Il primo di settembre del 1920 si innalzavano grandi risate da dietro le porte chiuse dei cinema di tutti gli Stati Uniti.
Non era una cosa inusuale per quegli anni, in cui a sbancare il botteghino erano i re incontrastati della comicità: Charlie Chaplin, Harold Lloyd, Mable Normand. Quel giorno però ad essere proiettato nelle sale buie, accompagnato dai jingle suonati da un pianoforte, era il film di un giovane attore dagli occhi tristi, che fino a quel momento era conosciuto soltanto come la spalla di una delle stelle di punta della Paramount Pictures, Roscoe “Fatty” Arbuckle. Il film si intitola One week, Una settimana nella traduzione italiana, ed era destinato a lanciare nel firmamento hollywoodiano uno dei nomi ad oggi più noti e apprezzati del cinema muto: quello di Buster Keaton.
Lunedì 9
One week si apre con il matrimonio del giovane protagonista senza nome con la sua sposa, così come ironicamente e come spesso accade, la carriera di Buster Keaton e la genesi del suo primo film iniziano con un divorzio artistico. Dopo tre anni di collaborazione e una quindicina di film insieme, nel 1918 Fatty Arbuckle aveva deciso di accettare l’offerta astronomica fattagli dalla Paramount Pictures e di lasciare la casa di produzione cinematografica da lui fondata nelle mani dell’amico.
Keaton non si lascia spaventare dalla mole di lavoro che gli è stata affidata, ed ora che ha pieno controllo sulla produzione artistica si butta con entusiasmo in questo nuovo capitolo della sua carriera. Per la prima volta non è solo una controparte comica, ma è interprete, sceneggiatore, soggettista e regista, come ogni star del cinema comico degli anni ‘10 e ‘20. Libero finalmente di sperimentare e di giocare con il neonato universo cinematografico da lui tanto amato, si cimenta in un film che pone le basi e i caratteri distintivi di quella che sarà, negli anni a seguire, tutta la sua cinematografia.
Martedì 10
L’idea di base del film è molto semplice. La coppia di sposi protagonista riceve in dono un lotto di terreno e una casa prefabbricata, le uniche istruzioni di montaggio sono quelle di seguire la numerazione scritta sulle casse che la contengono. Un pretendente rifiutato però, in un momento di distrazione, entra nel terreno della coppia e ne modifica i numeri. Il risultato è un susseguirsi di gag e incomprensioni che per il pubblico risultano irresistibili.
Per la trama e la struttura del suo primo film da protagonista, Keaton prende spunto da uno dei generi chiave del vaudeville, ambiente artistico nel quale è nato e cresciuto, e che sarà uno dei fili conduttori di tutta la sua cinematografia: la parodia. Nel 1919 la Ford Motor Company aveva lanciato una serie di corti educazionali per pubblicizzare i suoi prodotti. Uno di questi si intitola Home Made e mostrava come costruire in una settimana la casa prefabbricata di loro produzione.
Come ogni pubblicità, questi corti dovevano essere universalmente conosciuti e riconoscibili. Keaton questo lo sapeva bene e si lanciò in una goliardica rivisitazione del corto, cosa che rese il suo film irresistibile per il pubblico di allora. Di Home Made mantenne la scena iniziale del matrimonio e la struttura narrativa, dividendo il film in sette scene separate le une dalle altre da un calendario che indicava il passare della settimana. La durata è praticamente la stessa e a coronare il tutto la macchina che l’attore guida all’interno del film è una Ford Model T, la stessa usata nel corto del 1919.
Il titolo del film, poi, come rivelerà soltanto anni dopo, faceva il verso ad un romanzo erotico molto in voga qualche anno prima, Three weeks di Elinor Glyn pubblicato nel 1907. Scandaloso soltanto un terzo, commenterà divertito.
Mercoledì 11
Nel suo primo film Keaton abbozza quelle che saranno le caratteristiche ricorrenti di tutta la sua cinematografia.
In primo luogo la costruzione del suo personaggio. Ha una postura rigida e il suo volto è una maschera impassibile ma estremamente espressivo grazie a pochissimi movimenti, in completo contrasto con i movimenti grotteschi e le smorfie teatrali delle altre stelle del cinema.
