Chiara Carminati poesie

Chiara Carminati e le sue poesie nelle tasche dei jeans

Ho trovato questo libro vagabondando con gli occhi sullo scaffale piccolo e buio, dedicato alla poesia, di una libreria della mia cittadina, dal titolo davvero curioso: Viaggia Verso – poesie nelle tasche dei jeans, di Chiara Carminati, per Bompiani, che nel 2022 è stato ripubblicato in quinta edizione.

Non conoscevo l’autrice ma sono rimasta piacevolmente incuriosita dalla copertina, disegnata da Pia Valentinis, un fondo bianco, schizzato da un rosa tramonto con in mezzo una cupola di pioggia e lampi, dentro cui si trova una donna che cerca di uscire, fuori un uomo sotto un ombrello le tende una mano.

Una bellissima immagine che all’interno accompagna la poesia Tu eri dentro, io ero fuori:

Io avevo denti, tu avevo pane
tu eri sazio, io avevo fame.
Io avevo l’acqua, tu avevi fiori
tu avevi carta, e io i colori.
Io avevo vento, e tu tempesta
tu avevi gambe, io avevo testa.
Tu avevi chiave, ma cosa importa.

Tu avevi chiave, io niente porta.

Pia Valentinis, illustratrice di chiara fama, nata a Udine nel 1965 come Carminati, vive e lavora a Cagliari, arricchisce con i suoi disegni schizzati a matita molte poesie del libro, creando un affascinante intreccio tra l’immagine e la parola, che accattivano l’occhio del lettore. Appena preso in mano il libro, ho avuto un brivido d’eccitazione, che solo la poesia sa donare. L’empatia suscitata dai versi di Carminati è stata immediata. È una poesia scarna, che assomiglia più a una filastrocca, con versi apparentemente molto semplici, infantili, con i quali Chiara Carminati ci rappresenta l’essenza e la sostanza dell’incomunicabilità tra l’Io e il Tu, che è il tema portante dei nostri giorni individualisti e materialisti.

Chiara Carminati Pia Valentinis 3

Perché odio la poesia
Odio la poesia
perché è un insieme
di rime sceme.

La odio quando spreme
il succo alle stagioni
il sangue agli ideali
i nomi alle emozioni.

La poesia del genere
che spegne le parole
in cuori di posacenere.

Odio la poesia
che mi indica col dito
perché sono lo stupido
che non ha capito.

Giocare con il paradosso è ormai di uso comune e la nostra autrice gioca con la parola “odio” e con il verbo odiare, che hanno un suono sgradevole, termini pieni della rabbia che esprimono. È il nostro tempo, fatto di guerre grandi e piccole, di suoni sgraziati, di odori nauseabondi, di sentimenti mercificati e aspettative irrealizzabili. Di tutto questo si fa portavoce la poesia, che ha perso i suoni e i colori di un tempo ed è nuda, indica con il dito e accusa l’odio e la rabbia, con l’insana smania di non fermarsi e andare al di là della banalità.

La poesia mette il dito nelle piaghe, che la vita dona generosamente. La voce del poeta ha sempre un suono che stride, che confonde, che graffia e carezza, perché la poesia si nutre di emozioni, di ideali, sugge come un’ape il nettare della vita e necessita di un lettore con profondità d’anima e semplicità di cuore, che si lasci stregare dalla magia e dal suono delle parole.

Dove Abiti?

Io abito il sorriso
che il mondo non ricambia
abito una samba
e queste belle sillabe
che sono la mia lingua
lingua che si impasta
lingua imbastardita
lingua che non basta
una lingua sola, sai
non basta
mai.

«Io abito il sorriso…»: che verso superbo, necessario a tutti noi, così accidiosi, preoccupati, chiusi nelle nostre paure, che in questi giorni hanno forme giganti e spaventose. Noi che temiamo qualsiasi diversità, guardando con sospetto le altre culture, timorosi di perdere un’identità storica e culturale, che in realtà abbiamo già perduto da tanto tempo. Questo vuoto, che è palpabile, si cerca di camuffarlo con la menzogna, che è livida e piena di rancore.

Chiara Carminati Pia Valentinis 2È la pochezza di sentimenti, l’arroganza e la paura ad alimentare questa strisciante solitudine, carica di dolore e dell’invidia che ci circonda, che leggiamo sui volti tesi. Questo e molto altro ci ha fatto perdere il piacere di sorridere, di accogliere, di integrare. Tanti significati assumono le poesie, quella è la loro ricchezza e la loro particolarità. In questo gioco di lingue di biblica memoria vedo il poeta che ci spinge a vedere oltre, perché una lingua sola non basta mai.

Facebook

Mi hai chiesto l’amicizia
ma tu l’hai sempre avuta
dai tempi dell’asilo
amici a crepapelle.

Mi mandi le tue foto
ma posso farne a meno:
appena chiudo gli occhi
mi corri sulle palpebre.

Tu posti i tuoi pensieri
io ho vivo nelle orecchie
il suono dei segreti
che hai detto solo a me

E non so dove
cliccare
per dire
“mi dispiace”

Cosa rappresentano i social network e la loro falsata definizione di amicizia, che snatura e avvilisce il sentimento nobile che porta con sé e in sé questa parola. La poesia è la voce del nostro malessere quotidiano, cui a volte non sappiamo dare un perché. È in quel “mi dispiace”, senza seguito, senza altre parole, che il poeta raccoglie tutto lo straniamento di una realtà senza senso.

