A tutti immagino sia capitato di camminare in un bosco o di raccogliere un fiore, ma quanti si sono mai resi conto della enorme presenza che le piante occupano all’interno delle fiabe e della tradizione di qualunque popolo? Si può addirittura affermare che siano una sorta di portale accessibile da entrambi i lati: il nostro e quello del soprannaturale. Premetto che molti di voi storceranno il naso non sentendomi parlare di piante come il fagiolo o la rosa (che tutti sappiamo essere presenti in famose fiabe), ma se volessimo citare ogni pianta non ci basterebbe una vita intera per concludere l’argomento; oggi, purtroppo, vi tocca affidarvi a me.
Voglio cominciare raccontandovi una fiaba che tutti hanno sentito ma non so quanti conoscano fino in fondo: Cenerentola. Al principio del racconto il padre si reca alla fiera e domanda alla figlia che regalo volesse, lei non chiede gemme o vestiti ma “il primo rametto che vi urta il cappello sulla via del ritorno”; così le viene portato un rametto di nocciolo che Cenerentola pianta sulla tomba della madre, innaffiandolo con così tante lacrime da farlo diventare una pianta rigogliosa su cui tre volte al giorno si posava un uccellino bianco che esprimeva immediatamente ogni desiderio che veniva espresso.
Sarà proprio quest’ultimo a procurare alla sfortunata ragazza il vestito e le famose scarpette che indosserà al ballo del principe e che saranno poi causa del suo lieto fine. È dunque il nocciolo il maggiore aiutante e artefice della felicità di Cenerentola. La scelta di questo particolare albero non è però casuale: infatti nella tradizione popolare il nocciolo è associato al benessere (i contadini russi portavano una doppia nocciola nella bisaccia per propiziare la ricchezza). Inoltre i suoi frutti circolari simboleggiano la Luna (che si dice illumini i tesori nascosti nel cuore della notte), e, per estensione, si correlano all’acqua (visto il legame tra la luna e le maree); per questo i rabdomanti adoperano un ramo di nocciolo.
Altra pianta particolarmente positiva e dalla grande tradizione è il timo: non a caso in tempi antichi il suo uso sacrificale era molto diffuso visto il buon odore che emana. Si dice anche che questa particolare pianta sia la preferita dalle fate; dunque chi di voi volesse incontrarle è sufficiente che prepari un infuso con le sue inflorescenze; fate però attenzione a non offendere gli esseri soprannaturali e soprattutto di essere all’aperto poiché portare i fiori in casa potrebbe essere pericoloso.
Ma finora abbiamo solo parlato di alberi e fiori positivi; sappiate però che non è una caratteristica di tutta la flora: l’esempio più lampante è la campanella. Nonostante l’aspetto dolce e tranquillo di questi fiori azzurri volti verso il basso montati su steli leggeri, immagini inquietanti vengono associate a questo tipo di pianta, tanto da essere soprannominata “campanella del demonio” o “campana dei morti”; si dice infatti che chiunque senta un tintinnio vicino a questi fiori sentirebbe in realtà la campana che suona la sua ultima ora. Inoltre, è credenza comune che fate maligne abitino le campanelle, non è dunque prudente sostare in campi dove siano molto diffuse; fossi in voi, tirerei dritto!
In conclusione, voglio darvi un’utile indicazione per la vostra sicurezza (sapete quanto tengo all’incolumità di tutti voi) e indicarvi il fiore che più di tutti vi proteggerà dagli spiriti maligni: l’iperico o erba di San Giovanni. Anticamente infatti si soleva porre sotto la camicia come protezione nelle notti in cui si svolgevano i sabba; inoltre, se lo appendete alle porte o alle finestre provvederà a tenere fuori i demoni. Dunque se mai una notte un signore alto e pallido vestito di nero bussasse alla vostra porta assicuratevi di avere fiori di iperico attorno al collo (e anche una testa d’aglio che non si sa mai), altrimenti non ditemi che non vi avevo avvisato.
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Per approfondire: Alfredo Cattabiani, Florario – Miti, leggende e simboli di fiori e piante, 1996 Arnoldo Mondadori Editore