Quando può apparire vero e intenso uno sguardo fatto di pittura?
Fino al 16 febbraio 2020 è possibile ammirare al museo Accorsi-Ometto di via Po a Torino la mostra dedicata al pittore toscano del tardo Ottocento Vittorio Corcos intitolata “Vittorio Corcos. L’avventura dello sguardo”.
Vittorio cresce in una famiglia ebraica, dopo aver frequentato le accademie di Firenze e Napoli, trascorre, poco più che ventenne, un periodo a Parigi, dove entra in contatto con Goupil, importate mercante d’arte che sarà un fondamentale punto di riferimento per la sua carriera artistica. Dopo aver fatto ritorno in Italia nel 1886 e stabilitosi a Firenze con la moglie Emma Rotigliano, la sua casa diventa il luogo di ritrovo per molti letterati e artisti dell’epoca, creando saldi rapporti e una fonte d’ispirazione reciproca. Così Corcos sviluppa e migliora la sua naturale dote di ritrattista, prediligendo – senza però limitarsi – a soggetti femminili.
Dipinge i volti umani dedicando molte cure alla realizzazione degli occhi e alla profondità degli sguardi, ma anche agli accessori indossati dai modelli. Questi ultimi risaltano nel quadro, dando luminosità all’immagine, grazie al tratto più spesso e vivace delle pennellate. È ben visibile ad esempio nel collare del cane dipinto nell’opera “La figlia di Jack La Bolina” del 1888 e nell’abito di Corinna Salmon, ritratta nel 1893.
Nonostante Corcos si dedichi anche alle illustrazioni di libri e riviste, la mostra torinese vuole concentrarsi sui suoi ritratti e sull’essenzialità dello sguardo di ogni soggetto che riesce a trasmettere a chi osserva. In proposito, Corcos amava intrattenere rapporti profondi con i modelli delle sue opere: attraverso una conversazione e l’osservazione dei comportamenti spontanei che ne scaturivano, riusciva a cogliere la vera essenza di chi aveva di fronte, molto più che durante le fasi di posa nell’atelier. Da qui la maestria nel dipingere gli occhi come se i tratti di pittura potessero contenere l’anima stessa della persona. Gli sguardi appaiono infatti veri, concreti e in grado di assorbire la nostra attenzione.
Per una migliore esperienza di visita la mostra è stata suddivisa in sette sezioni. La prima è intitolata Sguardi, una serie di dipinti in cui Corcos coglie attimi di spontanea quotidianità di giovani donne, facendo trapelare nelle rappresentazioni i loro sentimenti e non solo la bellezza dei lineamenti. Si prosegue con In posa nell’atelier, qui i dipinti risultano più minuziosi ed estremamente dettagliati. Possiamo vedere alcuni ritratti delle mogli degli artisti a lui contemporanei e degli intellettuali che partecipavano ai salotti letterari.
Aria di Parigi vuole riassumere la parentesi francese di Corcos passando poi per Salotto della “gentile ignota” (così Emma Rotigliano veniva chiamata da Giovanni Pascoli durante i loro scambi epistolari), un gruppo di opere che raffigurano i principali esponenti del circolo della moglie di Corcos. Tra i quadri esposti troviamo il ritratto di Emma, nonché di Giosuè Carducci, uno dei maggiori frequentatori della casa del pittore, come anche Pietro Mascagni.
Luce mediterranea raccoglie i paesaggi dipinti da Corcos en plein air. In Eterno Femminino è invece presente una delle più celebri e conosciute opere di Corcos, intitolata Sogni del 1896, in cui una donna seduta rivolge lo sguardo verso lo spettatore, con il volto sorretto dal suo pugno chiuso. Il soggetto è colto durante un momento di svago, probabilmente all’interno di un cortile. Sulla panchina accanto alla donna sono poggiati alcuni suoi oggetti: un cappello, un ombrello, alcuni libri. La combinazione di colori caldi, dal verde oliva, al giallo e al marrone, insieme all’espressione della giovane, ci trasmettono una sensazione di tranquillità.
L’ultima sezione è stata dedicata alle opere di artisti contemporanei a Corcos, realizzate sul finire del secolo e nei primi anni nel Novecento, poco prima della nascita delle Avanguardie. Viene rappresentata principalmente la figura femminile sotto molti punti di vista, quasi approdando alla dimensione onirica. La sezione prende così il nome di Vergini funeste
Gli sguardi rappresentati da Corcos tendono a superare la vividezza di una foto; la profondità espressa dallo scintillio dato anche delle iridi più scure, dimostra quanto questo artista abbia avuto una profonda dimestichezza nel sapere scorgere quel che si cela oltre le maschere pirandelliane abitualmente indossate dalle persone, trovando l’essenzialità e lo spirito nascosto sotto di esse.