Ho dovuto imparare a scalare le montagne della vita e a cercare l’amore dove amore non c’era. Nell’illusione di averlo trovato, o meglio, nel tentativo di rammendare il buco dell’assenza della famiglia di origine, mi aggrappai…
Rieccoci a parlare di Nicola Viceconti, istrionico e vulcanico scrittore, e del suo ultimo libro, uscito a maggio e presentato alla XXX ed. del Salone internazionale di Torino: Cartoni… animati e altri racconti, edito da CSA editrice di Castellana Grotte (BA), che ha vinto il Terzo Posto Assoluto al premio letterario nazionale La Penna Perfetta edizione 2016/17.
Laureato in sociologia e in scienze delle comunicazioni, Nicola presenta uno stile narrativo scorrevole e avvincente. Devo dire di aver avuto la fortuna di leggere tutte le opere scritte finora da quest’autore. Ciò mi ha consentito di farmi un’idea ampia del suo percorso di scrittore, nel quale crede fermamente, ma non per mera vanità, ma per fare cultura e informazione.
I libri di Nicola sono densi di significati, le storie che racconta, spesso in prima persona, hanno il potere di non avere mai un tempo di narrazione preciso. Spaziano tra il presente e il passato, tra il sogno e la realtà, e in questa relatività temporale si stagliano i personaggi e le loro storie.
In questo testo, più breve rispetto ai precedenti, emerge un altro Viceconti, non solo narratore meticoloso, ricercatore di una parola nella quale la verità del messaggio sia più forte della musicalità, ma anche poeta senza versi, lasciando la penna libera di perdersi nell’infinito.
“Cambi aria, cara Clara, faccia un bel viaggio. Vedrà che le farà bene!” suggerisce il dottore a Clara, la protagonista del racconto Magia, una professionista seria e scrupolosa, nella quale ho trovato analogie con l’autore e la sua ricerca letteraria.
Come nella vita, così nella scrittura, bisogna viaggiare fra mille e mille autori, superare fiumi d’inchiostro, che ci hanno preceduto, senza smarrire la sola via maestra: la verità.
Non conoscevo nulla dell’Argentina ma la scelta fu dettata dalla curiosità per la posizione geografica di quella terra sterminata, l’ultima a sud, dove il mare confina con le stelle
Tutti i racconti narrano brandelli di vite quotidiane, nelle quali si riflette una parte dei nostri vissuti.
Su tutti i personaggi grava un occhio amoroso, che è quello dell’autore che narra, incarnando uomini o donne, smaterializzando se stesso dentro i personaggi.
Nove racconti per nove ritratti di personaggi simbolici, dai contorni sfumati come Antoine di Bohémien … era la nostra bella età, pittore maledetto, tipico personaggio di un’epoca passata, caratterizzata dall’assenzio e dal sigaro, che sono solo simboli, riflessi di specchi, un pretesto per parlare della condizione dell’Arte e degli artisti al giorno d’oggi.
Particolarissimo è il racconto che prende il titolo da un pezzo del gruppo heavy metal AC/DC: Hells Bells. Tra il comico e l’onirico racconta di un gruppo di vecchi metallari anni ottanta, provenienti da Milano, per dare l’estremo saluto al loro amico Rocco Russo, batterista del gruppo. Confusi dai nomi quasi identici di due paesi: Castelluccio dei Sauri in Puglia, provincia di Foggia, e Castelluccio Superiore in Basilicata, provincia di Potenza, piombano nel bel mezzo del funerale sbagliato e sull’equivoco gioca Viceconti, con la sua abilità descrittiva. Il defunto è un certo Filippo Russo orologiaio, persona seria e integerrima, del quale giammai si sarebbe potuto pensare che frequentasse persone di quel genere o comunque ascoltasse l’hard rock. A raccontare l’accaduto è Francesco un amico d’infanzia di Filippo, che rimane stupito al punto da fare una considerazione che mi ha colpito:
È proprio vero che quando uno muore si porta dietro segreti nella tomba, pensai. Ognuno di noi custodisce cose mai dette o interrogativi che, nel migliore dei casi, restano risolti a metà…
La tragicomica evoluzione degli eventi è davvero un colpo di genio, che non posso svelarvi, in cui Nicola passa dalla forma diaristica, alla narrazione pura, per poi arrivare alla cronaca giornalistica. Il funerale, anzi i funerali, sono un mezzo per entrare nel tessuto sociale dei piccoli paesi del Sud Italia e scoprire quanto e come si sono evoluti culturalmente.
