Cosa leggere nel 2021? Cinque libri per iniziare quest’anno

Cosa leggere nel 2021?

Ebbene sì, l’anno è iniziato già da una quindicina di giorni, e abbiamo pensato ad alcuni libri che possano farci da compagni di viaggio in questo 2021, un anno su cui tutti riponiamo le nostre aspettative, per uscire dall’epoca di pandemia e di difficoltà che stiamo vivendo. Ecco allora un saggio di antropologia che ci porta dritti nei temi caldi di quest’epoca, ma anche un godibilissimo dramma spagnolo, e romanzi che ci facciano provare lo stupore di quando eravamo bambini: un piccolo kit di sopravvivenza, che ci possa traghettare in tempi più sereni (ma non per questo meno interessanti, speriamo!).

Buona lettura!

1. Armi, acciaio e malattie, di  Jared Diamond

di Giovanni Luca Molinari

Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie

Grazie a quali fattori i popoli euroasiatici sono riusciti a distanziare in maniera tanto schiacciante il resto del mondo in termini di potenza militare e tecnologica, fino a soggiogarlo completamente? E quali precondizioni hanno permesso l’emergere di questi fattori? Ma, soprattutto, perché leggere oggi un saggio pubblicato nel 1997?

Un tentativo di rispondere a queste domande può essere trovato all’interno di Armi, acciaio e malattie, libro vincitore del premio Pulitzer per la saggistica e grande classico di questo genere. L’ambizioso progetto del suo autore, Jared Diamond, è quello di fondare una nuova disciplina: uno studio della storia umana che non si limiti a ricostruire e descrivere una sequenza di eventi, ma che ne indaghi le cause profonde, con lo scopo ultimo di prevedere il futuro.

Nella visione di Diamond, basata su dati ricavati da archeologia, antropologia, biologia molecolare, ecologia, epidemiologia, genetica, linguistica e scienze sociali, i popoli euroasiatici non disponevano di nessun fattore (né culturale, né tantomeno biologico) che li rendesse in superiori agli altri. La loro più rapida marcia in direzione di società complesse e tecnologicamente avanzate si deve unicamente ad una serie di fattori ambientali che, interagendo tra loro in modo inaspettato, come gli ingredienti segreti della ricetta per un matrimonio perfetto, permisero a certi gruppi di homo sapiens di sviluppare agricoltura e allevamento in netto anticipo sugli altri.

Agricoltura e allevamento creano eccedenze alimentari, le eccedenze alimentari permettono di mantenere una classe non dedita al lavoro per la sopravvivenza, che può dedicarsi alla ricerca intellettuale e tecnologica. A questo punto bastano pochi secoli perché una civiltà si armi di quegli strumenti che rendono impari lo scontro con le antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori.

Perché oggi, ancora più che nel 1997, ha senso leggere Armi, acciaio e malattie? Studiare la storia degli ultimi 13.000 anni della nostra specie e le sue cause profonde può aiutarci a comprendere come siamo arrivati alla situazione presente, e forse ad intravedere alternative all’attuale Realismo Capitalista. Interessante anche notare come le zoonosi, malattie spesso originate negli allevamenti intensivi, propri di società dedite all’allevamento e sconosciuti alle bande di cacciatori-raccoglitori, abbiano plasmato in passato e continuino a plasmare il destino della specie umana.

Se giustizia sociale e climatica, scontri tra grandi potenze ed epidemie saranno i temi caldi del 2021, il libro di Diamond sembra essere la lettura migliore per iniziare l’anno.

2. Un sacchetto di biglie, di Joseph Joffo

di Silvia Leuzzi

Joseph Joffo un sacchetto di biglie
Un fotogramma del film Un sacchetto di biglie, diretto da Christian Duguay nel 2017

Un sacchetto di biglie è un vecchio libro del secolo scorso, scritto da Joseph Joffo nel 1973, capitatomi tra le mani, mentre passeggiavo tra le bancarelle di un mercatino.

Sono stata incuriosita dal titolo, che parlava di biglie, gioco d’altri tempi, e dall’immagine un po’ sbiadita della copertina: due ragazzini con i pantaloncini corti e la faccia da monelli, che giocano a biglie, su uno sfondo di macerie e polvere.

Joffo, di professione parrucchiere, come suo padre e i suoi fratelli, con la passione per la letteratura, ha avuto l’originalità di raccontare la sua storia di bambino ebreo in fuga da una Parigi, occupata dai nazisti, incarnando quel sé bambino nella sua prosa, quasi dimenticando il sé adulto, per rivivere quel tempo ormai perso nei ricordi e consegnarlo al futuro.

