Vi voglio presentare il libro di poesie La Luce e l’ombra di Salvatore Uroni, un poeta siciliano, che vive e opera a Cerveteri, una piccola città dalla storia millenaria, che dista solo venti chilometri da Roma.
Essenza
Se la luce è il sole
allora siamo la luce
Se la terra è il mondo
allora siamo la terra
Se gli uccelli sono l’aria
allora siamo gli uccelli
Se i pesci sono il mare
allora siamo i pesci
Se la strada è la vita
ed essa porta all’anima
allora siamo la strada[…]
Questa poesia abbastanza lunga sembra quasi una filastrocca per bambini, eppure è proprio l’Essenza della vita, raccontata in maniera semplice e comprensibile a tutti. Ritengo che in un momento storico come questo sia necessario utilizzare una poesia accessibile a tutte le orecchie, che aiuti a riportare l’umanità a essere terra, sole, pesci, mare, ovvero un unicum con il suo ambiente.
Tra i tanti libri di poesie autoprodotti o editi da piccole case editrici che girano sul mercato, quello di Uroni mi ha colpito per la forza e la profonda essenzialità dei suoi versi, che arrivano dritti, come frecce al cuore del lettore, senza provocare dolore, ma confuso smarrimento.
Frammento
Non sono che un nanosecondo
davanti all’altezza del tempo
e della vita sono un frammento
Non sempre ho schivato gli agguati
della mente predona
e porto ancora le ferite
di illusionisti straccioni
Non ho cavalli né lucide armature
né una Gerusalemme da conquistare
ho solo un pensiero, una penna
e un foglio di carta
per dare scacco alla sorte
in questo viaggio
vero quanto un miraggio.[…]
Nei versi di Salvatore è frequente il richiamo all’infinita piccolezza dell’uomo, all’umiltà di essere nessuno. La parola poetica non ha armi, non ha arroganza, nel caso di Uroni non ardisce alla profezia, muta tono, colore e umore, tra malinconia, stupore, amore, dolore, avvolta in un’eco di parole, vento, aria, luce e ombra.
Anime di Pietra
Un silenzio chimerico
spaventa la notte
zittisce l’usignolo
Immoto il vento tra le fronde
La luna nell’ombra trova riparo
e non offre incanti svenduti alla paura
Anime di pietra in giacca e cravatta
nelle fucine dell’orrore
colano odio e disprezzo
ne fanno vasti sortilegi volanti
infide comete dirette a Betlemme.
Quanto dei nostri incubi si ritrova in questi versi. Questo silenzio che spaventa e che zittisce la natura, dove a parlare sono le Anime di pietra, quel potere che schiaccia l’umanità e la sua salvezza. Sono anime sparse che «colano odio e disprezzo», dice il poeta. Poi c’è il richiamo al Cristo e al suo messaggio di pace, usato e abusato «nelle fucine dell’orrore», su quella terra senza pace, che graffia ogni giorno la nostra coscienza.
La poesia di Uroni è una poesia intimista, c’è quell’Io che parla, che si mette in discussione, che ama la vita in tutte le sue declinazioni di luce: dal sole della gioia, all’ombra della notte del dolore.
Sono versi liberi, dove la metrica è la musica che evocano i suoni delle parole con le loro consonanti dure e dolci, che s’incontrano e si scontrano nella metafora della vita.
La folgorazione per il nostro Salvatore è il raggio di sole che declina, è la resilienza ad affrontare la strada lunga e piena di curve pericolose, è camminare al buio affidando il passo alla minuscola «lucciola sorella».
La sicilianità del poeta esplode in tutto il suo vigore nella miscela, dove il nostro frantuma le sue pozioni di parole, con i profumi dei fiori, le ombre della sera che si perdono in un orizzonte, che è anche una linea di confine.
Terra Mia
Non ho dimenticato il profumo delle lumìe
le gambe arrossate sulla strada d’inverno
le spiagge d’estate affollate di sole e miseria
la marcia pellegrina per donare alla Santuzza
un tozzo di pane, una prece da spedire al cielo
nella grotta del Pellegrino gran cavaliere.
È forte il richiamo del ritorno,
stordisce il vociare dei moderni vacanzieri[…]
Terra mia Terra del mio andare radice
nel vento respiro la fragranza della zagara
nei suoni l’eco dei miei antenati
nei passi i sentieri di antiche storie.
Quella terra che è la Sicilia ma è l’Italia tutta, che trasuda ricchezza per chi sa annusare il vento e ascoltare le sue parole. Vento che nella poetica di Uroni non è metafora di angoscia, ma di amore, di storia sussurrata alle orecchie, sibilo di vita e fonte di ricchezza.
