Tre arance, due limoni –
Equazione presto non più occulta,
Formule che abitano l’aria,
Algebra di frutti maturi!Nel meriggio giallo-vespa la luce
Alita silenziosa attorno ad ogni essere.
Nello stesso momento fiori secchi
Nel vento secco riposano.Tre arance, due limoni.
E arriva il silenzio sulle ali.
Fluttua verde tra le chiome degli olmi,
Nave felice, di marinaresca allegria.E il cielo è occhio
Azzurro che non si chiude più
Sui cuori: esatto
Miracolo, oscillante tra le foglie.Tre arance, due limoni:
incanto matematico,
Scrittura meridiana di zone lievi!
Tacciono le lingue. Ma
Come un colombo tuba l’antico senso.
Come si può pensare che la matematica e la geometria possano avere punti d’incontro con la poesia?
Karl Krolow, uno dei maggiori poeti tedeschi del dopoguerra, nato ad Hannover nel 1915 e morto a Darmstadt nel 1999, ha provato, durante la sua lunga vita, a riallacciarsi ad una tradizione antica che vedeva l’accostamento del pensiero poetico a quello matematico[1].
Se nei primi esperimenti poetici Krolow si concentrò principalmente sull’osservazione della natura, arricchendo così di metafore sempre più ardite i propri versi, in seguito la sua attenzione si spostò sull’assurdità dell’esistenza umana. La rabbia di una gioventù a cui è stata sottratta la parte più bella della vita ha fortemente influenzato la poesia matura di Krolow e di tutti i suoi coetanei europei dell’immediato dopo guerra.
Verso gli anni Cinquanta comincia a sperimentare l’influenza della matematica nella poesia. In questo periodo scrive appunto Tre arance, due limoni, riportata in apertura, poesia coloratissima, con geometrie e numeri ma senza linee quadrate. Parliamo di tre arance, due limoni come due corpi che si avvicinano e perdono la geometria iniziale per fluttuare come la chioma di un olmo. Le arance e i limoni, il cielo e le verdi foglie degli alberi: la terra e i suoi frutti sono elementi semplici, così com’è semplice l’amore «antico senso». Proprio questa semplicità della parola arricchisce il verso.
È una poesia il cui erotismo è espresso dai colori accesi: «giallo-vespa, verde tra le chiome degli alberi, cielo […] /azzurro…» il giallo dei limoni e l’arancio caldo, intenso, poroso delle arance. Sono i colori del piacere, delle rotondità della carne.
Gli ultimi quattro versi chiariscono il significato semantico di tutta la poesia e allora siamo costretti a rileggerla daccapo, per arrivare alla fine con lo stesso affanno appagante di un amplesso:
Tre arance, due limoni:
Incanto matematico,
Scrittura meridiana di zone lievi!
Tacciono le lingue. Ma
Come un colombo tuba l’antico senso.
Sempre sullo stesso tenore è un’altra grande poesia di Karl Krolow Luoghi della geometria, di cui vi propongo i primi e gli ultimi quattro versi:
Luoghi della geometria:
Un singolo pioppo, un platano,
E dietro, l’aria
Navigabile con gioiosa barca.
[…]Boccata di vento e senso
Di fulmini azzurri che colpivano
Ombre di corpi oscillanti
Leggere come vele di fronte al porto.
La realtà che ci circonda è fatta di linee geometriche solide. Le linee di un albero che si stagliano all’orizzonte, dove un cielo di spuma ha aria navigabile, la curva prodotta da un fiume o i contorni degli uccelli, che si nascondono tra le foglie, sono i luoghi della geometria della vita: forme e linee che delimitano i confini alla fantasia illimitata, che ci rappresentano nella nostra finita umanità.
La poesia però ha il potere di travolgerle, di stravolgerle asservendole al suo scopo di comunicatrice d’emozioni. L’erotismo diventa quindi una barca gioiosa, una boccata di vento, l’orgasmo una serie di fulmini azzurri che colpisce e coinvolge corpi oscillanti, che non si vedono ma si percepiscono in forma di ombre leggere e che il poeta paragona alle vele delle navi in prossimità del porto. Quest’ultimo è l’approdo dopo l’avventuroso viaggio erotico; è la tenerezza dell’amore; è la fine della tensione.
Quando Krolow smise di crogiolarsi sull’isola felice della natura e rivolse il suo sguardo all’uomo come elemento della sua storia, i personaggi, che dipinse nei suoi versi, erano ormai gente dura, avvezza alla fatica, rozza così come possono essere i marinai, i cartomanti.
Sentiamo dunque le parole del poeta che a loro si riferiscono nella splendida chiusa della lirica Costa Deserta, da cui traiamo tutto il bilancio disincantato dell’esistenza di un uomo:
[…]
Marinai cartomanti
Sono soli nei loro corpi.
Tabacco cola in essi
Per le palpebre rilassate.
Si parte con «i coltelli lanciati verso l’azzurro sipario-notte», per poi doversi arrendere al vento vigile e tagliente dell’eternità che smussa i coltelli. Con coltelli, vento, marinai e ombre Krolow costruisce il suo quadro lucido e allucinato dalla forza della parola poetica, fatta di metafore e catacresi, che al pari dei colori, sparigliano l’orizzonte e lasciano al lettore lo sgomento della consapevolezza.
[…]
I coltelli lanciati
Verso l’azzurro sipario-notte
Si sono smussati contro il vento
Tagliente e vigile dell’eternità.
Krolow, come la maggior parte dei poeti, ha rivolto la sua attenzione allo studio della Parola. Lo fa in un periodo della sua vita, che si avvia verso la vecchiaia. La Poesia segue il poeta e si alleggerisce delle ansie e torna al nitore della prima infanzia, quando le parole il bambino le pronuncia a caso.
Chiudo questa breve chiacchierata su Karl Krolow riportando le prime due e l’ultima quartina della bellissima poesia Parole:
Candore di parole inventate,
parlare dietro le porte,
da finestre e contro le pareti,
calcinate di luce paziente.Realtà di vocaboli,
di due o tre sillabe:
ritagliati negli enigmi del cielo,
in una vena della roccia.[…]
Vocali – piccoli insetti,
invisibili per l’aria,
cadono simili a cenere,
perdurano come fragranza di mele cotogne.
In copertina: Vasilij Kandinskij, Composizione VIII, 1923
Per approfondire:
Le poesie sono tratte da una piccola silloge delle opere migliori di questo poeta pubblicata sulla rivista POESIA di Crocetti Editore e sono tradotte da Gio Batta Bucciol.
Opere più importanti di Karl Krolow: Segni del mondo (Zeichen der Welt, 1952). Vento e tempo (Wind und Zeit, 1954). Niente più che vivere (Nichts weiter als Leben, 1970). Per amor di semplicità (Der Einfachheit halber, 1977). Quando giunse il momento (Als es soweit war, 1988).