Negli anni ’40 del secolo scorso un sacchetto di biglie era un tesoro e con una sacca di vestiti e pochi soldi, affrontando le difficoltà con la semplicità dei bambini, ci si poteva anche salvare la vita e raccontarla a noi che abbiamo avuto tutto e non possediamo niente, neanche un sacchetto di biglie, con gioia.

Vi sbagliate se credete che sia una storia triste, perché i bambini hanno risorse infinite e hanno il dono dello stupore e della semplicità, che si perde in età adulta, che dona al libro leggerezza e il piacere di leggerlo fino all’ultima riga.

È importante leggere Un sacchetto di biglie al giorno d’oggi, che a vanvera si parla di coprifuoco, di privazione della libertà, per non dimenticare quali sono i veri valori, che a tratti abbiamo smarrito, persi dietro desideri imposti, da chi del nostro vuoto desiderio si è arricchito e si arricchisce tuttora.

3. La Celestina, di Fernando de Rojas

di Rebecca Restante

Cosa leggere nel 2021: La Celestina Fernando de Rojas

Il baccellier Fernando de Rojas ritrovò un elegante manoscritto, tanto interessante da decidere di farne un proseguo. Lo compose in quindici giorni di vacanza (senza mai tralasciare i suoi studi principali!) e racchiuse lo scritto dell’antico autore in un solo atto iniziale.

Questa è la genesi de La Celestina, capolavoro spagnolo, oggetto di svariati studi critici.

Il più antico codice rinvenuto risale al 1499 (Burgos, Spagna) e tratta la storia di due innamorati, Calisto e Melibea: una tragicomedia.

Un giorno, inseguendo un suo falcone, il nobile Calisto entrò nel giardino della bella Melibea e vedendola se ne innamorò; al dichiararsi, lei si negò, gettandolo in preda ai sospiri e alla disperazione per le pene d’amore.

Una volta rientrato a casa, si confidò con il suo servo Sempronio che astutamente gli consigliò di chiamare Celestina, la fattucchiera della città. Quest’ultima era specializzata in mille mestieri: una professionista negli affari d’amore, nonché nella truffa; così Sempronio e la mezzana, uniti dalla loro bassa condizione sociale, si accordarono per ricavare denaro dal caso.

Calisto accettò il consiglio e incontrò la vecchia donna, malgrado l’avvertimento dell’altro suo servo Parmeno. Tuttavia anch’egli fu poi corrotto tramite promessa di appagamento carnale.

Stesso appagamento trovò, infine, Calisto tra le braccia di Melibea: effetto farfalla che si concluderà con un’ecatombe.

Difatti la maggior parte dei personaggi morì cadendo, secondo il proverbio: “Chi sale più in alto di quanto deve, cade più in basso di quanto crede”. Una morale apparentemente intrisa di dettami religiosi, secondo i quali chi pecca, subisce punizioni. Tuttavia l’intenzione dell’autore era meno immediata, principalmente perchè era un probabile converso, teso a denunciare l’ipocrisia della sua epoca e a fotografare la situazione sociale, come la corruzione del clero; poi in quanto voleva rappresentare una “ruota della fortuna” medievale.

Inoltre la lettura appare dinamica, strutturata com’è a mo’ di opera teatrale, con dialoghi tra il colloquiale e l’aulico, con citazioni tra il proverbiale e il filosofico; nonché interattiva come dimostra l’acronimo iniziale da ricostruire.

Perchè consigliare quest’opera per il 2021? Per ricordare che ciò che appare vetusto e anacronistico, sfogliandolo potrà risultare intenso e divertente. La meraviglia provoca azione anche da seduti!

4. La luna e i falò, di Cesare Pavese

di Andrea Poletto

Cesare Pavese, La luna e i falò

Nuto, che non se n’era mai andato veramente, voleva ancora capire il mondo, cambiare le cose, rompere le stagioni. O forse no, credeva sempre nella luna. Ma io, che non credevo nella luna, sapevo che tutto sommato soltanto le stagioni contano, e le stagioni sono quelle che ti hanno fatto le ossa, che hai mangiato quand’eri ragazzo.

Qualche tempo fa stavo leggendo Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg per un esame universitario e al di là di averlo trovato stupendo ero rimasto colpito da una descrizione che l’autrice fa del suo amico Cesare Pavese:

Aveva sempre, nei rapporti con i suoi amici, un fondo ironico, e usava, noi suoi amici, commentarci e conoscerci con ironia; e questa ironia, che era forse tra le cose più belle che aveva, non sapeva mai portarla nelle cose che più gli stavano a cuore, non nei suoi rapporti con le donne di cui s’innamorava, e non nei suoi libri: la portava soltanto nell’amicizia, perché l’amicizia era, in lui, un sentimento naturale e in qualche modo sbadato. Nell’amore, e anche nello scrivere, si buttava con tale stato d’animo di febbre e di calcolo, da non saperne mai ridere, e da non essere mai per intero se stesso.

