Oltre i vetri opachi, di Valentina Colonna

Steve Hanks aspettando il treno - Poesia Valentina Colonna

Oltre i vetri opachi

del treno che arrendono
gli occhi alla camera d’aria
gli alberi sfilano i confini alle rotaie.
Anche i container colorati
in pile di vernice come
le scatole di acciughe in latta
gialla alla latteria Sassi
uniformano le tinte
del ripiano di conserve.
L’odore è di cannella e l’aria
morta della pioggia asciutta
sui vetri
mi ha appena risucchiato.

 

Una carrellata di alberi dal vetro del treno, depositi di container a pile, a macchie di colore e di vernice, sono frantumi, ricordi di un tempo indefinito. Il vetro opaco impedisce di vedere completamente, e all’occhio si offre nitido solo l’interno dello scompartimento. Eppure (come una certa famosa siepe) l’opacità del vetro permette al pensiero tutt’altre immagini, altre sensazioni: il paesaggio di ferraglia si trasforma in una vecchia latteria, e le tinte sono insieme malinconiche e accese. Il ripiano di conserve richiama tempi andati, ma le scatole di acciughe sono gialle. L’odore, è di cannella; la pioggia batte lieve e triste, secca, arida come l’aria del vagone, e la mente si lascia risucchiare.

La poesia di Valentina Colonna è basata su una struttura di impercettibili contrasti, di impressioni che ora si fanno nette ora si tradiscono, in una continua spirale di accenni e reticenze. Veniamo cullati da un ritmo lieve, in sordina, riconoscibile ma sempre dissimulato, in cui ogni parola si aggiunge alle altre senza alcuna dissonanza, come i veli successivi di un acquerello. Non c’è la stabilità di una parola incisa, scultorea, ma, al contrario, il continuo dondolìo del verso, la sua impalpabilità, che è poi l’impalpabilità del contenuto, della sensazione che sfugge e non si fa mai completamente definita; una musica che non è quella del violino, di uno strumento umano, ma della pioggia, del vento; una musica che non può mai essere compiutamente detta, ma solo indicata, accennata, immaginata.

 


Valentina Colonna vive a Torino. Ha pubblicato nel 2010 la sua prima raccolta di poesie, Dimenticato suono, per Manni. Laureata in Lettere antiche e in Scienze linguistiche, con una tesi in Fonetica.  È diplomata in Pianoforte e ha conseguito il Máster Universitario en Interpretación de la Musica Antigua presso l’ESMUC e la UAB di Barcellona. Ha inoltre condotto diversi programmi sulla musica e sulla poesia per Radio Vaticana. Oggi è docente di pianoforte e dottoranda di ricerca in Digital Humanities presso l’Università di Genova e l’Università di Torino. Nel 2015 ha pubblicato per Aragno Editore La cadenza sospesa, da cui abbiamo tratto questa poesia.

Gabriele Stilli
Gabriele Stilli

In tenera età sono stato stregato da quelle cose che si scrivono andando a capo spesso, e gli effetti si vedono ancora. Mi sono rassegnato, da diversi anni, a includere l’arte tra le discipline umanistiche e non nel rigoroso ambito delle scienze. Nutro ancora qualche dubbio, però.