Ricorrente è anche come sceglie di sviluppare il film, con una sequenza di apertura, una costruzione lenta a cui segue un climax frenetico e il finale rocambolesco. Sceglie poi ambientazioni molto scarne, semplici e luminose, con pochissime didascalie ad indicare che ad essere importante è quello che viene presentato sullo schermo. La casa stessa diventa un personaggio, come lo sarà il treno di The General o lo schermo cinematografico di Sherlock Jr.: ha una sua personalità e una volontà propria. Keaton rifiuta di usare modelli in miniatura e interagisce con essa, mostrando notevole maestria alla regia e dando alle sue gag una veridicità unica. Se la casa ruota su se stessa nel mezzo di una bufera, Keaton corre con lei e ci sbatte contro nel tentativo di entrare da una finestra.
Giovedì 12
In One week risalta la fusione dei due mondi di Buster Keaton, quello del vaudeville della sua infanzia e adolescenza e quello cinematografico di cui si era innamorato.
Keaton, come suggerisce il suo nome d’arte (che leggenda vuole sia stato Houdini in persona a dargli quando era bambino), è uno stuntman, uno che ruzzola. Ruzzolava dalla culla da bambino e sul palco con i genitori, che decisero di portarlo in scena con loro perché sarebbe stato più al sicuro che non affidato a qualcuno che non poteva insegnargli a seguire la sua vocazione di cascatore senza farsi male.
Una volta adulto porterà sul grande schermo tutte le acrobazie imparate nei primi anni della sua vita. Cadute, salti da macchine in movimento, pareti che cadono addosso senza fare danni grazie alle finestre aperte. Tutte cose pericolosissime che negli anni affinerà e non si stancherà mai di riproporre, e che grazie alla sua inconfondibile impassibilità fa sembrare cose di tutti i giorni.
Keaton, che è un narratore paziente, non ha fretta di proporre le sue gag. Pone le basi all’inizio del film e le sviluppa, dà a queste maggiore importanza e adatta la trama, costruendola intorno alla loro riuscita.
Più di tutti, poi, si diverte a giocare con il linguaggio cinematografico e a sfondare la cosiddetta quarta parete. Esempio lampante è la scena, diventata celebre, in cui la sposa fa scivolare fuori dalla vasca da bagno la saponetta con cui si sta lavando. Guarda complice in camera, dietro la quale spunta una mano che copre l’obiettivo, permettendole di recuperare il sapone senza essere vista.
Venerdì 13
Il 1 settembre 1920 One week esce finalmente al cinema ed è un tripudio di risate e recensioni positive. Tutti riconoscono in Keaton l’astro nascente della comicità hollywoodiana, con la sua narrativa intelligente e il fatto che non cerchi mai la compassione del pubblico, neanche quando tutto gli si ritorce contro, perché è lui ad essere l’artefice ma anche il risolutore di tutte le sue disavventure.
The Santa Clarita Valley Signal scrive di lui, tra le altre cose: «Se Buster Keaton fosse stato lasciato libero in un museo, avrebbe solleticato le mummie fino a farle vivere di nuovo».
Sabato 14
One week è destinato a diventare uno dei tanti film del divo dalla faccia di bronzo, come lo chiameranno presto. Negli anni successivi seguono una serie di grandi successi, che lo porteranno a diventare uno dei volti ancora oggi più conosciuti del cinema muto, secondo soltanto a Charlie Chaplin. Film come Sherlock Jr., The General, The Cameraman sono entrati nella memoria collettiva anche di chi non si è mai approcciato al cinema classico e ancora oggi vengono citati e parodiati in film che noi tutti amiamo. Basti pensare alla scena finale del terzo capitolo di Ritorno al futuro che si ispira al finale di The General, con la caduta del treno dal ponte sospeso, o la prima apparizione cinematografica di Topolino, Steamboat Willie, avvenuta nel 1928, che prende spunto dal film di Keaton Steamboat Bill, Jr, uscito lo stesso anno.
Domenica 15
La carriera di Keaton, come quella di tanti altri attori all’epoca, subisce una repentina battuta d’arresto con la venuta del cinema sonoro. Il pubblico ha voglia di novità, di drammi, di musica e la comicità fatta di cadute e ruzzoloni è considerata superata.
Proverà ad adattarsi ai tempi e alle nuove esigenze del pubblico e della case di produzione ma, anche a causa dei suoi problemi di alcolismo, non riesce mai davvero nell’impresa.
È presto destinato a diventare uno dei tanti fantasmi un po’ nostalgici di un cinema passato.
Leggi tutti i nostri articoli di Inquadrature