Ho chiesto a Salvatore Uroni di rilasciare una breve intervista per i lettori di Storie Sepolte. Non ho deliberatamente detto nulla sulla biografia di questo poeta, cui chiedo appunto di presentarsi.
Sono nato a Palermo e per motivi di lavoro all’età di 23 anni mi sono trasferito a Roma, attualmente vivo a Cerveteri. Iniziai in tarda età, già quarantenne, il mio cammino letterario. Dalla fine degli anni Novanta ho dato il via, una sorta di libera uscita, a quel sentire interiore che fino a quel momento non aveva trovato spazio per manifestarsi, preso com’ero dalle faccende del mondo che erano, e che sono, di tutti: il lavoro, la famiglia e tutte le problematiche ancorate al vivere quotidiano in una città, Roma, che impone i suoi ritmi e le sue frenetiche, invasive e distorsive norme sociali. Malgrado tutto, trovai spazio per un impegno diretto in ambito sindacale.
L’arrivo a Cerveteri nel 1993, ormai quasi quarantenne, segnò la svolta. La piccola cittadina di provincia, lontana dalla frenesia della capitale, offriva tempi lenti a dimensione umana e spazi subito fruibili dal mare alle colline, dai laghi ai siti archeologici. In questa nuova realtà si manifestò ciò che, in potenza, era già presente negli anni precedenti, ma inespressa: la passione per la scrittura.
Fino a quel momento, appassionato di letture, privilegiavo la storia, la filosofia, le tematiche sociali e psicologiche.
Tutto questo ricercare, approfondire nei campi citati della conoscenza si andava a sommare ad un bagaglio culturale già mio e che faceva capo a quella peculiare definizione di “sicilianità” intrisa di storie, civiltà, culture sedimentatesi nel corso di millenni in un luogo che nella sua insularità rappresenta il centro del Mediterraneo, crocevia d’incontro d’ogni popolo, lingua e religione che nel loro più o meno lungo dominare hanno lasciato segni intangibili della loro presenza.
Inevitabile è stato il riversare gli antichi e potenti echi del passato in un sentire moderno che si è fatta parola scritta in forma di Poesia, Romanzo, Teatro, dove antico e moderno convivono in una commistione indissolubile e ne fanno legame che mai mi potrà separare dalle mie radici, dall’amore per la mia terra:la Sicilia.
Quando nell’incipit della poesia Perfidi redentori dici: «Il tempo dell’uomo / non sa dell’uomo. / Lo spazio del suo esserci / non è lo spazio del suo esserci». Riporti a una dimensione reale l’essere umano, piccolo e insignificante, che sta distruggendo se stesso e quel paradiso, che gli ha dato i natali.
Pensi che la poesia possa ancora avere un peso, in questo tempo difficile e tormentato da paure reali e immaginarie?
Sì, viviamo tempi che definire difficili è un eufemismo. Sono tempi nei quali la tecnica, figlia dello scientismo, ha svuotato di senso e significato l’essere umano e la vita nel suo più alto valore etico e, soprattutto, trascendente. Nel moderno sistema consumistico l’uomo, ignaro del suo essere stato ridotto a merce e pura espressione nominalistica, ingabbiato nell’illusione di una società, la migliore possibile, votata al materialismo che del possesso ne ha fatto un credo e dell’edonismo il principio primo della propria felicità e della propria affermazione.
Nulla in questo sistema disumano rimanda al rispetto della dignità umana, e dell’apparente libertà che le masse credono di avere; non si sono accorte di essere state rinchiuse nei recinti della paura, paura che il sistema utilizza per un controllo totale sulla vita degli ignari individui, fino a deciderne le sorti non solo in ambito sociale, economico, culturale, ma anche sanitario, pena l’ostracismo e l’emarginazione per chi non si allinea, non si omologa.
La Poesia, in questo arido deserto, ormai, da anni, non ha nessun peso. Testimonianza ne sia la commercializzazione delle aziende editoriale che guardano più ai bilanci e ai profitti, piuttosto che alla qualità delle opere da pubblicare. Ogni volta che ho contattato una casa editrice per pubblicare una silloge, la risposta è stata: «La poesia è una merce invendibile che il mercato non compra, per cui se vuole la pubblichiamo con un suo contributo per le spese di produzione.
