Dimenticanze di Mattia Lo Presti

Edward Hopper, Escursione nella filosofia. Dimenticanze di Mattia Lo Presti

Se tornassero a noi le cose
sparite, la chiave del bagno,
la mia collana dell’anniversario —
piccoli vuoti che ritornano uguali —
la certezza avremmo almeno
di ogni giorno che si allontana,
di ogni amicizia che è mancata.

Se vedessimo d’intorno le incertezze
(e sono diafani fantasmi, in contro-luce;
posaceneri colmi di fumo, schiariti
si gonfiano come il peso che porta
chi è solo), a queste paragonare il vuoto
sarebbe fortuna; una sciocca cupezza
di chi, dentro, è ormai morto.

Invece, la microfisica della vita
disperde elettroni e particelle; si perde
tutta la cianica sostanza che frulla
la memoria e la sua pecca. Ricordo
dove ho messo la testa,
ma non dov’è rimasta la lenza
che tira lenta la mia esistenza.

 

Ricercare le cose sparite in un universo miniaturizzato, particellare, che si disperde in un movimento centrifugo, che cancella i particolari; soffermarsi sul rapporto dell’uomo con gli oggetti, con le cose che lo costruiscono, con i dettagli, gli sguardi, gli accenni che non capisci e di cui poi ti penti per tutta la vita. Se solo le vedessimo, queste incertezze, questi fumi che si gonfiano come pensieri, più vuote del vuoto, riconoscibili solo da chi, dentro, non porta più nulla, non avremo poi una così grande ricompensa.

Il risultato è la disgregazione completa, in questi ultimi versi che smorzano l’aspettativa del lettore, la conchiudono in una brusca rima baciata. (Le rime baciate, di solito, hanno sapore di caramella; non in Lo Presti). Rimane l’amaro, la consolazione di essere consapevoli della propria povertà, per dirla con il caro Seneca: sapere con certezza lo svanire di ogni giorno, sentire con certezza ogni atto, anche se questo, con tutta probabiltà, ci renderà più sereni, ma non più felici.

 


Mattia Lo Presti è il fondatore della nostra webzine. Laureatosi in Lettere all’università di Pavia, si è trasferito a Barcellona dove lavora come barista alla libreria La Central. 

Gabriele Stilli
Gabriele Stilli

In tenera età sono stato stregato da quelle cose che si scrivono andando a capo spesso, e gli effetti si vedono ancora. Mi sono rassegnato, da diversi anni, a includere l’arte tra le discipline umanistiche e non nel rigoroso ambito delle scienze. Nutro ancora qualche dubbio, però.