Cartoni…animati, il racconto che dà il titolo a tutto il libro, è quello in cui Nicola ha trattato il tema della crisi economica e delle sue devastanti conseguenze.
Il sociologo che convive con il poeta, in questo racconto si fondono e diventano la voce narrante di una storia commovente.
Un’impiegata che in un giorno qualunque, recandosi in ufficio, è costretta a cambiare marciapiede perché, quello dove passa abitualmente, è chiuso per lavori. La città, in cui è ambientato il racconto, è Roma, e precisamente l’uscita della metropolitana a Piazza S. Giovanni. È proprio vicino alla metro, che la donna si trova davanti “un uomo dell’età di mio padre, sporco, vestito malamente, scalzo, con i capelli e la barba incolta”.
È Giuliano, che rappresenta il prototipo del barbone, tristemente noto a tutti noi, personaggio scomodo, maleodorante e solitario, da cui spesso ci si tiene lontani. La nostra protagonista è colpita da questo fagotto puzzolente; vi ha visto un essere umano, per questo lo ascolta e gli rivolge la parola, sorprendendolo.
Non sarà facile per la nostra impiegata riuscire a entrare in confidenza con l’uomo, sfiduciato dalla società. La caparbietà della donna sarà poi premiata, perché Giuliano le racconterà la sua storia, che è identica a molti dei senzatetto, abbrutiti, afflosciati come sacchi dei rifiuti lungo muri luridi, vicino alle stazioni dei treni e del metrò delle grandi città: uno spettacolo davvero deprimente.
Giuliano ha una risorsa, è l’Arte, la pittura. Non dipinge tele di pregio ma cartoni, i suoi cartoni… animati, che tanto riparo nelle notti d’inverno gli hanno assicurato e che ora fanno parte di una bella mostra esposta lungo un muro di un grande magazzino.
Pur essendo ammirati da tutti, un bel giorno arrivano i vigili urbani con un ordine di sequestro.
Potrebbe essere la discesa definitiva verso l’inferno, invece diventerà il trampolino di lancio per una nuova vita, grazie all’aiuto dell’impiegata e di una sua amica psicanalista.
Questo racconto è una splendida metafora, tutti i personaggi rappresentano la società di oggi: sempre in bilico sul precipizio, con grandi situazioni di povertà, depressione e solitudine. Il sociologo scandaglia le problematiche e i comportamenti umani; il poeta, che guarda oltre, ci regala la luce, l’opportunità di un riscatto. E lo fa dimostrando il valore che hanno il dono dell’ascolto, della parola e dell’espressione artistica, capacità solo umane, le uniche che potranno salvarci.
In Dammi una cosa, l’occhio dello scrittore si sofferma con delicatezza su un altro grave problema sociale: la gestione dei genitori anziani, affetti da demenza senile. Le famiglie allargate, nelle quali bambini e anziani erano un valore aggiunto, non esistono più. Gli uni e gli altri, in assenza di servizi adeguati alla persona, diventano un peso, un problema.
Chiara, una donna impegnata in un lavoro competitivo e stressante, vive con il padre anziano, affetto da demenza senile. Il signor Luigi, questo è il suo nome, è tranquillo ma dimentica tutto, per questo Chiara si serve dell’aiuto di una badante.
Il problema si pone quando Stella, la badante chiamata in sostituzione di Dora, la titolare partita in vacanza per la Romania, telefona al mattino, per comunicare di non stare in salute. Chiara è nel panico, perché quel giorno non può assolutamente mancare dal lavoro. Telefona per chiedere aiuto a suo fratello, senza successo. Gli sovviene alla mente Giuseppe, l’inquilino del primo piano, infortunato e costretto a stare in casa. Chiara è cosciente di essere una bella donna e sa pure che Giuseppe l’adora e non le avrebbe detto di no.
Si rivelerà una giornata assurda per il povero amico, che ignaro di cosa fosse la demenza senile, aveva consentito a tenere quel vecchietto tanto simpatico.
