In ricordo di Frau F.
Forse ricordava vecchie passeggiate,
vecchie campagne, vecchi pomeriggi al sole,
oppure i raggi che scaldavano la pietra
chiamavano al tepore la sua pelle,
o forse, ammiccanti alle finestre,
le piante variopinte e tremolanti
le rendevano odiosi gli immobili
tavoli di legno sul parquet lucido.Quando passeggiava in giardino
non camminava molto, fino alla strada,
ma quei pochi metri percorsi
erano una continua scoperta:
incessante meraviglia.
Ad ogni passo una nuova pianta
so rot grün oder gelb
und der blaue Himmel[1]
attirava la sua attenzione,
il suo sguardo limpido ne ammirava
la semplice e serena presenza,
sul suo viso un sorriso di fanciulla innocente.Poi, dopo una decina di wunderbar[2]
rientrava nella casa anziani
già smarrita e dimentica di tutto.
Una delle poche liriche capaci di delineare il viso di una anziana donnina sulla sua sedia a dondolo è forse Field of Vision di Seamus Heaney. «I rememer this woman who sat for years / in a wheelchair, looking straight ahead / out the window, at sycamore trees unleafing / and leafing at the far end of the lane, ci dice Heaney in versi dolci e misurati; e solo Heaney si scosta da questo luogo ricorrente (luogo comune?) della vecchiaia come abbrutimento esteriore, e si concentra sull’avanzare dell’età come progressivo sfaldamento-rarefazione interiore, come progressivo perdersi delle strutture della maturità, il progressivo allentarsi di tutti quei legami e legacci, quei nodi che costituiscono un essere umano cosiddetto “adulto”.
Ecco, è su questa linea che Noè Albergati si inserisce, e in maniera del tutto spontanea, naturale: è una poesia che nasce da uno sguardo diretto sul mondo, non dall’erudizione. E non è, d’altra parte, un prodotto estemporaneo o naif. Il ritmo in alcuni punti davvero degno di lode, calcolato tra decasillabo e dodecasillabo, a ricercare una tradizione senza imitarla esplicitamente; la costruzione quasi narrativa del testo, fino a costruire un piccolo racconto in nuce; l’introduzione del tedesco, che spezza e rinnova il linguaggio, spostando il baricentro della lirica verso il basso: tutti elementi, questi, che mostrano un chiaro intento autoriale e una strategia espressiva perfettamente riuscita.
Lontano sia dal linguaggio edulcorato e farfalloso dei poeti della domenica (il poetese, come lo chiamava Sanguineti), sia da esasperati sperimentalisti, Albergati, come Bianca Brecce e Rudy Toffanetti, mostra come sia possibile per la lirica percorrere vie nuove senza perdere però se stessa, mantenendo al contrario una ben conseguita limpidità e la capacità, sempre rara, di affascinare il lettore.
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