Exit di Daniela De Prato: i segreti e le loro proporzioni

Francesca Woodman

Giacomo Toscani, professione rappresentante farmaceutico, sposato con una figlia, uomo apparentemente scialbo, una vita agiata, improvvisamente scompare. Anna, sua moglie, chiede a Ofelia Horvath, sua vecchia amica e analista del marito, di aiutarla a rintracciarlo, prima della polizia. Nella vita di Ofelia tutti sembrano andarsene compresi i suoi pazienti. Inizia ad indagare mettendosi sulle tracce di Giacomo seguendo una pista che da Trieste porta nell’entroterra romagnolo. Incoraggiata dai consigli del nonno putativo Alcide, sostenuta dalle telefonate di Nicola, fidanzato a distanza, Ofelia deve fronteggiare una storia che mai avrebbe immaginato si celasse dietro all’espressione opaca di Giacomo. Una storia che la trasporta negli inferi dei propri buchi neri, che si ripresentano ogni notte al seguito di un’insonnia tenace. Nessuno è come sembra e quando credi di averlo conosciuto è il momento in cui decide di uscire dalla tua vita.

Exit, secondo romanzo di Daniela De Prato edito da Mincione Edizioni, si fonda su un’impostazione interessante: lasciare che sia la psicologia della protagonista a spiegare e gestire la vicenda. E quest’ultima funziona; prendendo le forme di un classico giallo, la trama si sfilaccia su più piani temporali pur non perdendo mai di vista il focus principale.

Quando la narrazione di un romanzo funziona bene (e questo fatto non è scontato), il lettore percepisce davanti a sé una linea guida che sembra tracciarsi nel segno delle parole, delle frasi e quindi dei periodi. Daniela De Prato riesce, con la sua scrittura, a lasciare un tratto netto per buona parte dell’opera, appropriandosi di una caratteristica imprescindibile: la freschezza.

Certo, ogni tanto l’aggettivazione risulta scomoda e alcuni periodi ridondanti, ma non si pretende la perfezione; nel complesso il tentativo di rendere moderno e colloquiale/basso lo stile (in apparenza, almeno, dato che l’autrice dimostra di saper scrivere bene e di possedere un’ottima cultura letteraria) si sposa appieno con una vicenda che si srotola col passare delle pagine.

Exit di Daniela de Prato

La sensazione è quella di riuscire ad osservare le parole mentre si creano e si accompagnano alle situazioni narrate. O, ancora, pare quasi che non ci sia un filtro tra il mondo della narratrice e quello del lettore. Le barriere scompaiono, lasciando spazio solo al puro racconto.

Oltre a questi dettagli più tecnici, mi sento di sottolineare un altro aspetto di Exit, ovvero la capacità di rendere l’impalpabile essenza dei segreti. Tutto sembra nascosto da una coltre fitta di cose taciute, non dette: i personaggi, ovviamente, ma anche i luoghi, i paesaggi, le azioni stesse. Edward Morgan Forster disse che il più grande inconveniente circa i segreti è la conseguente perdita del senso delle proporzioni che ne deriva.

Exit, in qualche modo, sembra avallare questo pensiero: la protagonista, in particolare, viene schiacciata dal peso delle ipotesi e delle verità celate nella soffitta dell’anima. Nel corso del racconto, le bugie incominciano ad assumere dimensioni mostruose, colossali; perdono le proporzioni. Anzi, fanno perdere le proporzioni della vicenda.

Exit è uno spunto di lettura davvero intrigante. Proprio per questa ragione ho cercato di rivelare il meno possibile della trama, fermandomi a punti di forza forse più tecnici, ma che mi hanno convinto molto e che mi spingeranno a leggere lavori futuri di Daniela De Prato. Ringraziando Mincione Editore per la possibilità, vi invito a prendere visione sia del progetto all’interno del quale è inserita quest’opera (Non si giudica un libro dalla copertina), sia gli altri titoli della casa editrice.

 

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Daniela De Prato è nata a Udine dove lavora in ambito museale e collabora alla realizzazione di video-documentari con l’Associazione Officine Visive di Tolmezzo. Scrive sul periodico del Comitato Tina Modotti «Perimmagine». Con alcuni racconti brevi ha vinto il premio «Leggimontagna» e il «Maddaloni – Città degli Angeli». Nel 2010 ha pubblicato il suo primo romanzo Il sole negli occhi, Narrativa Tea. A ottobre 2015 pubblica Exit per Mincione Edizioni, inserito nel progetto “Non si giudica un libro dalla copertina”.

In copertina: Francesca Woodman, senza titolo

Mattia Lo Presti
Mattia Lo Presti

Cercatore d’Essere; Ignobile scrittore di poesie; Fanatico lettore onnivoro. Sono nato a Como nel 1993. Mi sono diplomato al Liceo Classico A. Volta lottando principalmente contro la pigrizia e la matematica. Dimenticavo: sono recidivo. Per questo, forse, mi sono laureato in Lettere Moderne (indirizzo filologico-letterario) presso l’università degli studi di Pavia. Ora vivo a Barcellona.