Un essere umano sul palco: la Stand-Up Comedy

Stand Up Comedy

Se provassimo chiedere a cinquanta persone diverse cosa sia la comicità, avremmo molto probabilmente cinquanta risposte diverse e questo perché la risata, come qualcuno più saggio di me una volta mi ha detto, è “tremendamente soggettiva”. Quante volte ci è capitato di ridere fino allo sfinimento per situazioni davanti alle quali altre persone sono rimaste totalmente indifferenti? Tante. Ma altrettante volte ci si incontra nello stesso momento, a ridere insieme delle stesse cose. L’enorme commedia corale dell’esistenza placa momentaneamente il suo inesorabile intrecciarsi per sollevare il capo ed esplodere in una risata liberatoria.

La vita, ahimè, non è così generosa da regalarci situazioni come queste con cadenzata regolarità e spesso per divertirci dobbiamo bere irresponsabilmente o magari pagare un biglietto. E se nel 2020 ti troverai a pagare un biglietto per divertirti, molto probabilmente lo farai per andare a vedere uno spettacolo di stand-up comedy.

In un’esibizione come questa vedrete un comico libero da ogni travestimento, che solingo si presenta sul palco rompendo la quarta parete con la possibilità di parlare di qualsiasi argomento.

Negli Stati Uniti, dove nasce, è diffusa da molto tempo. In Italia le cose sono andate da diversamente ma ora, senza perdersi in retoriche politiche sul perché l’Italia sia rimasta indietro, proviamo a ripercorrere brevemente (e con tutte le dovute sintesi) la storia e l’impatto sociale che possono avere un essere umano, un microfono e qualche risata.

I cambiamenti e la rivoluzione industriale

Alla fine del diciannovesimo secolo la rivoluzione industriale cambiava la società americana: si stava creando una popolazione urbana composta da operai, immigrati e persone benestanti e maggiormente istruite, almeno rispetto alla media mondiale contemporanea, che innescava, quasi fisiologicamente, nuove forme di arte e intrattenimento. È in questo contesto che vengono piantati i semi della stand-up comedy. Tra le prime produzioni aderenti alle esigenze del tempo troviamo il vaudeville: uno spettacolo composto da gruppi di comici, ballerine e cantanti adatto a quasi tutte le età che porrà le basi dell’intrattenimento americano. Se fossimo vissuti nel 1840 circa a Boston avremmo potuto vedere un’esibizione di colui che viene definito da molti critici il primo stand-up comedian della storia: Charlie Case. Fu lui il primo a salire sul palco in abiti quotidiani senza alcun oggetto di scena con delle battute volte far ridere il pubblico. Della biografia e della carriera restano poche informazioni.

Il Burlesque e Lenny Bruce: il lato oscuro di una società fiorente

Lenny Bruce
Lenny Bruce

Se Charlie Case e il vaudeville hanno donato alla stand-up la dimensione del monologo e l’assenza di ausili scenografici, il burlesque le ha donato l’irriverenza, la trasgressione e il grottesco con spogliarelli, battute, sensualità e monologhi che uscivano dalla comfort zone del giorno per entrare nella carnale e peccaminosa atmosfera notturna. Il burlesque è l’altra faccia del vaudeville. Il pubblico era diverso. Sarebbe stato impossibile vedere una candida famigliola che si divertiva davanti a uno spogliarello o a una battuta scorretta. Qui, muoverà i primi passi Lenny Bruce, il pioniere della stand-up comedy per come la conosciamo oggi. Formatosi artisticamente in locali di burlesque, per attirare l’attenzione del pubblico in trepidante attesa per esibizioni più eccitanti della sua doveva «sporcare i suoi pezzi per riuscire a competere con le spogliarelliste».

I pezzi del giovane Lenny Bruce saranno influenzati dall’ambiente del burlesque fino agli inizi degli anni cinquanta. Poi lo scenario cambierà. Il mondo aveva attraversato un altro conflitto mondiale, gli Stati Uniti avevano bombardato Hiroshima e Nagasaki e dal senso di colpa nazionale derivava un disperato bisogno di normalità che sanavano alimentando una narrazione bucolica del Paese. Opinione pubblica, cinema e televisione assecondavano questo bisogno, mentre altri cercavano alternative diffidando dal sentire comune. Tra questi troviamo gli artisti della generazione Beat che, attaccando il positivismo e la morale americana, levavano una prorompente voce di protesta. Lenny Bruce trova nuove fonti per la propria voce comica toccando argomenti di cui nessun comico prima aveva osato parlare con un linguaggio colloquiale e libero da repressioni, frutto della gavetta nel burlesque, che gli costerà arresti e processi.

La comicità, come la musica e la poesia di quegli anni, aveva diversi attori che insieme a Lenny Bruce ampliarono il DNA della stand-up comedy. Mort Sahl e Dick Gregory sono stati senza dubbio tra questi. Il primo si prendeva gioco della politica del tempo ed era solito salire sul palco con un giornale sotto braccio evitando la battuta facile ma giungendo alla medesima con virtuose architetture narrative. Il secondo invece, raccontava e commentava le vicissitudini di un afroamericano in un Paese attraversato dal razzismo. Negi anni sessanta, diventato ormai un fenomeno nazionale, decide di abbandonare la sua carriera per dedicarsi interamente all’attivismo politico.

L’eredità: George Carlin e Richard Pryor

L’impetuosità di Lenny Bruce, le sottili proteste di Mort Sahl e le lotte per l’integrazione di Dick Gregory sono giunte, fortunatamente per noi, alle orecchie di George Carlin. Il comico newyorchese ha iniziato la sua prolifica carriera (ha registrato quattordici spettacoli per HBO tra il 1977 e il 2008) nel 1956 e ha convertito le proteste dell’era Beatnik a quelle degli anni sessanta e settanta mettendo in discussione il sistema economico americano, la religione e il linguaggio della comunicazione di massa. George Carlin è il comico che ogni appassionato di stand-up dovrebbe amare incondizionatamente e cercare di sintetizzarne in poche parole l’universo sarebbe impossibile. Ci sono molti pezzi del comico su YouTube sottotitolati in italiano. Tra i più celebri, vi propongo questo.

Secondo molti, sottoscritto compreso, Richard Pryor è il più grande stand-up comedian della storia. L’umorismo, come abbiamo visto poco fa, cambia con le vicende umane quindi alcune battute e stilemi di Pryor potrebbero risultarci antiquati ma non molto. Nei suoi spettacoli (tra i più celebri Live On the Sunset Trip del 1982) il comico, oltre a sviscerare con estrema lucidità le tematiche del razzismo negli Stati Uniti, tema purtroppo ancora attuale, dialoga con il pubblico e rivela con naturalezza infantile i suoi mostri. Parla della sua discesa autodistruttiva nel tunnel della droga, del suo tentato suicidio e di qualsiasi altra cosa riesca a trovare scavando nella sua anima. Pryor e Carlin, quasi contemporaneamente, hanno rivoluzionato questa arte. Per avere una dimostrazione della grandezza di Pryor, per fortuna nostra su Netflix potete trovare Live in Concert del 1979.

Il Boom degli anni ottanta

La complicità di diversi fattori sociopolitici come, ad esempio (ma giusto per esempio) la presidenza Reagan con la sua fervente promozione del liberismo, la società americana conosce un incremento del dinamismo economico che provoca ricchezza ma anche alienazione in tutti coloro che rimangono esclusi dal sogno americano. Le persone si rifugiano nei comedy club. Sono gli anni d’oro della stand-up. Le tematiche si ampliano, parallelamente alla protesta di Carlin e all’intimismo di Pryor si fanno spazio nuovi contenuti. Il comico Jerry Seinfeld, protagonista di questo rinascimento della comicità, evita i toni aggressivi e invettivi tipici della tradizione della stand-up per parlare con puerilità di tutti quegli aspetti della vita quotidiana che siamo soliti ignorare, il surrealista Steven Wright sciorina una battuta geniale dopo l’altra senza alcuna connessione logica. La qualità è altissima. Basti pensare che in questi anni, per citarne alcuni, nascono stelle come Jim Carrey e Eddie Murphy.

Bill Hicks

Bill Hicks
Bill Hicks

Ai nuovi punti di vista che andavano creandosi negli anni ottanta un giovanotto del Texas, un certo Bill Hicks, preferisce raccogliere l’eredità di Bruce e Carlin per avanzare critiche isteriche e piene di favoloso genio comico contro Reagan, la mediocrità e qualsiasi prodotto di un sistema economico sempre più capitalistico. Hicks per le sue tesi visionarie su droga, politica, umanità e altre tematiche venne definito “Il Profeta”. Il comico ebbe un rapporto complicato con la sua patria, mentre in Inghilterra e Irlanda ottenne maggiore successo. Infatti proprio a Londra registrerà il suo ultimo spettacolo Revelations, che a parere del sottoscritto è tra le migliori opere del leggendario comico.

Bill Hicks sul palco era un torrente in piena, difficile ad arrestare e spesso controverso. Per chi fosse interessato consiglio di vedere i video cortesemente caricati su YouTube dalla Bill Hicks Italian Community per capire il motivo per cui questo artista brilla nel firmamento della comicità.

Dagli anni novanta fino ad oggi

Dopo la tempesta, c’è una specie di quiete. Negli anni novanta il mercato della stand-up comedy è vittima della saturazione. La competizione si fa sempre più accanita per i comici. Per avere tre minuti davanti alle telecamere per il programma comico Last Comic Standing aspettano giorni e giorni davanti agli studi televisivi. In questa marea, tra le voci che emergono c’è quella di Dave Chapelle, comico afroamericano vincitore quest’anno del Mark Twain Prize (il maggiore riconoscimento per la comicità) e anche se poche, e spesso discriminate in ambiente comico, iniziano a farsi valere le donne sul palco tra le quali la brillante e caustica Sarah Silverman che con un umorismo sottile rompe i taboo e gli stereotipi di genere.

