Un pescatore esperto come te non ha dubbi. Con i tuoi occhi strabici e freddi come quelli di un rettile, con i tuoi occhi che non sono altro che biglie di vetro spente dagli anni e dal glaucoma, osservi il cimino sussultare ancora per qualche attimo…
Già dalle prime righe di sommersione ci si trova di fronte a qualcosa di piuttosto raro e sicuramente molto particolare: la seconda persona singolare. In anni recenti, questo espediente è diventato sempre più comune nei titoli dei libri, nel tentativo di acchiappare il lettore, di farlo sentire coinvolto; gli esempi sono moltissimi: Ti prendo e ti porto via, Non lasciarmi, Tu, mio e altri ancora. Raramente però capita di imbattersi in un testo scritto alla seconda persona singolare; il caso più celebre è certamente Se una notte d’inverno un viaggiatore, in cui Calvino si rivolge a chi legge, chiamandolo il Lettore, così da far coincidere la personalità di chiunque stia leggendo con quella unica del Lettore con la L maiuscola, quello che trova il manoscritto e si appresta a leggerlo; il lettore diventa così il Lettore, e dunque il protagonista.
Al di là di Calvino e del genere dei libri-game, è piuttosto singolare trovare una narrazione alla seconda persona singolare dalla prima all’ultima pagina, e a lanciarsi in questa missione non poteva che essere Sandro Frizziero. Dopo Confessioni di un neet, edito da Fazi nel 2018, in cui puntava i riflettori sul fenomeno dei giovani che né studiano né lavorano, si lancia nell’uso del tu, un’arma potentissima che porta il lettore ad immedesimarsi con il protagonista. Frizziero dà infatti del tu al suo protagonista, e di conseguenza sembra rivolgersi anche al lettore, che diventa egli stesso un vecchio pescatore, violento e volgare.
Chi legge si trova così a vivere in una casa sudicia, a trascorrere le giornate tra il molo e la Taverna, a sentire tutto il giorno l’odiosa cagnetta della vicina abbaiare, fino a decidere, esasperato, di avvelenarla con delle deliziose polpette all’arsenico. Nonostante l’identificazione, è impossibile non condannare la turpitudine ed iracondia del pescatore; eppure, allo stesso tempo, non si riesce a deplorarlo completamente, a prendere totalmente le distanze dalla sua cattiveria, perché è troppo tardi, perché ormai lui è noi, e i suoi istinti, i più bassi che un uomo possa avere, sono appiccicati a noi, e perché in alcuni momenti, come quando si inginocchia di fronte alla lapide della moglie, che ha tormentato per tutta la vita, ci pare di coglierne la profonda umanità… Tutto ciò avviene per merito di un’impostazione spesso sottovalutata ma sicuramente geniale.
Il titolo, Sommersione, si riferisce sia a ciò che accade su quell’isola senza nome, chiamata semplicemente Isola, dove accadono tutte le vicende, sia al protagonista stesso, che finisce per affogare nel mare della propria bassezza. L’isola, a causa dello scioglimento dei ghiacci, ogni giorno viene sommersa dal mare. Al suono della sirena tutti gli abitanti sanno che è giunto il momento di ritirarsi nelle proprie case: è l’ora della sommersione.
Oggi lo sanno tutti che il processo di innalzamento delle acque è irreversibile nonostante gli scongiuri e preghiere, e che le blande contromisure governative sono arrivate fuori tempo massimo, dimostrando ancora una volta la validità universale della storiella della rana che, gettata in una pentola, invece di saltare furi subito e salvarsi, si gode il tepore prima di finire bollita.
Chi vive sulla terraferma, non capisce se sia una storia ambientata in un futuro non troppo lontano o in un presente in cui sono anticipati alcuni effetti futuri della sconsideratezza del nostro presente. In ogni caso, l’innalzamento del livello delle acque, il riscaldamento globale, assumono nella storia una concretezza tristemente amara. Chi invece conosce il destino attuale delle isole a nord dell’Adriatico, riesce a capire che l’Isola senza nome non è un luogo immaginario né futuro, ma una delle isole al largo della laguna veneta, sottile striscia di terra, avamposto dei disastri. E quando finalmente si comprende che non si parla di futuro, ma di presente, non si può fare a meno di riflettere, capendo che siamo tutti un po’ rane che si godono il tepore prima di finire bollite.
Per concludere, si potrebbe dire che Frizziero riesce, in questo suo secondo romanzo, a rendere varie prospettive drammaticamente tangibili: il riscaldamento globale, la crudeltà, l’invecchiamento e la solitudine. Attenzione, però, a non leggerlo se non siete disposti a diventare, almeno per qualche ora, una persona spregevole…
In copertina: Marco Nürnberger, A fisherman’s morning, 2015 (credits: Flickr)
Sandro Frizziero, classe 1987, insegna Lettere negli istituti superiori di Chioggia, la sua città. Il suo primo romanzo è Confessioni di un NEET, pubblicato da Fazi Editore. A marzo è uscito Sommersione, sempre per Fazi. In occasione della fiera di Roma Più Libri più Liberi, nel 2018 abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo.