Patrizia Vicinelli: poesia è vita

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Se il giovane Eros Alesi, di cui abbiamo parlato un po’ di tempo fa, ci ha lasciato pagine struggenti, che hanno svelato un mondo di dolore, di solitudine e di voglia di vivere, di amare e di essere riamati, scritte col cuore senza filtri, Patrizia Vicinelli, poeta e performer, che andremo a conoscere, ha incentrato il suo lavoro poetico sulla ricerca del linguaggio e lo ha fatto usando il corpo, la voce.

C’è chi vuole un po’ di repressione – chi ne ha bisogno. Incapacità di auto –
gestirsi – paura della libertà – rifiuto dell’indipendenza. Per costoro repressione
non fino quanto ne vorrebbero ha per stringere i tempi, molto di più – amiamo
insieme al più presto –

I testi della Vicinelli sono perforanti. Ogni lettera è gravata da un valore profondo che va oltre la poesia stessa.

Nasce a Bologna nel 1943 da una famiglia borghese benestante, dalla quale andrà via giovane, rompendo ogni legame. Sono i primi anni Sessanta e la nostra Patrizia entra in contatto con il mondo del femminismo e dell’avanguardia letteraria del gruppo ’63.

Patrizia è poliedrica e i suoi interessi spaziano tra poesia, teatro e cinema. È una donna esuberante, dall’umore instabile, facile alla depressione, che fa uso di droghe e alcool, inseguendo l’epica eroica del poeta, che scrive col sangue su fogli di carne.

negli occhi questa perenne lagna statica
questo infinito bianco bianco
che io mi poso e voglio che resti
s’impiglia nel cappotto che io mi poso
non d’effetto questo se la neve
mi cade con la salita molto faticosa
se mi guarda nella neve se la neve.

Patrizia Vicinelli
Patrizia Vicinelli ritratta da Alberto Grifi nei primi anni ’60. (da Arte.it)

Siamo in piena epoca di fermento rivoluzionario post bellico, nel quale tutto è messo in crisi, sezionato, frazionato. La parola non può che seguire il viaggio intrapreso dalla forma, dissolta, irriconoscibile.

Il linguaggio di Patrizia, che è un tutt’uno con il suo modo di essere, di vivere, affascina intellettuali come Emilio Villa, Adriano Spatola, Alberto Grifi, Franco Beltrametti. Patrizia è la poesia, la sua voce, il suo corpo, la sua mutevolezza è poesia che cammina, che attraversa, come una meteora, il mondo.

Nel 1966 per una delle riviste cui collabora, Marcatre, pubblica un libro dal titolo: à a A, che ho trovato in rete in formato pdf, e un disco inciso dalla Vicinelli che interpreta i suoi versi.

Ho voluto copiarne qualche rigo qui sopra per mostrare lo strano modo con il quale la nostra autrice componeva i testi.

Tutto il libro è una riproduzione dei fogli dattiloscritti, dove a tratti sembra che le parole si spezzino, il periodo non ha punteggiatura, si sono sgretolate le certezze come le lettere che perdono suoni e significati.

Patrizia Vicinelli Lerici Poeisia

Quella che sembra sperimentazione incomprensibile, trova la spiegazione nel tempo che noi viviamo oggi, di cui tutti gli artisti di quegli anni presagivano l’assurdità e con essa la fine della creatività, così com’era stata fino a quel momento.

La razionalizzazione delle cose scritte Patrizia Vicinelli

Prendete ad esempio questi cinque versi che ho scelto: l’allitterazione Vendo-Vedo che alla fine si ripete fino alla nausea unita alla Razionalizzazione delle Cose Scritte è la logica, che schiaccia la poesia al giorno d’oggi nell’angolo più buio di una libreria. Scritta in un momento in cui ancora la poesia era letta da un pubblico decisamente più giovane e più vasto di oggi. I più giovani hanno saggiato sulla loro pelle il significato di quella razionalizzazione che vede e vende, vende quel che si vede, «e più non dimandare» per dirla con Dante, ma non è per motivo divino, solo ed esclusivamente il vuoto della forma. La parola per Patrizia diventa forma plastica e si scompone nelle mille sfaccettature del significante, che varia col significato.

in questo sta il punto dei tempi che cambiano
ci ha raggiunto l’ora di cambiare le parti
e facce appoggiate sopra a facce cadranno
come le tonache del disgusto colano
e cedendo e cedendo lasciando il passo
quelli che ci composero otterranno spazio
lentamente ce li rivedremo ridendo attraverso noi
noi nella nostra magnifica sentenza di luce
come serpenti a tutto cerchio
concludiamo il senso della successione dei tempi.

