La luce del crepuscolo tinge di rosso le asprezze di una contrada deserta, non più silente perché disturbata da uno scalpitio di zoccoli su pietra. Un cavallo e il suo cavaliere alzano al loro passaggio una nuvola di polvere giallastra, che si deposita quieta. Il viso barbuto dell’uomo è deciso ed imperioso, pronto a combattere per raggiungere il suo scopo.
La Macedonia, regione montuosa a nord del ricco arcipelago delle isole greche, è una terra per noi quasi sconosciuta, dai contorni ancora poco definiti e incerti.
Prima dell’avvento di Filippo il Macedone, re dal 359 al 336 a. C., è stata una contrada povera, ricca di foreste e con pochi e piccoli villaggi, una federazione di gruppi etnici affini tra loro, guidata da una monarchia il cui re, guerriero e sacerdote, era eletto dal popolo in armi e che era sempre vissuta ai margini del mondo greco.
Negli anni che precedono l’avvento di Filippo II la povera regione è funestata da lotte interne alla corte e da guerre contro nemici esterni, tra cui gli epiri e gli illiri, le cui regioni si affacciano sul mar Adriatico. Dalle ceneri di un regno povero sorgerà il potente re, che rivoluzionerà e razionalizzerà la situazione interna, con determinazione, avventate azioni guerresche e astute mosse politiche, riuscirà infine a conquistare l’intera Grecia in poco più di vent’anni per poi concludere la sua parabola poco prima della partenza per l’Oriente, alla conquista dell’Impero Persiano.
![Gli uomini di Filippo il Macedone 2 Filippo il Macedone](https://storiesepolte.it/wp-content/uploads/2014/09/Filippo-il-macedone-3.jpg)
Il re macedone suscita in me un particolare fascino, fomentato dalle molte notizie, spesso parziali e frammentarie, che delineano i contorni di una figura molto forte, astuta, intelligente e magnanima ma non priva di lati negativi. Sin dalle origini, gli storici contemporanei del re o di poco successivi, hanno tratteggiato una figura dai forti chiaroscuri: rispettoso dei popoli conquistati tanto da non cedere mai a violenze gratuite e ingiustificate, ma allo stesso tempo un uomo con una vita privata apparentemente tormentata, ricca di matrimoni (ben sette) e amanti, immersa nel vino e in festini, lasciva e a volte violenta.
Ma quale fu il rapporto che si instaurò tra greci e macedoni? Chi erano costoro? Differivano parecchio dai greci?
Probabilmente i macedoni erano un gruppo che apparteneva al ceppo greco (ciò lo lascia supporre la lingua, ancora oggi davvero poco conosciuta e alcuni tratti culturali). Le differenze erano però sostanziali: i macedoni erano un popolo in armi, guerresco (molto vicino ai celti per molti aspetti), guidato da una dinastia regnante e non frammentato in diverse comunità cittadine come il vivace mondo greco. Inoltre, una volta conquistata la Grecia, non avvenne mai una vera unione tra greci e macedoni, entrambi lieti di sottolineare le reciproche differenze. Eppure uno scambio culturale avvenne, perché i macedoni, pur mantenendo una propria identità etnica, divennero sempre più simili ai popoli ellenici.
Tale processo, molto lento eppure inesorabile, stava subendo negli ultimi decenni un’accelerazione incredibile: se infatti per i macedoni si parla di un cambiamento e di un influenza parziale rispetto ai greci, ciò che subiamo noi oggi rispetto al modello americano (per fare un esempio) ha proporzioni molto più grandi e incide sulla nostra cultura molto profondamente.
![Gli uomini di Filippo il Macedone 3 Statua di Filippo il Macedone a Scoplje](https://storiesepolte.it/wp-content/uploads/2014/09/Filippo-il-macedone2.jpg)
In questo processo grava parecchio il diverso sistema di comunicazione (e non solo). Al tempo di Filippo si poteva fare propaganda politica e culturale su ‘vasta scala’ (e così sarà per gran parte dei secoli che ci precedono, sino all’invenzione della stampa e oltre) in modo limitato: con testi epigrafici, orazioni pubbliche, scritti che leggeva solo una parte piuttosto limitata del popolo e poco altro. Oggi invece, i sistemi di comunicazione permettono una copertura quasi totale della popolazione (soprattutto in Occidente): un continuo bombardamento di notizie e programmi, film, serie televisive e stili di vita che ci rendono sempre più cosmopoliti.
Ciò che mi chiedo è se saremo in grado di mantenere la nostra identità pur aprendo la nostra mente e il nostro cuore all’altro. Non fraintendetemi: sono favorevole all’apertura verso nuove culture, anzi, senza questo non potrebbe esserci alcun sviluppo umano all’interno delle nostre civiltà. Ma sono altresì convinto che tale processo debba aiutarci a capire chi siamo e cosa siamo stati, in un futuro di crescita comune.
Il contesto in cui operò Filippo il Macedone è molto lontano dal nostro, un paragone con l’attuale situazione italiana è praticamente impossibile. Posso solo sottolineare lo stato di crisi che accomuna due mondi così lontani e così diversi: Filippo grazie alla sua determinazione e al suo coraggio (e sete di potere) riuscì a far diventare potente una contrada secondaria. Oggi, all’interno del contesto europeo e con l’attuale classe politica a governarci, l’Italia uscirà dalla crisi? Riusciremo a ritrovare serenità e certezze?
Il cavaliere prosegue il galoppo sotto il cielo stellato: sta attraversando le terre della futura Europa, deciso ad unire i popoli del vecchio continente e a ridar loro fiducia; fiducia nella classe politica, nel lavoro, in un futuro ricco di possibilità, alla vita.
Il suo obiettivo?
Conquistarci!
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