L’inaspettata eredità dell’ispettore Chopra, di Vaseem Khan

Ispettore Chopra

Nell’ultimo giorno prima della pensione, l’ispettore Ashwin Chopra scoprì di aver ereditato un elefante.

Inizia così il romanzo di Vaseem Khan: L’inaspettata eredità dell’ispettore Chopra, primo libro di quest’autore indiano nato a Londra nel 1973 e laureato in Scienze Economiche, che ha trascorso dieci anni in India lavorando come esperto presso i dipartimenti di polizia.

Non a caso Chopra è un ispettore, ma un ispettore costretto ad andare in pensione anticipatamente per via di un problema al cuore, lasciando una professione che ha onorato con onestà e serietà, tanto da renderlo meritevole dei più alti encomi e come dice l’autore:

In un paese in cui ladri e imbroglioni erano dappertutto, e sempre più numerosi, soprattutto nelle più importanti sfere della società, la gente applaudiva apertamente quelli che riuscivano a sgraffignare milioni e se la cavavano; Chopra invece era un uomo che si ergeva a favore di tutto ciò che era giusto e buono in India.

Un ispettore amato dai suoi sottoposti che per lui organizzano un rinfresco a sorpresa per salutarlo, interrotto dalle urla di una donna: bassa e tarchiata con un sari marrone-grigio inviperita nei confronti di una polizia che sembra non interessarsi della morte di suo figlio, solo perché figlio di una famiglia povera.

Quando Chopra promette alla donna di seguire personalmente il caso, non ricorda che quello è il suo ultimo giorno di lavoro.

Lo sarà davvero il suo ultimo giorno di lavoro?

Vaseem Khan
Vaseem Khan (credits: Unionlearn.org)

Chopra ha una moglie, che non gli ha dato figli, con la quale ha un rapporto di coppia sereno dove stima e amore vanno di pari passo.

Poppy, questo è il simpatico nomignolo della moglie, datole dalle sue amiche per la sua abitudine a sgranocchiare semi di papavero crudi, è la protagonista femminile: bellissima e determinata,  assume il ruolo di simbolo di un’India, che ama i centri commerciali e gli scintillanti prodotti occidentali, ma nella quale continuano a sopravvivere quei pregiudizi nei confronti delle donne, la cui emancipazione è ancora ben al di là da essere anche parzialmente raggiunta.

Una donna abbandonata dal marito non aveva alcun valore in India. Sarebbe divenuta invisibile, un fantasma con cui nessuno avrebbe voluto avere a che fare.

Questa e altre simili considerazioni renderanno Poppy sconvolta e spaventata, quando crederà che le assenze prolungate fuori casa del marito siano dovute alla presenza di un’altra donna.

Lei che era la più felice del pensionamento di Chopra; lei che era decisa a gratificare il suo uomo con pasti ricchi e gustosi, dedicandole tutto il suo amore e il suo tempo.

Poi c’è l’inaspettata eredità, Ganesh, un piccolo elefante inviatogli dal suo vecchio zio Bansi prima di morire, accompagnato da una lettera in cui il vecchio parente gli chiede di prendersi cura di questo piccolo pachiderma perché: questo non è un elefante qualunque.

Questo zio, la cui presenza aleggerà per tutto il romanzo, può simbolicamente rappresentare la tradizione indiana che va scomparendo e Chopra e Ganesh, l’ultimo baluardo, o meglio il simbolo di un giusto compromesso tra scienza e tradizione, che non si arrende allo strapotere delle multinazionali, al progresso come perdita d’identità.

A volte aveva l’impressione che stessero mettendo un nuovo marchio sull’intera nazione.
Immaginava file e file di indiani di fronte a cubicoli gestiti dalle multinazionali: ogni indiano che passava veniva denudato dei suoi abiti tradizionali.

L'inaspettata eredità dell'ispettore chopra

Mumbai, la popolosa città dell’India, famosa per la sua città del cinema: Bollywood, con le sue stridenti contraddizioni sociali, viene presentata, più che da particolareggiate descrizioni dell’autore, dai pensieri dell’ispettore Chopra, nei quali traspare il grande amore, che ha guidato la sua attività di tutore dell’ordine e che ancora lo obbliga a non mollare, nonostante le difficoltà, che solo una fervida e azzardata fantasia consentiranno di superare brillantemente.

Questo testo a metà strada fra il racconto fantastico e il noir, è una simpatica e paradossale indagine poliziesca compiuta in assoluta solitudine da un ispettore in pensione, cui si aggiungerà Ganesh l’elefante, che, proprio perché non è un elefante qualunque, si rivelerà talmente speciale che sorprenderà sia Chopra che il lettore. Non a caso lo zio Bansi gli aveva scritto a proposito di Ganesh e delle sue doti:

…questo non è un elefante qualunque.  Ricorda, la distinzione tra ciò che è reale e ciò che è maya, illusione, è solo una questione di prospettiva. Tuo zio Bansi

La distinzione tra ciò che è reale e ciò che è illusione la capirà Chopra nel corso delle indagini, che avranno risvolti per lui inaspettati, che metteranno a dura prova la sua integrità morale.

La caratteristica di questo racconto è la semplicità della narrazione, la scorrevolezza e il linguaggio pulito privo di esasperanti descrizioni violente o angoscianti, tanto in voga nei romanzi a carattere poliziesco soprattutto.

Questo testo vuole divertire il lettore, facendolo pensare, perché molti sono i riferimenti sociali, antropologici e storici che, intrecciati alla storia, lo arricchiscono di un messaggio morale, dove onestà e giustizia trionfano, come sempre succede nelle favole più belle.

Il nostro Chopra è un Maigret dei giorni nostri, una figura rassicurante e severa della quale non possiamo non innamorarci.

 

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L’inaspettata eredità dell’ispettore Chopra è uscito sul mercato italiano per la prima volta a giugno di quest’anno, edito dalla Newton Compton Editori, tradotto da Sandro Ristori, in Gran Bretagna è stato pubblicato nel 2015, riscuotendo subito ampi consensi di pubblico.

Silvia Leuzzi
Silvia Leuzzi

Ho un diploma magistrale e lavoro come impiegata nella scuola pubblica da oltre trent'anni. Sono sposata con due figli, di cui uno disabile psichico. Sono impegnata per i diritti delle persone disabili, delle donne e sindacali. Scrivo per diletto e ho al mio attivo tre libri e numerosi premi di poesia e narrativa.