Nella poetica della Vicinelli è forte l’eco dell’epica antica, della grande tragedia greca, del poeta predestinato a vedere al di là del suo tempo, interagendo con il suo presente.

È un periodo rivoluzionario e Patrizia vive e studia a Bologna, che in quegli anni è stata una fucina di cantautori, scrittori, poeti, pittori, registi e fotografi. È sufficientemente impegnata nelle battaglie femministe e operaie e la sua poesia presenterà il timbro del suo tempo e la rabbia dolorosa di chi si oppone all’inesorabile.

si diverte a insozzare nell’isola burrascosa le anguille tutte
con la coccarda della rivoluzione le ha intrecciate e ne ha fatto
un canestro e le teste mucose sono dentro sono all’interno c’è
chi ride c’è chi sussulta aspettando il moto dell’ascesa io ho
sbavato parecchio

Patrizia Vicinelli, [Esperimenti verbovisivi dal Diario 1969-’70], in Non sempre ricordano. Poesia Prosa Performance
Patrizia Vicinelli, Esperimenti verbovisivi dal Diario 1969-’70, in Non sempre ricordano. Poesia Prosa Performance, Le Lettere 2009
È importante ricordare alle generazioni attuali e quelle future, che si trovano a lottare per un pugno d’aria pura e un bicchiere di acqua, che non tutti negli anni del consumismo sfrenato si sono adeguati. Che la gioventù del tempo ha lottato per un futuro migliore anche usando l’arma della poesia e dell’arte, ma c’era un programma che Vede e Vende, che tutto ha visto e svenduto.

il lunedì si lavora bene bravo.
Ho in progetto dei fiori neri
da spalmare sull’ossidiana il che
non è certo più stupido
del languore e della ricerca

Il movimento operaio prima, quello studentesco poi, avevano aperto le porte alla dialettica politica e sociale che ha permesso a questa nazione di abbattere tabù quali: il divorzio, l’aborto, la chiusura dei manicomi, la sanità pubblica e il compianto statuto dei lavoratori. Abbattere era lo scopo prioritario di quegli anni, in cui l’Italia si svegliava dall’oscurantismo democristiano del secondo dopoguerra.

Risveglio, drammaticamente interrotto dal primo di una lunga serie di attentati, la strage di Piazza Fontana del 1968, che ha visto scivolare il paese in uno dei periodi più bui, tristemente noti come anni di piombo.

Patrizia Vicinelli in quegli anni viaggia e gira insieme ad Alberto Grifi diversi cortometraggi, lavora al teatro sperimentale con Aldo Braibanti, partecipa a mostre di poesia visiva e collabora a varie riviste e ha una figlia con Gianni Michelagnoli, un mercante d’arte.

Nel 1977 viene arrestata a Roma per motivi legati alla droga e sarà ospitata nel nuovo carcere di Roma a Rebibbia. Vi resterà fino alla primavera del 1978. In quel contesto scrive e mette in scena una commedia teatrale dal titolo Cenerentola. Una rilettura e riscrittura in chiave moderna della favola di Cenerentola, che contiene un forte messaggio di liberazione della condizione femminile, messaggio valido a tutt’oggi, visto il dilagare della violenza e degli abusi nei confronti delle donne.

Fotografia di Alberto Grifi, usata per In Transito, spettacolo di Paolo Fresu dedicato a Patrizia Vicinelli nello scorso anno
Fotografia di Alberto Grifi, usata per In Transito, spettacolo di Paolo Fresu dedicato a Patrizia Vicinelli nello scorso anno

Sui ponti infuocati
D’estate
brilla la luna
brillano
scarpette a strisce
si
vedono sulle
piazze gelide e deserte
d’inverno l’incuria
di essi per il tempo sarebbe
un buon inizio
ma sotto il senso climatico
la sua angustia
l’ho promesso,
non tornerò mai lì.

