Nel mezzo del cammin di nostra vita… Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (soprannominato il Popolano e cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico), desiderando uno sfarzoso manoscritto della Divina Commedia, delegò al copista Niccolò Mangona di scriverne il testo e all’artista Sandro Botticelli di realizzarne le illustrazioni.
È così che tra il 1480 e il 1495, Botticelli produsse cento disegni su pergamena, ricostruzione di tutti i Canti ed un primo spaccato dell’Inferno; tuttavia alcune tavole vengono considerate perdute (dell’Inferno II-III-IV-V-VI-VII, XI, XIV) o non realizzate (del Paradiso XXXI e XXXIII). Tra le tavole conosciute vi sono “La voragine infernale (o Pianta dell’Inferno)”, l’unica completa che introduce i Canti dell’Inferno, e “l’Inferno Canto I” (rispettivamente sul recto e sul verso dello stesso foglio di pergamena), “il grande Satana” (su un foglio doppio), “l’Inferno Canto X” (con un principio di colorazione nelle vesti); 85 pergamene sono state situate nel nuovo Kupferstichkabinett, che ha riunito le raccolte dei due Musei statali di Berlino, mentre altre 7 pergamene, quelle dell’antica collezione della regina Cristina di Svezia e acquistate da Alessandro VIII, si trovano nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
Sandro Botticelli utilizzò dei fogli di pergamena di pecora dalle dimensioni di 32,5×47,5 cm, salvo “Il grande Satana” che misura 46,8×63,5 cm, e si servì del lato interno e liscio della pelle per dipingere, mentre lasciò il fiore, ossia il lato esterno e poroso, per il testo; inoltre utilizzò strumenti quali lo stilo d’argento con piombo per le linee basilari della composizione, la penna e l’inchiostro ocra o oro o nero per precisare i contorni e la tempera per colorare il Canto XVIII dell’inferno.
L’unica tavola completa giunta sino a noi è “La voragine infernale“, che introduce i Canti dell’Inferno. L’idea dell’artista era quella di ricreare un viaggio itinerante, infatti vengono sottolineati gli spostamenti del Sommo poeta insieme a Virgilio (ad esempio il volo dell’ippogrifo) o l’elevazione di Dante insieme a Beatrice.
Dunque non solo Botticelli riproduce la costruzione dell’Inferno dantesco, attraverso la forma ad imbuto, la composizione in cerchi gradualmente più stretti, ma ricostruisce una mappa fedele dei Canti infernali, attraverso un continuum narrativo che introduce gli antichi illustri, Minosse, Paolo e Francesca, gli iracondi, i golosi, gli eretici, i suicidi e Lucifero, descritti nei minimi dettagli e travagliati dalle loro pene.
Sandro Botticelli, dunque, attraverso la propria sensibilità, la quale veniva spesso etichettata come inadatta per un progetto legato all’Inferno, riuscì a scavare negli animi degli osservatori un vortice di forti passioni che andava a pari passo con la costruzione del cono infernale. Probabilmente l’artista stava facendo un percorso inverso da quello di Dante, nel dipingere la tavola: stava cercando le fiere e si stava allontanando dalle stelle…
Sarà riuscito a rivederle?
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