Mi è sembrata una descrizione bellissima e mi ha fatto venire voglia di leggere qualcosa di Pavese, autore che non avevo mai approcciato. Così ho deciso di ascoltare La luna e i falò, sì ascoltare, perché sono una di quelle persone disgustose che adora ascoltare gli audiolibri in auto o quando fa i mestieri di casa, insozzando scrittori blasonati con sgrassatori al limone verde.

Aveva ragione la Ginzburg, non c’è un filo di ironia nella La luna e i falò, non un momento ironico o una strizzatina d’occhio dell’autore. Ma quanta poesia.

Ci sono stati momenti in cui avrei potuto disegnare quello che sentivo; potevo vedere la riva del Belbo, i vigneti e il vestito a fiori della ragazza, scoloriti, come negli occhi della memoria di Anguilla, il narratore.

Non conosco le Langhe, né le zone dove il libro è ambientato, eppure il posto che queste hanno nella mente del protagonista è lo stesso che altri paesaggi e altri dettagli hanno nella mente di ognuno di noi: lo ripescano e lo riportano a galla, insieme alle nostre lune e ai nostri falò.

5. Libro d’Ombra, di Jun’ichiro Tanizaki

di Gabriele Stilli

Cosa leggere nel 2021? Kusakabe Kimbei, Due donne giapponesi mentre prendono il tè, 1890-1900, particolare
Kusakabe Kimbei, Due donne giapponesi mentre prendono il tè, 1890-1900, particolare

Nascondersi per svelare, mostrare senza apparire; il nero dei mobili, l’oscurità degli spazi, i chiaroscuri dei paraventi in carta di riso. Pochi popoli hanno dato valore all’ombra come i giapponesi. Per gli europei l’ombra è sempre stata il territorio dell’ignoto, dell’inquietudine; per i giapponesi, invece, l’ombra, al contrario, avvolge con la sua protezione; è l’invisibile che dà forma al visibile, l’assenza da cui nasce la presenza.

Negli anni trenta lo scrittore Junichiro Tanizaki vi scrisse un libretto, il Libro d’ombra, svelando come l’oscurità permei il mondo giapponese, le sue arti, la sua cultura. È uno di quei libri carichi di ciò che dovremmo tenerci stretto, in epoche come la nostra: una scrittura precisa e come la trama di un tessuto, di quei tessuti grezzi, non leziosi ma belli più di un ricamo; un’attenzione alle cose, ai dettagli, agli oggetti più minuti. Alle piccole sensazioni che nascono da un chiaroscuro, da un colore, dalla forma di un oggetto.

La materia, in Tanizaki, è accarezzata con una levità peculiare, che si trova in altri scrittori giapponesi come Inoue Yasushi o Kuki Shuzo, ma anche, inaspettatamente, negli scritti dei designer della scuola milanese (i famosi Munari, Sottsass, Enzo Mari): la consapevolezza che in ogni prodotto umano vi sia dell’ingegno, vi sia il cuore e il sangue di una persona. Tanizaki restringe il campo all’ombra, all’oscurità, ma ogni pagina è permeata di riflessione sulla cultura materiale del suo popolo, su come le gli oggetti riverberino qualcosa del nostro animo. Invece di contrapporsi, materia e spirito si confondono, si uniscono nel suo narrare i mezzi toni, i colori spenti, il mondo indefinito.

E in un’epoca che facciamo fatica a capire, in un mondo, se vogliamo, oscuro, bizzarro, ecco che forse possiamo portarci dietro l’idea di questo libretto: ciò che a noi sembra meno affascinante, dall’altra parte del mondo, o in un’altra epoca, ha creato una vera e propria cultura, un modo di amarlo, di ammirarlo. E sapere che il mondo, visto da altri occhi, visto da lontano, può mostrare una seconda pelle, un volto nascosto, può tornarci utile per vivere questi tempi strani e tumultuosi.

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Redazione

Amiamo la letteratura, la poesia e l'arte. Ma da centocinquant'anni i poeti circolano senza aureola, e quanto alla letteratura, dicono che non si senta troppo bene. Sarà vero? Intanto, prepariamo ironicamente le nostre esequie per un'arte ancora lungi dall'essere morta...