Nel 1979 esce Aphotheosys of the schizoid woman, stampato da destra a sinistra con le pagini che si leggono a retroso, per Tau/ma.

La sua poesia visiva sarà presente in importanti mostre a New York, San Francisco, Tokyo, Milano e Venezia mentre incide diverse interpretazioni di poesia sonora.

Quelli sono gli anni in cui Patrizia continua a lavorare come attrice, ispiratrice/musa, sempre di film o cortometraggi d’avanguardia e mai destinate al pubblico di massa.

Ho cercato di essere umano fra quelli che chiamano umani
trattandoli come si deve,
con la fiducia che ci fosse carne
sangue uguale sotto l’ombra gigantesca che li avvolgeva.
Ho sperato di essere io a sbagliare,
sapevo di essere pazza comunque, nonostante loro,
sapevo anche che la mia follia sarebbe cresciuta con me.

Nel 1986 esce la sua opera più intensa, Non sempre ricordano, una pungente critica ai suoi contemporanei, acuta e senza filtri che punta il dito su chi si è adeguato, su chi ha gettato la spugna e non ricorda, perso nell’obblio dell’individualismo che è complice silenzioso del potere che distrugge e fagocita l’anima umana.

Patrizia Vicinelli
Esperimenti visivi di Patrizia Vicinelli, pubblicati in C/O, a cura di Franco Beltrametti, Scorribanda Productions, 1984

Patrizia morirà il 9 gennaio del 1991, uccisa troppo presto da una malattia che portò via tanti artisti e non solo di quel periodo: l’Aids, una piaga che oggi si finge di aver debellato.

La Vicinelli, dal carattere forte che mai ha ceduto a rimpianti o ripensamenti, rappresenta un altro aspetto di un’epoca che, seppure di fertile rinascimento artistico mondiale che ancora influenza il nostro quotidiano, ha chiuso il cerchio della dissoluzione della forma, della parola, del suono, lasciando a noi i cocci aguzzi da ricucire, per dare un senso al nostro presente così liquido, così assente.

Sono stanca di raccontare
a tutti
la mia storia.
Perché non la capiscono
la mia storia
non credono sia mia.
E finirò col credere
che la mia storia
è un’altra.

 


Per chi voglia approfondire la conoscenza di questa autrice molto interessante segnalo dei blog:
Archivio Maurizio Spatola, Patrizia Vicinelli, tutte le opere in Non sempre ricordano,  Le Lettere, Firenze 2009
Poesia2.0, articoli su Patrizia Vicinelli
Roots Routes, Patrizia Vicinelli. La poesia e l’azione.
Archivio Aperto, Patrizia Vicinelli. In transito, spettacolo con Paolo Fresu
Sciami, Patrizia Vicinelli, ritmo, corpo e parola tra performance e poesia.

Videointerviste a cura di Jonida PriftiLaura Cuccoli (ex compagna di cella); Nanni Balestrini; Maurizio Spatola; Daniela Rossi

Materiali visivi su Patrizia vicinelli disponibili on line: 
1. Patrizia Vicinelli nel film sperimentale in 16mm “N.1. Errore di Gruppo” girato a Lourdes nel 1973, su regia di Mario Gianni;
2. Trailer. “La notte e il giorno” con Patrizia Vicinelli. Regia di Gianni Castagnoli, 1976;
3. Patrizia Vicinelli, nel ruolo di una pittrice (da lei peraltro giocato nella realtà, in subordine a quello di poetessa), nel film diretto da Claudio Caligari, Amore tossico (1983);
4. Il recital della poetessa Patrizia Vicinelli per la regia di Gianni Castagnoli (1987). Filmato prodotto da Jayme Fadda: (su youtube si trova diviso in prima parte e seconda parte). 

Silvia Leuzzi
Silvia Leuzzi

Ho un diploma magistrale e lavoro come impiegata nella scuola pubblica da oltre trent'anni. Sono sposata con due figli, di cui uno disabile psichico. Sono impegnata per i diritti delle persone disabili, delle donne e sindacali. Scrivo per diletto e ho al mio attivo tre libri e numerosi premi di poesia e narrativa.