Dobbiamo alla neonata casa editrice di Ladispoli: Readerforblind, la nuova edizione de L’Amore Muto di Pia Rimini, con una prefazione di tutto rispetto scritta da Giulia Caminito, scrittrice vincitrice del Premio Strega 2021 con il libro L’Acqua del lago non è mai dolce.
L’Amore Muto è una serie di racconti che erano stati seppelliti dall’obblio del tempo, che solo la pertinacia e la voglia di cultura di tre giovani, tra cui Valerio Valentini, già noto al nostro blog, ci ha consentito di leggerli oggi, a cento anni circa dalla loro prima pubblicazione.
Nata a Trieste nel 1900 da una famiglia benestante, dimostra fin da piccola una particolare attitudine alla scrittura e viene incoraggiata dai suoi genitori, arrivando presto alla notorietà. Sussume in sé tutte le caratteristiche di una figlia del Novecento e più che nella letteratura si distinguerà per la sfrontatezza di rivendicare la sua emancipazione e la sua libertà di espressione politica e sociale. Prende parte a convegni, che in quei primi trent’anni del secolo scorso, animarono il dibattito sul ruolo delle donne nella società civile e quindi del loro diritto al voto, promossi anche dalle donne aderenti al partito fascista.
Pia è ebrea di origini e il suo cognome la segnerà, nonostante la sua famiglia fosse, da tempi non sospetti, convertita al cattolicesimo ma anche la sua figura d’intellettuale scomoda, provocatoria, fuori dagli schemi. È una donna che ha affrontato una maternità fuori dal matrimonio nemmeno ventenne, con la famiglia d’origine avversa, sola e tale rimanendo, visto che partorì un figlio morto. Una ferita immedicabile che sgocciola sulle parole dei suoi scritti, asciugata poeticamente da una prosa intensa, il cui spessore diventa come legno, nel quale intaglia le caratteristiche umane delle donne, cui è sorella, madre, sospesa presenza che accarezza e scuote.
Fu allora che ella cominciò a pensare al suo bambino morto.
Chi sa che occhi aveva. Chi sa se egli la vedeva.
Nel primo racconto, dal titolo Maria e Giacomo, la protagonista elabora il lutto di un figlio nato morto, così come succederà ad altre eroine di Pia Rimini. Donne che diventano simbolo dell’atavico scontro/incontro con l’altro sesso. Le illusioni e quel senso di solitudine che inchioda le donne a rapporti sbagliati, dove l’amore è una fallace speranza. Proprio per questo i suoi scritti sono ancora attualissimi. Paradossalmente le donne hanno fatto tante conquiste, ma rimangono sostanzialmente schiacciate dal loro stesso ruolo di femmine, madri, a uso e consumo del maschio. Lo spiega bene la nostra autrice, attraverso i pensieri di Maria, distesa nel letto d’ospedale, mentre guarda le altre donne che come lei, pagano di amare intensamente e di spendersi senza risparmio e cura per se stesse.
Pensò a quella forte cosa che le aveva buttate tutte, docili, supine, sotto il peso del maschio: un bisogno di sentirsi premere sul collo un piede di ferro: e di annaspare nella polvere, trapassate da una cieca violenza.
Potente e vibrante la prosa di Rimini merita a tratti di essere letta più volte, per poter assaporare il gusto forte che dalla parola arriva al cervello.
Vive tra i fiori, ma la chiamano la Gramigna perché s’attacca agli uomini: avvolge, avvince, abbarbica, avviticchia, avvinghia. Quella non te la levi di dosso!
Assaporate questo intarsio fatto di sinonimi, una perfetta assonanza e consonanza che coinvolge emotivamente il lettore. È nella potenza delle A, delle V che Pia riesce a trasmettere il dramma vissuto da milioni di donne di tutti i tempi e questa è la caratteristica di questa scrittrice. I suoi racconti non hanno un tempo definito, non sono inquadrati in immagini legate a un periodo storico o a un luogo in particolare ed è questa la grandezza.
Qualche volta ci si sente troppo sola, e il cuore pesa: e quando un uomo dice una parola buona, è come se s’accendesse tanta luce nel petto, e tutto è chiaro d’intorno.
Così racconta la Mora a quello che crede un uomo innamorato nel racconto La Fronte Chiara.
Per Pia Rimini che riuscì a ottenere l’annullamento del matrimonio da Ettore Rivalta, giornalista di spicco del Giornale d’Italia sposato nel 1937, sicuramente l’amore fu un sentimento da cui non si fece soggiogare.
Nei suoi scritti ha saputo descrivere molto bene la grande truffa dell’amore, che ancora oggi rovina la vita delle donne. Dell’epoca si respira la pesantezza della colpa per le donne che cedono alle lusinghe e poi si ritrovano da sole, magari con un figlio da mantenere, con il peso del giudizio sociale.
No, non gli può voler bene: egli le ha calpestato nel petto la fresca fioritura della fiducia, in un arido scheggiare di pietre.
Come si può amare chi ci calpesta, chi ci ferisce e abusa di noi? È un interrogativo ricorrente, visto l’aumento esponenziale della violenza sulle donne, di cui sono piene le pagine dei giornali.
