Se i morti non risorgono, di Philipp Kerr: la prigione accanto al lago

se i morti non risorgono

Il lago più vicino a casa mia si trova a dodici minuti di bici. Si chiama Plötzensee ed è a nord-ovest di Berlino. È circondato da un grande parco, Volkspark – il parco del popolo – Rehberge. A Rehberge ci si dimentica abbastanza velocemente di essere in città: il bosco diventa a tratti fitto e il frinire delle cicale sovrasta il rumore delle auto in lontananza. Plötzensee è un lago molto popolare tra i berlinesi: comodo da raggiungere, è una garanzia per un tuffo in un’acqua quanto basta pulita e piacevolmente fresca nelle (poche) giornate di piena estate in città.

Ho avuto una mattinata d’inferno. Sono stato al carcere di Plötzensee con una delegazione dei poliziotti più importanti di Berlino e il Capo (…) perché i caporioni volevano vedere la scure cadente all’opera. “Scure cadente” era il nomignolo con il quale noi tedeschi chiamavamo scherzosamente la ghigliottina.

Ero proprio a Plötzensee quando ho iniziato a leggere Se i morti non risorgono di Philipp Kerr, ambientato a Berlino, e ho scoperto che a pochi passi dal lago si trova la prigione in cui tra il 1933 e il 1945 sono state decapitate con la ghigliottina circa 3000 persone per opposizione al regime fascista.

Berlino, la mia città natale, era riconoscibile a stento. Prima era il luogo più libero del mondo adesso sembrava una vera e propria piazza d’armi.

Il romanzo comincia nel 1934 e continua negli anni dell’avvento del Fascismo, le prime leggi raziali, l’affermarsi delle SS e la preparazione per le Olimpiadi di Berlino nel 1936.

Cappella della prigione di Plötzensee e il capanno dove avvenivano le esecuzioni, dopo il 1945. Fonte: Gedenkstaette Ploetzensee)
Cappella della prigione di Plötzensee e il capanno dove avvenivano le esecuzioni, dopo il 1945. Fonte: Gedenkstaette Ploetzensee)

Ero stato costretto a dare le dimissioni dal mio lavoro di investigatore capo della KRIPO – un lavoro che amavo – e a sentirmi come un paria per la mia adesione alla vecchia Repubblica di Weimar.

Il protagonista è Bernhard Gunther, ex-investigatore della KRIPO, polizia criminale, diventa investigatore del prestigioso albergo Adlon di Berlino. Tramite le sue indagini seguiamo le evoluzioni della Storia, i cambiamenti nella città di Berlino per la preparazione dei giochi olimpici, caratterizzate da antisemitismo e propaganda Nazista. Gunther riesce a sopravvivere in situazioni pericolose, mimetizzarsi quando è sotto copertura, ed ottenere favori da ogni persona che incontra grazie alla sua scaltrezza e fine abilità oratoria. Se i morti non risorgono è un thriller costruito a regola d’arte; Gunther deve cercare di trovare la verità a tutti i costi, nonostante spesso ci sia molto in gioco: giri milionari di denaro, segreti criminali da coprire, appalti da vincere.

Come sempre, ma specialmente in questo caso, siccome si tratta di un thriller, preferisco non svelarvi troppi dettagli ma parlarvi della Storia che si cela dietro al romanzo e allo stile narrativo.

Philipp Kerr riesce a tenere i suoi lettori incollati al romanzo per oltre cinquecento pagine, con un giallo da risolvere nella prima parte del romanzo, e una trama che si infittisce sempre di più nella seconda parte, quando Gunther è costretto a fuggire dall’Europa e stabilirsi a L’Avana. Senza dubbio è un racconto estremamente scorrevole, avvincente, costellato di dialoghi brillanti e frasi ironiche.

Plötzensee oggi. Foto: Vittoria Pauri
Il Volkspark Rehberge, oggi. Foto: Vittoria Pauri

Ciò che lo rende ancor più interessante è la storia che le fa da contorno. Leggendo questo romanzo ho infatti scoperto una miriade di informazioni sulla città in cui vivo, per esempio che duecentosessanta milioni di anni fa quest’area era un mare, Mar Zechstein, varie curiosità sui luoghi, l’architettura della città e storie alcuni personaggi storici, tra cui Leni Riefenstahl, la fotografa e regista più famosa del regime nazista, che ha vissuto cent’anni.

Ma soprattutto ho scoperto della prigione e sono andata a visitare il memoriale che oggi sorge al suo posto. Si trova al di là del lago, in una zona industriale, un’area decisamente non di passaggio. Il monumento consiste in un imponente muro di venti metri, con la scritta “Le vittime della dittatura di Hitler degli anni 1933-1945”, che funge da una separazione fisica tra il cortile dove entrano i visitatori e la stanza dove gli atroci omicidi furono commessi.

C’è poi un piccolo museo con le storie delle vittime, tra cui quella di Karlrobert Kreiten, considerato uno dei più virtuosi pianisti della sua epoca, che durante un tour a Berlino nel 1943 disse ad un’amica di sua madre – a seguito della sconfitta tedesca a Stalingrado – che pensava che la guerra sarebbe stata persa. La donna lo denunciò e fu per questo condannato a morte per “sovversione dello sforzo bellico, aiuto al nemico e affermazioni disfattiste”.

Come lui, centinaia di altri uomini e donne provenienti da 20 paesi furono giustiziati anche solo per una parola o un gesto di dissenso nei confronti del regime. Furono decapitati anche cinquanta membri dell’”Orchestra Rossa”, così denominata dal controspionaggio nazista, che si opponevano al nazionalsocialismo e ne documentavano i crimini, discorrevano di temi artistici e politici e aiutavano le vittime di persecuzione.

Mi sento allora di concludere raccomandandovi non solo il thriller di Philipp Kerr, che se amate il genere divorerete molto velocemente, ma anche qualunque romanzo riusciate a trovare che narri dei luoghi che conoscete o che visitate, così da riscoprirne la Storia.

Il memoriale di Plötzensee. Foto: Vittoria Pauri
Il memoriale di Plötzensee. Foto: Vittoria Pauri

 


In copertina: Il lago di Plötzensee, oggi. Foto: Vittoria Pauri

Vittoria Pauri
Vittoria Pauri

Alla domanda “Qual è il tuo motto?" non avrei esitazione a citare una frase di Gandhi: il miglior modo per trovare se stessi é perdersi nel servizio degli altri. Le due cose di cui non posso fare a meno sono la curiosità di capire ciò che mi capita intorno e un quadernetto su cui scrivo tutto quello che mi passa per la testa e su cui colleziono frammenti di libri, poesie e conversazioni.