I luoghi infiniti di Escher

Maurits Cornelis Escher: Vincolo d'unione, aprile 1956

È da poco uscito il film Escher – Viaggio nell’infinito, un documentario con cui Robin Lutz ci mostra la vita dell’incisore e disegnatore olandese Maurits Cornelis Escher, con grande maestranza e artisticità nella regia.

Il film, della durata di novanta minuti, presenta in modo del tutto originale la vita dell’artista, accompagnata da una colonna sonora che scandisce il ritmo dei periodi della sua esistenza, costantemente rappresentati nelle sue opere, stranianti e quasi oniriche, e con una voce fuori campo (l’idea è che Escher stesso si racconti) alternata alle interviste rivolte ai figli dell’artista e al musicista Graham Nash, membro del gruppo Crosby, Still, Nash and Young, suo grande ammiratore, dopo aver visionato una raccolta di opere donatagli in forma di libro dal cantante degli Animals Eric Burdon.

Negli anni Sessanta Escher era molto apprezzato dai giovani hippie e le sue opere ben si integravano con le atmosfere psichedeliche dell’epoca, nonostante l’artista fosse costantemente sorpreso del suo successo, ancor di più dell’ammirazione di Mick Jagger che per molto gli richiese una sua illustrazione per la copertina di un album dei Rolling Stones, senza successo.

«La paura di non riuscire stare al passo è il problema». Questo è un sentimento costante durante l’infanzia di Maurits, che trova conforto solo nel disegno nei soggiorni in località di mare. All’Università di Harlem conosce e sviluppa il suo talento per le arti grafiche e l’intaglio del legno.

Maurits Cornelis Escher, Superficie increspata, 1950
Maurits Cornelis Escher, Superficie increspata, 1950

«Desidero godermi i minimi dettagli, voglio provare a disegnare nel modo più accurato possibile. La bellezza è così terribilmente difficile».

Escher voleva imprimere nei suoi disegni la semplicità e allo stesso tempo la complessità della natura, dei fiori, delle rocce e degli animali.

La vita di Escher è segnata da viaggi in luoghi d’ispirazione per la sua arte, prima tra tutte l’Italia, in cui abita per molti anni e conosce la sua futura moglie Jetta Umiker, che sposa a Viareggio nel 1924. Si trasferiscono a Roma (città molto amata da Maurits soprattutto per l’architettura e le linee barocche che «sbiadiscono nelle ore notturne») dove nascono i suoi due figli: la famiglia abita in Italia fino al 1935 circa, da cui poi si allontana per evitare influenze fasciste sui figli, che stavano crescendo con le idee imposte dal regime mussoliniano.

Vanno così a vivere in Svizzera, da cui si allontanano solo per un breve soggiorno in Spagna, da cui l’artista coglie grandissima ispirazione, soprattutto per i mosaici geometrici degli edifici visitati, in particolar modo nell’Alhambra di Granada.

Mauritis Cornelis Escher, Uccello/Pesce, 1938. Disegno e acquerello
Mauritis Cornelis Escher, Uccello/Pesce, 1938. Disegno e acquerello

«È la scoperta di un motivo che continua a ripetersi, secondo un determinato sistema».

L’obiettivo di Escher è di sistematizzare, di riempire completamente gli spazi vuoti sullo sfondo, ripetendo all’infinito il soggetto primario e andando oltre la sola geometria degli spagnoli e disegnando pesci, uccelli, rettili.

Durante il periodo vissuto in Belgio, nonostante le difficoltà portate dal Secondo conflitto mondiale, Escher crea le sue opere più famose, pur con nostalgia verso i paesaggi italiani che molto amava.

Il documentario, animando le opere di Escher, coinvolge enormemente il pubblico, immergendolo in questi spazi a più dimensioni e multiformi, creando un senso di straniamento e allontanamento dalla realtà osservabile in superficie.

Possiamo osservare le Metamorfosi, mosaici a scacchiera bidimensionali e tridimensionali.

Maurits Cornelis Escher, Metamorphosis II, 1939-40
Maurits Cornelis Escher, Metamorphosis II, 1939-40

«Per la prima volta mi permetto di creare composizioni basate sul problema di esprimere l’infinitezza, in un piano delimitato».

L’interesse per la precisione matematica supera la volontà di fare arte. Attraverso associazioni logiche esprime visivamente i suoi pensieri, ad esempio associando l’esagono all’alveare e poi alle api; un pesce il cui sfondo diventa un uccello; lucertole di diversi colori, l’una lo sfondo dell’altra. Per Escher si tratta di giochi per bambini; «la gente ragionevole può considerarlo banale e noioso»

Il regime hitleriano e le leggi razziali impongono agli artisti visivi l’iscrizione alla Camera della Cultura (Reichskulturkammer) per poter esporre in pubblico le loro opere. Escher non vuole cedere al compromesso smettendo di rendere note le sue opere e cancellandosi dalle associazioni di cui faceva parte. Iniziano anni difficili, sia moralmente (persero alcuni amici ebrei) che economicamente, per poi ricadere sulla salute della famiglia, in particolar modo su Jetta, denutrita ma felice di poter crescere i suoi figli, nonostante i primi disturbi mentali la infastidissero. Durante questo periodo Escher da’ vita all’opera in cui ottimisti e pessimisti si incrociano in un cammino circolare infinito.

Dopo la fine della guerra i coniugi Escher continuano a condurre una vita isolata e i figli progressivamente iniziano ad occuparsi di loro.

Maurits Cornelis Escher, Buccia, maggio 1955
Maurits Cornelis Escher, Buccia, maggio 1955

Maurits crea in questi anni il ritratto di Jetta come una buccia, ma non soddisfatto proprio perché la buccia presenta un inizio e una fine, decide così di rappresentare in un circolo infinito sua moglie con lui accanto. La malattia della moglie non è un ostacolo all’amore che Maurits prova per lei, e la vecchiaia non gli impedisce di continuare a disegnare, stampare e incidere su legno. È proprio in questo periodo che realizza i suoi primi mosaici a scacchiera in forma sferica, per dare un maggiore senso di infinitezza. Anche la salute di Escher viene meno a causa di un cancro al colon. I coniugi alla fine degli anni Sessanta, pur rimanendo in Svizzera, si dividono: Jetta viene portata in una clinica per la cura della sua malattia mentale, Maurits rimane a casa fortemente debilitato e costretto a ricevere visite dei suoi ammiratori, sempre più numerosi in questi anni.

Oggi l’arte di Escher è fortemente apprezzata da un pubblico sempre più vasto: ne è dimostrazione la realizzazione di questo film, che magistralmente ci narra l’originalità del grande e controverso artista Escher.

Ilaria Calò
Ilaria Calò

Amo il silenzio, la riflessione e la parola scritta, sono affascinata da molte forme d’arte (ho un concetto di arte molto ampio) in cui includo, tra il resto, anche la natura e la scienza. Molti mi dicono che ho gusti retrò: lo considero un grande complimento. Credo profondamente in sole tre parole: “coerenza”, “rispetto” e “parola”.