Negli ultimi anni tra i mezzi principali per vedere spettacoli comici si è aggiunto Netflix dove l’offerta è ampissima e possiamo godere di spettacoli di grandi comici come Chris Rock, Amy Schumer, Ricky Gervais, Iliza Shlesinger ecc. e da poco tempo anche comici italiani come Edoardo Ferrario, Francesco De Carlo e Saverio Raimondo.

Nel ripercorrere brevemente quanto trattato ci possiamo rendere conto della presenza, quasi esclusiva, di voci maschili all’interno della scena. Questo fenomeno spesso dettato da pregiudizi e discriminazioni (“le donne non fanno ridere”) sta subendo da un po’ di anni un consistente cambiamento. Movimenti come il #metoo o quelli LGBTQI hanno sfondato una barriera mai toccata. La varietà di genere e sesso all’interno del mondo della comicità si sta ampliando.

Di conseguenza, il contenitore di idee e punti di vista diventa più vasto e più interessante. Elencare tutti i comici e le comiche fautori di questa ondata sarebbe un lavoro lungo e non esaustivo, l’unica cosa che posso dirvi e di recuperare, nel caso in cui non l’aveste visto, uno spettacolo che potete trovare sempre sulla piattaforma Netflix: Nanette di Hanna Gadsby. Un monologo spiazzante di una comica omosessuale che ha suscitato diverse polemiche ma anche smosso diverse acque sin troppo ferme. Di nuovo, buona visione.

La situazione in Italia

Edoardo Ferrario
Edoardo Ferrario

In Italia siamo rimasti indietro? Boh, non si sa. Sicuramente per molto tempo non abbiamo avuto una tradizione comica che si sia definita “stand-up comedy”. I primi a farlo però sono stati i membri di Satiriasi. Fondata dal comico Filippo Giardina nel 2009, Satiriasi è stato un gruppo di dodici comici provenienti da diverse esperienze tra i quali Giorgio Montanini, Francesco De Carlo, Saverio Raimondo, Mauro Fratini, Velia Lalli, Pietro Sparacino e Daniele Fabbri, che decidono di riformare la comicità italiana ponendosi le basi con un manifesto di quindici punti. Con queste regole il comico viene “obbligato” a rifiutare la comicità italiana passata, ritenuta da Satiriasi colma di luoghi comuni e battute scontate, e a rivalutare la componente autoriale dei propri monologhi partendo da una visione personale.

Da questo e da molte presenze in palinsesti e programmi televisivi, i comici conoscono in gruppo e separatamente un successo notevole che farà da trampolino di lancio per la diffusione della stand-up in Italia continuando ad alimentare la scena anche oggi insieme ad altri comici come Edoardo Ferrario (il primo comico italiano ad avere uno spettacolo su Netflix e autore e interprete della celebre webserie Esami – La Serie) Michela Giraud, Luca Ravenna e tanti altri.

Che cosa ci resta da fare

Com’è chiaro la stand-up comedy in Italia non ha la storia che ha negli USA o in altre parti del mondo. Il paragone con gli amici d’oltreoceano è stato spesso oggetto di piccole polemiche interne. La maggiore o minore autenticità della “nostra” stand-up rispetto a quella americana può aver provocato malintesi anche nei confronti del pubblico. “Di cosa dovrebbe parlare uno stand-up comedian?”, “Che cos’è la stand-up comedy?” sono domande che sento spesso quando parlo della mia passione. Ma ora, dopo una pandemia globale che ha sconvolto il mondo, queste sterili diatribe non servono a molto. L’unica curiosità che dovremmo avere, almeno noi “nerd” della comicità è: «Che cosa può dirmi un uomo solo su un palco che vuole far ridere dopo un evento così drammatico?».

Poi, dovremmo pagare il biglietto.

E ancora, buona visione.

 

Se l’articolo ti è piaciuto, leggi anche La Stand-up Comedy e le Lezioni Americane di Calvino: un matrimonio possibile.


Per approfondire:
Satiriasi, su Stand Up Comedy Italia
Tafoya E. Stand-Up Comedy. Il nuovo genere letterario, Sagoma Editore, Padova, 2006

Domenico Dolcetti
Domenico Dolcetti

Sono nato nel 1997 a Tivoli, dove ho iniziato a muovere i miei primi passi nella letteratura, nella stand-up comedy e nel rischio di diventare provinciale. Nei noiosi viaggi da pendolare leggo John Fante e scrivo battute immaginando di doverle dire a breve in un club di New York.