In un chiaro gelido mattino di gennaio all’inizio del ventunesimo secolo

In un chiaro gelido mattino-di-gennaio-allinizio-del-ventunesimo-secolo Martina Trotta

In un chiaro, gelido mattino di gennaio un lupo compare in Germania, nella desolata periferia coperta di bianco.

Nel mese successivo il lupo viene visto (e fotografato) da Tomasz, un giovane polacco annientato dal lavoro e da una vita atroce, a pochi chilometri da Berlino. Grazie alla sua fidanzata, Agnieszka, la foto finisce sui giornali. Da quel momento in città e nelle campagne non si fa altro che parlare del lupo: molti lo vedono, molti credono di vederlo al margine dei campi dei boschi delle stazioni. Il lupo diventa una leggenda metropolitana, poi un mito.

In un chiaro, gelido mattino di febbraio un ragazzo e una ragazza fuggono dal crocicchio di strade in cui abitano. Vanno nel bosco, vi passano la notte, trovano un cacciatore morto, senza cane. Lei ha una madre violenta che le alza le mani ad ogni scatto d’ira, lui un padre ricoverato in clinica perché alcolizzato. Non sono più dei bambini, non sono ancora adulti. Fuggono dalla violenza insensata, dal fallimento che ingabbia i loro genitori e nel quale sentono di scivolare anche loro. Cosa cercano?

In un chiaro, gelido mattino di febbraio una coppia di edicolanti discute. Parlano del loro locale, della loro vita. Lui pensa sempre al lupo, a quella bestia scomparsa da più di un secolo da quelle terre e ora misteriosamente ricomparsa dal nulla. Da dove arriva? Dove sta andando? Cosa sta cercando? L’uomo decide di andare alla ricerca del lupo, di scovarlo. Forse di ucciderlo. Perché lo fa?

In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secoloIn un chiaro, gelido mattino di febbraio il padre del ragazzo, avvertito dalla moglie della fuga del suo unico figlio e della sua ragazza, decide di cercarlo. È sobrio da circa due settimane. Ne scova le tracce, li segue nei boschi, giunge a Berlino. Riuscirà a trovarli in una città così grande?

Con il suo primo romanzo Roland Schimmelpfenning, apprezzato autore teatrale noto in Germania, ci consegna il ritratto di un’umanità senza speranza che si sposta da una via all’altra, da una quinta teatrale all’altra, in una Berlino gelida di cui rimangono solo nomi vuoti e palazzi sventrati. Una città che, nell’affastellarsi di nomi di quartieri vie piazze e linee ferroviarie, divora ricchi e poveri, uomini e donne di successo e accattoni disperati, in vista di una ricostruzione, di un futuro che si presenta oscuro e angosciante.

Su tutto, sui marciapiedi sugli alberi sui palazzi scende un candido manto di neve, neve che non smette mai di cadere e di accumularsi per giorni. Mai una bufera, mai una tempesta. Solo il metaforico irrigidirsi delle relazioni umane, il disgregarsi di una società che ha perso la bussola e che, pur cercandola, non è più in grado di trovarla. E su tutto, ancora più in alto del cielo bianco di neve, più addentro del cuore della città e degli uomini, aleggia l’ombra del lupo, più tangibile, nella sua ineffabilità, dei rapporti umani.

Molti sono i personaggi, molte le situazioni che l’autore ci presenta nello spazio di poche righe e che intreccia in capitoli brevi e incalzanti che lasciano nel lettore la sensazione di essere inseguiti, di essere prede di un destino infausto. Un’atmosfera asfittica, se non da incubo, certamente cruda e spietata, in cui neanche per un attimo ci si può far riscaldare il cuore da un baluginio di speranza.

Di In un chiaro gelido mattino di gennaio all’inizio del ventunesimo secolo restano le paure e le incertezze della vita, l’angoscia che attanaglia l’uomo d’oggi, la disperazione, ancora placidamente soffocata, del popolo tedesco. E ancora resta il mito che attraversa le nostre vite, con la sua ombra, e che poi scompare, dimenticato.

 

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In copertina: Illustrazione di Martina Trotta

Redazione: Salvatore Ciaccio
Salvatore Ciaccio

Nato a Sciacca in provincia di Agrigento nel 1993, ho frequentato il Liceo Classico nella mia città natale per poi proseguire gli studi a Pavia, dove mi sono laureato in Lettere Moderne con una tesi dedicata all'architettura normanna in Sicilia.