Nickname

tu non mi vedi eppure
rivedi
pulsare sullo schermo
le lettere di un nome
il nome è tutto un mondo
è una finestra aperta
che canta la mia storia
lì dietro mi nascondo
e se indovini come
tu chiama e io
rispondo

La poesia di Carminati sembra quasi svuotare le parole, è scarna, essenziale, è un viaggio attraverso il presente, nel senso vero del termine, osservato e raccontato con disincantata leggerezza, come farebbero i bambini. È con le parole e i suoni sincopati che si rappresentano il vuoto, la solitudine, l’innaturale approccio con l’altro, un vuoto devastante soprattutto per i giovani e giovanissimi.

Chiara Carminati Pia Valentinis 5 e1713914532648

Scansie dell’ansia

Terza corsia a sinistra
subito dopo lo scaffale
di tisane e caffè
offerta speciale
sull’ansia fai-da-te

prendi uno e paghi tre.

L’ironia amara di Chiara Carminati si esalta con l’utilizzo di termini usati e abusati dalla pubblicità, dai quali siamo sollecitati nel nostro quotidiano nel rincorrere l’offerta migliore. Una provocazione che a tutta prima potrebbe irritare il lettore, deludendo le sue aspettative.

La poesia è provocazione e scandalo anche se abilmente ci strappa un sorriso. In quel ridere la poetessa ci sbatte in faccia la nostra misera ansia quotidiana e lo fa con simboli e parole abusate dalla pubblicità. Che siano merce, sentimenti o stati d’animo poco importa, se lo scopo è vendere, produrre, correre, non pensare, educare all’acquiescenza di subire volontà imposte che crediamo di scegliere. In questo non-senso, in questa ricerca tra scaffali di merce vuota, l’ansia, come un vento burrascoso tra le gole della nostra Roncisvalle, imperversa furente con il suo sibilo inquietante.

Ho spaccato le parole

Ho spaccato le parole con l’accetta
ho passato le mie virgole al setaccio
ho spezzato i germogli dell’orgoglio
ho spazzato gli spuntoni dei ricordi
ho ridotto in trucioli le accuse
ho tradotto gli insulti in segatura
ma ogni volta che parliamo tu mi inchiodi
e io mostro del mio legno solo i nodi

«Quando finisce un amore», cantava Riccardo Cocciante con quella sua voce rauca e la musica avvolgente e languida, completamente diversa dalla nostra poeta in Ho spaccato le parole. Qui l’amore è battuto con rabbia da un martello di anafore di un verbo avere che non possiede niente, che soffre ma non molla. Il martello a disposizione della poesia sono la parola, la punteggiatura e quel richiamo metonimico alla croce e ai chiodi che nei sentimenti amorosi sono i muri di dolore, contro i quali s’infrangono le migliori intenzioni.

Chiara Carminati Pia Valentinis 4

Un amore

Con te vorrei
un amore
non scontato
al naturale senza
data di scadenza
un amore sempre
di stagione, a lunga
conversazione.

Parlare d’amore senza essere scontati, senza scivolare nell’appiccicaticcio, cogliendo l’essenza di un rapporto amoroso, visto al femminile: basta sostituire l’articolo da determinativo a indeterminativo. Un amore raccontato al giorno d’oggi, snaturato nella sua essenza, non può la poesia cantarlo usando parole piene di miele senza sapore. È quell’indeterminazione che distanzia l’immagine da sé, la scarnifica, il resto lo fa l’ironia e il linguaggio d’uso quotidiano a catapultare la poesia di Chiara tra gli scaffali del supermercato, fruibile e comprensibile a tutti.

Ci salutiamo con i versi della poesia che ha dato il titolo al libro. È un inno alla vita, alla gioia di affrontare l’ignoto, il dubbio, l’attimo che fugge, l’alito e il sale del dolore, con quel coraggio che il nostro robotizzato cervello sta perdendo. È una voce coraggiosa quella di Chiara, una voce di speranza che si sta levando da tutte le intelligenze ancora umane rimaste in giro.

Viaggia verso

Viaggia, viaggia verso
verso dove non ha molta importanza
conta il tempo, il passo, la distanza.

Viaggia verso
viaggia con buon senso e direzione
anche se ignori la tua meta.
Il viaggio è un essere intenzione
il viaggio è un’arte da poeta.

Viaggia, viaggia verso
qualche sciocco che non avrà risposta
di sicuro dirà che ti sei perso
ma il dubbio porta avanti, e il certo resta
così continua il viaggio
e viaggia verso.

 

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Chiara Carminati è nata nel 1971 a Udine, dove vive attualmente. È laureata in Lettere Moderne e si è specializzata in Francia in analisi del testo. Ha pubblicato numerosi libri di storie per bambini, poesie e testi teatrali; è anche un’ottima traduttrice. Si occupa di divulgazione e di nuova didattica, conducendo corsi di aggiornamento per insegnanti.

Collabora con le scuole e le biblioteche per progetti di laboratori per bambini e adulti. Ha pubblicato per Rizzoli, Bompiani numerosi libri di poesia e di storie per ragazzi. Ha all’attivo tantissimi premi letterari, tra i quali il Premio Andersen nel 2012, il premio Strega per Ragazze e Ragazzi nel 2016 e con Viaggia Verso – poesie nelle tasche dei jeans ha vinto ex-aequo il primo premio “Pierluigi Cappello”.

Per chi volesse approfondire la conoscenza di Chiara Carminati e Pia Valentinis, vi consiglio di visitare i loro sito: Parole Matte e Piavalentinis.com.

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