Senza che vi tolga il piacere di scoprire in quale modo Viceconti si districa in questo labirinto tragico di verità, diciamo che chiunque abbia vissuto o viva una convivenza con una disabilità mentale di qualsiasi genere, trova in Chiara la sua immagine riflessa e in Giuseppe tutte le persone: amici, parenti, persone di buona volontà ma incapaci a gestire una gravità comportamentale.
È nota la capacità di Nicola Viceconti di farci calare dentro al problema, obbligandoci a vivere situazioni difficili, che tali non sarebbero se vi fossero servizi sociali adeguati e dignitosi.
La richiesta quasi infantile del signor Luigi alla figlia che, per il gioco delle parti, è madre: Me la dai una cosa? Rappresenta per me un guizzo di lirismo puro, dove l’amore e la disperazione si abbracciano.
Poi ci sono due racconti molto brevi ma ugualmente intensi, tutti dedicati all’Argentina.
Tango, bordello, compadritos, è una storia tutta argentina, con un compadritos, specie di malavitoso, che entra in un locale pieno di fumo, di puzzo d’alcool misto a sudore, dove il sesso e la morte si stringono la mano e poi ballano. Le origini del Tango sono i quartieri poveri e malfamati di Buenos Aires, dove l’amore e il dolore hanno solo una consonante e una vocale differente.
Il segreto di Alfonsina, è un omaggio alla grande poetessa Alfonsina Storni, morta suicida nel Mar de la Plata il 25 agosto del 1938, perché affetta da un cancro inguaribile.
Nicola ha immaginato gli ultimi istanti della vita di questa grande donna, raccontati da un osservatore lontano, che proprio perché tale non può che guardare, ammutolito e accettare la gravità della scelta. Chiunque ama Alfonsina, la sua lirica schietta, la sua vita retta, è come quell’osservatore lontano, che pensa e non capisce, ma pur con sgomento doloroso guarda il corpo della donna sparire tra le onde senza poter fare nulla, neppure urlare. Solo il vento porterà lontano i versi, consegnando l’autore all’immortalità.
Imprevedibile è il penultimo racconto Scacco alla regina. Tutto incentrato intorno a una battuta di caccia, che noi seguiamo con sospetto, non amando la caccia.
Sarà il finale divertente a sorprenderci, soprattutto perché inaspettato, completamente diverso dalle altre storie, quasi a spezzare per un attimo la tensione etico lirica prima del racconto finale.
La ragazzina di Homs è una commovente storia dei giorni nostri. La sensibilità dello scrittore non poteva rimanere indifferente al tema dei migranti, ma soprattutto dei bambini che arrivano soli e spaventati sulle nostre terre. Più che un racconto sembra un pezzo di diario, poche pagine rubate alla faticosa vita dei volontari delle numerose cooperative, che gestiscono l’emergenza profughi, di cui si sente parlare tanto ultimamente.
L’autore entra nel vivo del dramma e lo fa con garbo e sintesi. La sua volontà è sensibilizzare il lettore davanti a una tragedia, che ha sempre di più il sapore di una farsa per molti, che pontificano dalle comode poltrone di casa loro.
Nove racconti nei quali vengono analizzati con occhio poetico e non solo sociologico, tutti i grandi drammi della nostra vita attuale, Cartoni… Animati e altri racconti, con un’interessante scatto fotografico in copertina di Fabrizio Frioni, è davvero una chicca imperdibile, per chi ancora ama leggere un buon libro, che diverta, facendo informazione. È piccolo e maneggevole ma a forte impatto etico e lirico, che come ho già detto, non risulta pedante, perché la prosa del nostro buon Viceconti è suggestiva, avvincente e divertente.
Il libro Cartoni… Animati e altri racconti di Nicola Viceconti, può essere acquistato direttamente sul sito della casa editrice www.csaeditrice.it e ordinato presso tutte le librerie on-line (La Feltrinelli, Bol, IBS, Amazon etc). Inoltre, per il suo messaggio educativo, Cartoni… Animati e altri racconti è stato inserito nel catalogo dei libri scolastici dell’AIE (Associazione Italiana Editori) e può essere adottato come libro di narrativa dalle scuole interessate.