Infatti le mie raccolte poetiche le ho tutte autoprodotte, tranne una che ho pubblicato Oasi nel deserto con una casa editrice di Roma, chiaramente pagando e la stessa non volendo neanche tenere i diritti d’autore che sono a me ritornati il giorno stesso dell’uscita dell’opera.
Nella realtà sopra tratteggiata la Poesia diventa testimonianza e resistenza di fronte ad un potere che non vuole esseri umani pensanti che sappiano riflettere e discernere e quindi capaci di dire anche no. Di fronte a questa società asservita e inutile anche per se stessa vale il commento di Ernst Junger nel suo saggio Il trattato del ribelle:
«…L’obiezione non è diretta contro il poeta. Sia con la sua opera sia con la sua vita, il poeta manifesta l’enorme superiorità del regno delle Muse su quello della tecnica, e aiuta l’uomo a ritrovare se stesso: il poeta è Ribelle».
Ecco, la missione del Poeta, che guarda non solo alle sue intime esperienze, ma soprattutto che indaga la realtà e le sue enormi contraddizioni, smontandone le finzioni e le menzogne che la sostengono. Il Poeta nel suo saper guardare oltre il velo dell’illusione che a piene mani viene somministrata alle masse,certamente si conduce su strade impervie e perigliose, un cammino, il suo, vissuto in solitudine, ma necessario per mantenere vivo il fuoco sacro della Poesia e con essa il senso stesso dell’essere umano espressione della vera coscienza universale.
Ho letto attentamente le tue liriche che spaziano dal sociale al sentimentale, ma senza mai scadere nel già detto. La poesia dedicata a Giuliana, tua moglie, è delicata come un acquerello, pennellate di azzurri scomposti dal vento e quei gesti maturi, d’un amore intramontabile, letto negli occhi.
Prima di lasciarci, parlaci della tua ricerca poetica, degli autori con i quali hai tessuto rapporti poetici intensi, veri maestri che illuminano il tuo percorso di poeta.
La ricerca di un mio percorso, un linguaggio che desse voce al mio sentire ha avuto una lunga gestazione, avendo ben presente gli spazi tematici che più erano consoni ai contenuti delle poetiche che poi avrei realizzato: osservare e indagare il sociale nelle sue sfaccettature, sollevando il velo delle ipocrisie e delle miserie di una società non più umana, ormai priva di un’anima; dare spazio ai dialoghi intessuti dal Cuore, in assoluto il migliore interprete, se compreso fino in fondo, dell’amore vero e sincero in contrapposizione alle forme illusorie ed effimere di legami immaginati e per questo provvisori destinati al fallimento;delle gioie e delle sofferenze; dell’odio e della pacificazione con noi stessi e con gli altri.
Nelle letture di altri Poetinon c’è stata una preferenza particolare, spaziavo dalla Poesia antica: da Ovidio e Catullo alla Divina Commedia di Dante Alighieri,a quella moderna rappresentata da Neruda, Baudelaire, Gibran, Garcia Lorca, Tagore, Dickinson e altri Poeti contemporanei italiani tra i quali Franco Arminio. Curiosamente le mie prime composizioni sono state dedicate ai bambini scrivendo, per loro, filastrocche. Per quanto abbia letto le poetiche degli autori sopra citati, nel tempo ho affinato un mio linguaggio, una mia cifra stilistica che senz’altro risente degli influssi delle correnti letterarie dei sopradetti poeti, ma senza mai averne uno di riferimento.
Ringraziamo Salvatore, segnalando ai lettori le sue pubblicazioni:
Saggi:
L’Amore, un cammino smarrito, Ed. Sovera.
Sillogi poetiche:
Oltre…, illustrata dal pittore Carlo Grechi, autoprodotta;
Oasi nel deserto, pubblicata da Ed. Cofine di Roma e poi autoprodotta;
La Passione e la Risurrezione di Gesù – secondo Salvatore, autoprodotta;
Salve Regina. Autoprodotto;
La Luce e l’Ombra, Autoprodotto;
La trilogia di romanzi:
Gioacchino, la statuetta e l’albero fatato, Ed. Aletti, poi autoprodotto con una grafica e un nuovo titolo: Harmònia – Gioacchino e la profezia;
La ninfa contesa – Gioacchino e la ragazza del lago, Drakon Ed.;
Armageddon – Gioacchino e la setta del Sole Nero, Ed. Aurora Boreale;
Io sono Lisa, Ed. Aurora Boreale;
La Luna e l’Impero, Ed. Aurora Boreale;
Opere teatrali:
La ballata di Carini;
Sogno o son desto;
Didone;
Vedi alla voce Amore,
Frinè,
Metti un cannolo a cena.