporrà nel panorama letterario, artistico, politico e sociale del Novecento. La Negritudine è la presa di coscienza e l’orgoglio di essere neri; è la riscoperta e la valorizzazione della cultura africana e non solo. Questi tre poeti sono i più conosciuti, ma l’antologia Poemi dalla Negritudine ne comprende anche tanti altri che hanno preso parte al Movimento della Negritudine negli anni Trenta/Quaranta del secolo scorso.

Il libro è stato pubblicato nel 2013 dalla casa editrice Modu Modu di Papa Ngady Faye, autore e intellettuale molto impegnato nella divulgazione della cultura africana in Italia e in Europa. Essendo appassionata di poesia, quest’anno vi consiglio la lettura di questa piccola antologia di poeti africani, per parlare di rispetto delle culture, per parlare di lotta al razzismo. I tristi fatti di violenza ai danni delle persone nere che accadono nei nostri paesi occidentali, cosiddetti “civili“, ci obbligano a riflettere sulla necessità di conoscere meglio il pensiero e l’anima di questa gente. Conoscere vuol dire crescere attraverso il rispetto delle culture altre. Rispetto che non c’è per nessuno, perché nelle nostre società è l’economia e il profitto a dettare legge, non l’umanità e il bene comune. È questa consapevolezza a renderci fratelli di Negritudine, dove la negritudine è la nostra lotta quotidiana per affermare che la vita umana può essere migliore.

La poesia, per chi si avventura a leggerla, insegna più di tanti sermoni o di storie; perché la poesia ha dalla sua che non deve spiegare niente, deve consegnare al lettore l’emozionante avventura della verità della parola nuda. I Poemi dalla Negritudine sono affascinanti, divertenti, politici e dissacranti, come solo la migliore poesia sa essere e possono essere piacevolmente letti seduti su una spiaggia, sotto un ombrellone.

 

5. Stig Dagerman, Il viaggiatore

di Gabriele Stilli

John Register, Ristorante sul pacifico (credits:
John Register, Ristorante sul pacifico (credits: widewalls)

Stig Dagerman ha uno stile di vetro e una penna come un coltello, che seziona le cose e le rende nitide. Ogni parola risuona in modo singolo, a sé stante, come se non fossero dette da una persona, da un essere umano che parla, ma come se ci fossero sempre state, come se si fossero dette da sole. È la luce assorta e irreale dei quadri di Hopper; è il mondo fermo e inquietante delle tele di De Chirico, e questo lo rende uno scrittore tanto sconvolgente.

Stig Dagerman è stato lo scrittore dinamitardo della Svezia, lo scrittore militante politico, anarchico, rivoluzionario, il Camus e il Rimbaud svedese. È un nome che porta con sé un’aura di leggenda e maledizione, questo ragazzo, suicida a poco più di trent’anni, che in così poco tempo ha scritto in modo tanto netto e profondo. Ciò che colpisce di Dagerman è la sua capacità di essere estremamente politico ma mai retorico, di parlare di povertà senza giudizio morale, ma perché la povertà è lì, basta vederla. E lo fa con uno stile preciso, limpido, con la durezza ingenua di un bambino. Le grandi tragedie sono accadute tutte, dice uno dei suoi personaggi. A noi restano solo le piccole tragedie, quelle che conosciamo di persona, e che quindi giudichiamo banali, non degne di essere dette. Ecco, queste sono le tragedie preferite di Dagerman: quelle che che accadono senza che quasi ce ne accorgiamo.

Il viaggiatore è una raccolta di racconti che parla proprio di come le cose più banali, il nulla che accade tutti i giorni nasconda qualcosa di indicibile, tremendo a volte, ma anche di tenero e umano. Sono i dettagli a farci innamorare di questi racconti, a farceli leggere e rileggere; a farci dubitare dei momenti di serenità e a rasserenarci nei momenti di tristezza. È uno sguardo dolceamaro sul mondo, tagliente e disadorno sì, ma anche così incredibilmente dolce che rende questi racconti così affascinanti. Dagerman, come i grandi poeti, ha un fondo insondabile e misterioso, che ci repelle e ci attira. E questo è, alla fine, il duplice fascino dell’esistenza umana.

 

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Redazione

Amiamo la letteratura, la poesia e l'arte. Ma da centocinquant'anni i poeti circolano senza aureola, e quanto alla letteratura, dicono che non si senta troppo bene. Sarà vero? Intanto, prepariamo ironicamente le nostre esequie per un'arte ancora lungi dall'essere morta...