Per la cronaca, quella che stai leggendo è la storia completa e inesorabile di una dipendenza. Perché in quasi tutti i programmi di disintossicazione in dodici fasi, la fase quattro prevede che uno faccia l’inventario della propria vita. Tutti i momenti più bassi e squallidi della tua vita: devi prendere un quaderno e scriverli. Un inventario completo dei tuoi crimini. In questo modo, hai tutti i tuoi peccati a portata di mano. Dopodiché devi rimediare a tutto. […] Così puoi tornare con la mente al peggio della tua vita e passarlo in rassegna ogni volta che vuoi.
Chuck Palahniuk, Soffocare, 2001, Mondadori, p. 282)
La prima fase per risolvere una dipendenza è ammettere di averne una. I fardelli dell’assuefazione ci rendono tanto simili e tanto umani; sono piccole schiavitù che neghiamo a noi stessi. Fumi sigarette da quando rubasti la prima dal pacchetto di tuo nonno? C’è una grossa probabilità che, prima di morire, troverai l’ultima paglia stretta tra due dita ossute e con la pelle macchiata. Sbam.
>Ma il bello delle dipendenze – di alcune, per lo meno – è che non sempre portano alla sconfitta o al knock-out. Ci convivi; fanno parte di te. Nel mio caso, sono scortato da un impulso irrefrenabile all’acquisto smodato e ossessivo di materiale cartaceo, in quanto mai abbastanza viene saziato il mio bisogno di lettura: insomma, compro vagonate di libri al mese.
Veramente, non scherzo. Da semplici romanzi a fumetti, dizionari, riviste, saggi, etc. Accompagnato dalle urla di mia madre e dagli scricchiolii di rimprovero delle mensole di casa, accumulo alberi su alberi in comode rate libridinose.
Ogni volta che rifletto su quello che banalmente si potrebbe definire collezionismo, mi ritorna in mente la novella La roba di Giovanni Verga (se siete curiosi, la trovate qui). Al contrario del protagonista, il contadino Mazzarò, io non sono «ricco come un maiale», ma condivido con lui l’esasperante mania di voler conservare, catalogare, accumulare cose, robe. Tuttavia, quando morirò, non inseguirò i miei tacchini col bastone cercando di ucciderli per portarmi all’aldilà con me i miei possessi: va bene essere attaccati ai beni materiali, ma cum grano salis.
Piuttosto, in tema strettamente letterario, consiglio la lettura del romanzo Cose preziose di Stephen King: vengono trattate tematiche affini sino ad esasperarle. Saresti disposto ad ottenere qualcosa per puro egoismo a tal punto da vendere l’anima? Per chi volesse rispondere di sì o per chi fosse interessato ad immergersi nel lato più oscuro dell’essere umano, quello intriso di bramosia per le cose e offuscato dalla sua indole di diffidenza verso ciò che è diverso, questo pezzo di Letteratura potrebbe essere un buon compagno di lettura (ma se avete risposto di sì, vergognatevi. Davvero). È un horror datato 1991, ma invecchiato molto bene.
Poste queste premesse, viene da sé il collegamento con il tema principale del libro Soffocare, gentilmente consacrato al tempio delle humanae litterae da Chuck Palahniuk.
La realtà. Quanto è difficile comprendere la realtà! Tra uomini ci lamentiamo delle nostre ragazze durante il ciclo mestruale (ogni riferimento a donne mestruate realmente esistenti è puramente casuale), solo perché ci dimentichiamo di quanto sia ostico il concetto di realtà! Costruirla, sezionarla, immaginarla, sentirla sulla propria pelle… Eh, sì: la realtà è proprio ciò di cui necessitiamo; è ciò di cui sentiamo la necessità di farne parte. Ci sfugge il perché, il come, ma chissenefrega.
Victor Mancini, l’antieroe protagonista di Soffocare, ha avuto un impatto con la realtà paragonabile solo ad un frontale con un tir. Diventare una semplice pedina della realtà, ingoiandola (e soffocando) così com’è, oppure crearne una completamente diversa, con luoghi e meccaniche tutte nostre? Victor inizia a reagire alla quotidianità opprimente con un quadernetto nel quale annotare i risvolti positivi della quarta fase della disintossicazione dalla sesso-dipendenza. È il suo modo per rimettere a posto le cose. Colleziona frammenti di passato per costruire un futuro concreto, perché «Chi dimentica il passato è condannato a riviverlo».
E ritorniamo là dov’eravamo partiti: cos’è la dipendenza? Possiamo considerarla un mezzo di fuga dalla realtà? In America dicono sia cool averne una: più originale è la tua, meno misera risulterà al tua vita. Omologazione di massa, baby. La dipendenza altro non è che un modo per evadere dalla fanghiglia melmosa rappresentata dal reale e dalla società. Palahniuk utilizza la Letteratura per sconvolgere e svelare lo schifo che ci circonda, dal consumismo alle meccaniche corrotte della politica moderna.
Rischiamo davvero di essere sopraffatti da quello che ci ossessiona? Quali sono le vostre dipendenze? In Soffocare, oltre ad uno stile schietto e vivo, risiede senza dubbio una chiara risposta a tutti i quesiti di quest’asfittico articolo: «[…]Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso».
Infine, mi scuso per il titolo dell’articolo. Non mi sono preso la briga di spiegarlo… ma va bene così, vi lascio nella mani del libro di Palahniuk per scoprirne il senso: Gesù c’entra molto nella trama del romanzo e in un modo molto meno blasfemo di quello che state pensando… Malfidenti. Se c’è una cosa che sicuramente Gesù farebbe, comunque, sarebbe mettere mi piace all’articolo. Vorreste essere da meno?
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