Si è conclusa giovedì 25 gennaio la settimana dedicata alle sfilate di alta moda della stagione Primavera Estate 2018, un incanto chiamato Haute Couture. Sono 36 i marchi che hanno presentato le loro collezioni per questa stagione e uno dei più attesi è stato sicuramente Dior.
Che si parli della collezione, del party, o meglio, del ballo in maschera, Dior è stata la casa che più ha saputo incantare e sorprendere i suoi ospiti: quest’anno Maria Grazia Chiuri, direttore creativo della maison, ha deciso di esplorare la tematica del femminismo e della femminilità utilizzando il surrealismo come chiave di lettura.
Per comprendere quali siano state le motivazioni di questa scelta, bisogna necessariamente gettare uno sguardo al passato chiedendosi chi fu l’uomo Christian Dior e in che modo entrò a contatto con la corrente surrealista, ma soprattutto come mai Maria Grazia Chiuri, prima donna alla guida di Dior, abbia deciso di attingere a questo periodo per la realizzazione di questa nuova collezione.
Chrisitian Dior, nato nei primi anni del ‘900, non contava tra i suoi amici molti couturier, ma piuttosto un numero estremamente cospicuo di artisti. Il suo periodo universitario infatti, coincise con les Années folles di Parigi e con il proliferare dei suoi nuovi movimenti. In questi anni si avvicina ad Henri Sauguet, il famoso compositore, a Christian Bérard, scenografo e pittore, a Max Jacob, e moltissimi nuovi artisti; il caso vuole che questo forte contatto con il mondo dell’arte, porterà lui e Jacques Bonjean ad aprire una piccola galleria al numero 34 di Rue de la Boétie, dove i due soci avranno la fortuna di trattare le opere di quegli uomini che ben presto diventeranno alcuni tra i più celebri artisti dell’epoca: Paul Klee, Otto Dix, Max Ernst, Juan Mirò, Giorgio De Chirico, Salvador Dalì e Pablo Picasso.
Proprio in questo periodo, Christian Dior decise di dare spazio ad una giovane artista esponendo per primo le sue opere, stiamo parlando di Leonor Fini, la donna che ha ispirato Maria Grazia Chiuri per la realizzazione della collezione Primavera Estate 2018. La storia di questa piccola galleria deve essere stata particolarmente interessante per la Maison, la quale ha realizzato per la sfilata una scenografia che omaggia il movimento Surrealista.
Leonor Fini era una giovane pittrice e ritrattista triestina che si trasferì a Parigi nel 1931 per assecondare le sue doti artistiche. Inizialmente frequentò les italiens de Paris: De Pisis, Campigli, De Chirico, ma ben presto entrò a contatto anche con artisti internazionali.
La visibilità acquisita dopo l’esposizione nella galleria di Dior e Bonjean la portò a nuove interessanti collaborazioni: nel 1933 Elsa Schiaparelli la introdurrà nel mondo della moda e Leonor disegnerà la confezione dello Shocking Pink Schiaparelli, profumo dalla forma dei fianchi di donna.
La vita a Parigi la portò ad amare anche altre forme d’arte, come la fotografia, che le permetteva di posare per se stessa, oppure l’arte del travestimento, dove la maschera è uno strumento utile non tanto a nascondere ma a rivelare l’intima natura di chi la indossa, e il vestito, oggetto principale dei numerosi balli in maschera di Parigi, che serve ad interpretare una delle tante sfaccettature della propria personalità (tutti elementi che ritroveremo nella collezione Primavera Estate 2018). Nelle sue opere, Leonor Fini predilesse come soggetto dei suoi dipinti la donna con la sua forte sensualità, il suo mondo onirico e il suo rapporto con la natura.
Forse il motivo per cui Maria Grazia Chiuri si è sentita ispirata da questa artista è perché nella sua vita non è mai mancata una grande determinazione: la giovane pittrice visse infatti in un momento storico in cui il mondo sembrava governato dagli uomini, sia perché la guerra stava iniziando a stravolgere i paesi sia perché nell’ambiente artistico di Parigi erano gli uomini a farla da padrone.
Possiamo dunque trovare dei collegamenti interessanti, soprattutto se si tiene a mente che Maria Grazia Chiuri è stata la prima donna ad essere nominata direttore creativo di Dior e l’anno scorso ha dichiarato che la Mission della maison deve essere quella di occuparsi della legittimazione femminile. Leonor Fini e il suo sguardo surrealista sono dunque serviti allo scopo di portare avanti delle tematiche che sono ancora attuali e di mostrare la donna dalle sue sfaccettature più autorevoli a quelle più ambigue ed insolite, trasportando l’interiorità, l’emotività e il sogno nelle forme degli abiti.
Ecco dunque che sulla passerella di Dior Haute Couture assistiamo a dei giochi con il corpo: troviamo un vestito Panier, o “a gabbia”, che si rifà alla simbologia surrealista e che stringe come un corsetto ma rivela ciò che è presente al suo interno, le maschere, i vestiti con un pattern di domino sovrapposti, i capelli corti, giochi di parole con dei tatuaggi temporanei che prendono il posto delle collane, tantissimi esempi di trompe-l’oeil. Insomma, prendendo ispirazione da quasi un secolo fa, la maison è stata in grado di sottolineare le esigenze della donna di oggi, esaltandone l’eleganza e la forma.