Il racconto, da cui ho tratto questa frase è La bontà apprezzata, dove c’è un’altra ragazza del popolo: violentata, abbandonata anche dalla famiglia, che si ritrova a fare la vita per mantenere suo figlio, di cui conosciamo il soprannome: Grassa.
Non offre scampo, Pia Rimini, alle sue protagoniste. Sono delle perdenti che si accaniscono verso se stesse, accettando umiliazioni e frustrazioni. Piegano la testa ma la loro dignità resta integra, perché il cuore è puro e il pensiero lucido. Il messaggio che ho tratto da questi racconti è stato un invito alla sorellanza, al mutuo aiuto tra donne. Le sue protagoniste sono sole, si confidano con gli uomini, che poi useranno la loro debolezza. Considerato il nascente movimento femminista dei primi del Novecento, questo messaggio così forte ma così criptico per l’epoca, non è stato recepito appieno perché a tutt’oggi si comprende con molta fatica, e i suoi racconti hanno ricevuto critiche per il loro drammatico realismo.
Pia Rimini morirà nel 1944 ad Aushwitz a soli 44 anni e con il suo corpo spariranno per decenni i suoi scritti.
Incontriamo Adria Bonanno, Dario Antimi e il nostro Valerio Valentini che hanno dato vita a questa casa editrice a Ladispoli da un nome accattivante Readerforblind.
Come avete sfidato il Covid, l’ignoranza galoppante e la disaffezione per le lettere, aprendo questa casa editrice, che ha già avuto recensioni dalle migliori testate nazionali e soprattutto la prefazione di una grande come Giulia Caminito?
Il progetto readerforblind nasce nel 2015 come rivista letteraria; già nel nome, un omaggio a Raymond Carver – maestro della narrativa breve – dichiariamo il nostro interesse per i racconti, che abbiamo selezionato e pubblicato sul sito fino al 2020.
A inizio 2020, dopo aver maturato esperienza in diverse realtà editoriali, sentiamo di voler fare un passo più grande: così, nel gennaio del 2021 nasce edizioni readerforblind, casa editrice dedicata esclusivamente alla narrativa d’autore, tra riscoperte di classici dimenticati e nuove voci contemporanee.
L’idea di diventare una casa editrice è maturata proprio durante il primo lockdown del 2020; le varie restrizioni hanno inevitabilmente portato a tutti una mole di tempo libero che nemmeno pensavamo di avere, e abbiamo utilizzato questo tempo per ideare il progetto e la collana di lancio, le polveri. Crediamo che siano proprio i momenti di maggiore difficoltà quelli in cui proporre idee che non siano per forza innovative ma che portino un arricchimento culturale. In fondo, come cantava De André: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior»; quindi, da un momento terribile come quello della pandemia, non potevano che nascere progetti interessanti.
Valerio lo conosciamo come appassionato ricercatore di autori caduti nell’oblio del tempo, ma siamo interessati a questa nuova equipe e al suo modo di lavorare. Come siete venuti a conoscenza di questa grande autrice del Novecento, dimenticata ignobilmente da tutte e tutti?
Attraverso una costante e appassionante ricerca di testi antichi (soprattutto prime edizioni) e una collezione privata da cui accingiamo per tutte le nostre pubblicazioni. La raccolta di racconti di Pia Rimini, per esempio, ci capitò fra le mani in una di queste nostre “gite” nei mercatini dell’usato nell’unica edizione esistente del 1929; già dall’incipit del primo racconto capimmo che ci trovavamo di fronte a una perla dimenticata, cosa che ci convinse a metterla nel piano editoriale già dal primo anno. Un piccolo aneddoto che vi possiamo raccontare: mentre lavoravamo alla raccolta riuscimmo a trovare in un negozio online una copia di una rivista dell’epoca in cui compariva un racconto inedito di Pia Rimini e che siamo riusciti a inserire nella nostra edizione.
Purtroppo per problemi tecnici non è riuscito ancora a partire un vostro progetto d’invito alla lettura, in collaborazione con la sempre attiva libreria indipendente Scritti e Manoscritti di via Ancona a Ladispoli, che prevede inoltre l’istallazione di cassette per il bookcrossing.
Raccontateci cosa state mettendo in campo, per provare ad appassionare alla lettura: noi come blog siamo in sintonia, in quanto disseppelliamo le Storie Sepolte.
In cantiere c’è un progetto di invito alla lettura che vorremmo far partire dalla città che ci ospita sia come casa editrice che come cittadini. Crediamo che l’unico modo per combattere l’indifferenza verso la cultura sia quello di circondare questa indifferenza con tutto quello che la cultura può fare di bello: nello specifico stiamo lavorando, insieme alla libreria Scritti&Manoscritti, per realizzare e installare delle piccole casette per il bookcrossing in punti diversi della città, creando dei veri e propri avamposti culturali. Le zone adibite a questo progetto non saranno casuali: vorremmo infatti installare le casette in punti strategici della città, nei punti verdi di Ladispoli, creando punti di ritrovo e raccoglimento in mezzo alla natura.
Sarà un piacere per il nostro blog seguire il cammino della Readerforblind, e collaborare insieme affinché si ridia vista ai ciechi di conoscenza, scoprendo sempre nuove chicche di lettere sepolte.
Salutiamo Adria, Dario e Valerio ricordandovi che potete seguire il lavoro della casa editrice sul sito di Readerforblind